Dazi e contributi alla Nato scontro Mattarella-Trump

Giovedì 17 Ottobre 2019
LA VISITA
NEW YORK Accolto con amicizia, riconosciuto come «un uomo molto influente e un grande alleato», Sergio Mattarella ha dovuto comunque navigare acque turbolente ieri alla Casa Bianca. Nella sua seconda visita ufficiale a Washington da presidente, Mattarella si è trovato al fianco di un Donald Trump innervosito dalle procedure di impeachment in corso alla Camera e deciso a utilizzare la visita dell'alleato per tenere banco.
I due capi di Stato si sono scambiati cordialità, ma è stato chiaro che «l'ottima conversazione», come Trump ha definito l'incontro nello Studio Ovale, non ha risolto tutti i motivi di tensione. Nella conferenza stampa finale, Trump è rimasto sul vago sul tema che stava più a cuore al nostro Paese, e cioé la questione dei dazi punitivi seguenti alla decisione dell'Organizzazione Mondiale del Commercio sui contributi dell'Europa al consorzio Airbus. Mattarella ha proposto di «trovare un punto di incontro», ha ricordato che «le tensioni commerciali non giovano a nessuno» e ha espresso il timore che quando arriverà la sentenza dell'Omc sulla Boeing americana, si entrerà in «una spirale ritorsiva».
L'ESPOSIZIONE
Trump è sembrato riconoscere che l'Italia può aver avuto un ruolo minore nel sostegno dell'Airbus, e ha concesso: «Non vogliamo essere duri con l'Italia, vedremo di affrontare l'argomento». Ma poi si è lasciato andare a una lunga esposizione di quanto invece lui creda nei dazi come strumento di giustizia e come ci sia «uno squilibrio fra Unione Europea e Stati Uniti», e ci sia anche un surplus commerciale dell'Italia nei confronti degli Usa. E' anche tornato a lamentare il fatto che il nostro Paese non sia arrivato a contribuire alla Nato con il 2% del pil, ma si sia fermato all'1% anche se ha ringraziato l'Italia per l'acquisto degli aerei F-35. Critica contro la quale, con dignitosa fermezza, il capo dello Stato ha risposto ricordando come il nostro Paese sia però al secondo posto dopo gli Usa quanto a contributi di altro genere, ad esempio l'invio di soldati in missioni, incluse quelle di lotta contro il terrorismo. Il Presidente ha ribadito che l'Italia sul sistema 5G è attenta alla sicurezza nazionale.
La visita di Mattarella a Washington includeva ieri sera anche un ricevimento alla Casa Bianca, al quale Trump ha invitato i vip della comunità italo-americana, della cui amicizia e alleanza si è detto «grato». Nell'apertura della conferenza stampa il presidente Mattarella a sua volta ha esposto i motivi per cui l'Italia vede negli Usa «un alleato fondamentale», con cui «condivide i valori della libertà», un commento che poteva anche sembrare un monito umanitario al presidente Trump in un momento in cui stava dichiarando il suo disinteresse per la guerra in Siria e il destino dei curdi.
Sul tema della Turchia è stato evidente che i due presidenti si trovavano su posizioni diverse. Trump, che ha ricevuto critiche anche dal suo stesso partito per aver dato il via libera all'intervento turco in Siria, è sembrato intestardirsi nel sostenere che la sua era stata una decisione «strategicamente brillante», e che era giusto lasciare che «la Turchia e la Siria si facciano la loro guerra», e che anzi augurava «buona fortuna a Siria e Russia» nella lotta contro l'Isis. Dei curdi siriani, che sono morti a migliaia nella guerra contro l'Isis al fianco degli Usa, ha detto che «non sono degli angeli» e anzi ha abbracciato la teoria del presidente turco Erdogan secondo il quale sono simili al gruppo terrorista curdo turco Pkk.
Mattarella ha risposto al presidente degli Stati Uniti citando la saggezza di Aristotele e la sentenza «Amicus Plato, sed magis amica veritas», cioé «la Turchia ci è amica e alleata, ma questo non toglie che la verità sia importante: entrare in Siria è stato un grave errore, e l'unica soluzione adesso è che si ritiri». La verità è importante più delle alleanze, ha di fatto detto Mattarella a Trump, il quale, rispondendo a una domanda di un giornalista, aveva anche appena ammesso, pur «non conoscendo i dettagli» che il suo ministro della Giustizia William Barr «sta indagando sulle elezioni (del 2016)» e per questo è venuto a Roma, nell'ambito della sua ricerca di prove che dimostrino che c'erano state manovre improprie ai suoi danni.
Anna Guaita
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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