La manovra all'esame delle banche. Ieri il ministro Giovanni Tria ha illustrato il documento programmatico di bilancio ai vertici degli istituti italiani, riuniti a Milano per il comitato esecutivo dell' Abi. Non ci sono stati né voti né promozioni né bocciature. E nelle dichiarazioni di fine incontro, i banchieri sono andati coi piedi di piombo, anche per non innervosire di più il mercato. Fra loro c'è «un approccio diverso sull'analisi degli effetti», ha riassunto Luigi Abete (Bnl). Il presidente di Intesa Sp, Gian Maria Gros Pietro, ha però rassicurato: la manovra «non è una stangata» per le banche e «i correntisti stanno tranquillissimi», perché gli istituti «sono in una situazione molto rafforzata rispetto al passato». Il confronto è durato più di due ore. La presenza del ministro è stata letta dai banchieri non solo come un gesto di cortesia, ma anche di dialogo, da parte dell'esponente di un governo non tenero con il settore. Di certo gli istituti non hanno visto di buon occhio l'aumento della pressione fiscale, anche per i possibili riflessi sulla crescita che, ha ribadito pure Tria, è il cardine della manovra con più deficit.
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