Delitti in corsia, sequestrate altre ottanta cartelle cliniche

Venerdì 2 Dicembre 2016
Delitti in corsia, sequestrate altre ottanta cartelle cliniche
Ottanta cartelle cliniche. Alcune firmate di suo pugno dal dottor Leonardo Cazzaniga, altre nelle quali lo specialista in anestesia figura tra i medici che hanno assistito i malati moribondi. Sono i casi di morti sospette su tavolo degli investigatori, che hanno esamina to tutta la documentazione sequestrata tre giorni fa all'ospedale di Saronno. E potrebbero essere altrettanti omicidi riconducibili al Dottor Morte, accusato di quattro interventi letali in pronto soccorso. Oltre che di aver aiutato la sua amante Laura Taroni a eliminare il marito Massimo Guerra con una cura da cavallo per un diabete inesistente.
Da alcuni giorni l'ingresso del pronto soccorso, fino alla scorsa settimana dominio assoluto di Cazzaniga, è insolitamente tranquillo. «Certo, dopo gli arresti le accettazioni sono dimezzate. La gente si tiene alla larga», racconta un infermiere. Molti invece vanno dai carabinieri a denunciare decessi sospetti di congiunti che potrebbero essere stati trattati con il «protocollo Cazzaniga». Il problema, spiega il procuratore capo di Busto Arsizio Gianluigi Fontana, «è l'identificazione del nesso causale tra la somministrazione di farmaci e la morte dei pazienti, accertato con elevato grado di probabilità solo in quattro casi proprio perché il metodo veniva utilizzato su persone che avevano patologie gravissime». Ciò che ha incastrato l'anestesista con delirio di onnipotenza sono stati i referti con la quantità e la qualità di farmaci somministrati alle vittime. Posologie che in alcuni casi erano cinque volte maggiori della norma e che gli stessi medici della commissione della Procura hanno definito eccessive.
«Appare anomalo il sovradosaggio di tutti i farmaci somministrati in pronto soccorso» rispetto al peso o all'età del paziente. Dosi di morfina «oltre dieci volte superiori nel trattamento del dolore moderato e severo» - si legge nella relazione conclusiva dei periti nominati dalla Procura - mischiate al «doppio di dosi consigliate per anestesia generale» di midazolam e a quantità «cinque volte superiori rispetto al bolo iniziale consigliato nelle sedazioni periprocedurali». In reparto il dottore era una figura controversa. Chi lavorava con lui lo descrive così: «Volgare nell'eloquio e aggressivo. Rivolgeva minacce verbali a medici e infermieri. Era sempre sopra le righe e bizzarro». Racconta un primario: «Ha un carattere polemico, ma essendo raramente in reparto abbiamo sempre avuto poco a che fare con lui. Quanto a lei, era noto a tutti che non stesse bene per problemi neurologici, aveva avuto addirittura crisi epilettiche in reparto. Era spesso in malattia, a quel che so presto sarebbe rimasta a casa definitivamente».
Cazzaniga però era il signore incontrastato dei casi di emergenza e al pronto soccorso veniva considerato un luminare. Fino a quando la procedura di eliminazione di pazienti inermi ha il sopravvento su di lui. L'11 aprile 2013 L'infermiera Clelia Leto, dalla cui denuncia è partita l'inchiesta, scrive una lettera ai vertici dell'ospedale: «Il dott. Cazzaniga ha minacciato, anche in presenza di pazienti lucidi e collaborativi, di applicare il suo protocollo nei confronti di malati che secondo il suo giudizio non debbano godere delle cure primarie». Alla stessa scena assiste il collega Iliescu Radu: «Dopo circa 15-20 minuti il paziente è peggiorato ed è entrato in coma. Alla domanda come mai il dottore avesse somministrato quella terapia, mi è stato detto che non potevo capire, che si trattava di una scelta etica della medicina». Da tempo i due amanti erano a caccia del delatore che ha fatto scattare le indagini. «Mi piacerebbe sapere chi ha detto una roba del genere ma lo scopriremo, non c'è problema...», dice il medico all'infermiera in una telefonata dell'8 giugno 2015. E' assetato di vendetta e due giorni dopo promette: «Noi accuseremo brutalmente, chi ha fatto una cosa del genere la pagherà dura. Molto pesantemente». Oggi Leonardo Cazzaniga comparirà davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia. Ha un avvocato d'ufficio, non ha ritenuto necessario nominarne uno di fiducia: «Mi difendo benissimo da solo». Verrà ascoltata anche Laura Taroni, ed è in ansia: «Sono preoccupata per i miei figli». Gli stessi ai quali per anni ha somministrato farmaci, tra cui ansiolitici. In combinazioni così pesanti che il bambino di undici anni era distrutto dalla stanchezza e la pregava: «Non darmi le gocce, non riesco ad alzarmi da letto». Il ministro Beatrice Lorenzin ha commentato con durezza la vicenda: «Sono sconvolta, il caso è fuori da ogni immaginazione».
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