Dalla colomba di Lady Gaga al total white di Jennifer Lopez A Capitol Hill parlano gli abiti

Giovedì 21 Gennaio 2021
L'INGRESSO
ROMA Arrivarono i Trump all'ingresso del Campidoglio e Melania piazzò tra le mani di una Michelle perplessa un pacco regalo Tiffany, brand che alloggia a pochi metri della Trump Tower. Un secolo fa.
Melania era bellissima, troppo perché le credessimo. In abito azzurro chiaramente ispirato a quello di Jackie. Lei sì, icona, influencer, inarrivabile touch of class assaporato a Capitol Hill.
Ieri, in basso alla scalinata d'ingresso, c'era una radiosa Kamala Harris in viola, abito di Sergio Hudson e Christopher John Rogers, stilisti afroamericani. Al suo fianco, il second gentlemen, Douglas Emhoff. Kamala, il vero grande traguardo di questa faticata elezione. Solida, asioamericana, procuratrice generale della California, da ieri prima donna vicepresidente degli Stati Uniti d'America. Il suo un giuramento professionale e determinato.
Lei e lui hanno accolto il nuovo Presidente Joe Biden e sua moglie Jill. Jill ci piace. Segnata da mille rughe intorno ad uno sguardo tagliato verso il basso. Malinconia e famiglia. Accoglienza e discrezione. A Melania ogni giorno il sopracciglio saliva, e saliva, e saliva. In azzurro la nostra Jill, siciliana d'origine. Che già abbiamo apprezzato in Dolce&Gabbana, i nostri signori di Sicilia. Ieri era in Markarian, una griffe newyorkese disegnata dalla giovane stilista Alexandra O'Neill.
I LOOK
I colori in America sono tutto. La poetessa Amanda Gorman, ventidue anni, Harvard e ambizione, era in giallo e rosso. Lady Gaga in bianco Givenchy, il cappotto, e poi in blu scuro e rosso, Schiaparelli Haute Couture l'abito con una colomba ingombrante sul petto, un segno di pace. JLo in total white Chanel. In spagnolo il suo urlo di libertà e giustizia per tutti. Michelle in rosso porpora, ancora di Sergio Hudson. E tante nuances di rosa e viola senza turbare o incantare.
Nevicava ieri... fiocchi leggeri in un clima non tirato a lucido. Niente aria di Vogue e salotti di Manhattan. Mancavano tutte le mastoplastiche additive che si aggiravano intorno a Trump nel suo 20 gennaio. Quella Manhattan che sembra abbia già voltato le spalle ad Ivanka&Co.
Con loro non ci fu una bocca cadente. Non un orlo scomposto. E così le stanze della Casa Bianca. E gli alberi di Natale. Melania maniaca. Dell'immagine. Non ha mai ceduto. Dall'azzurro del suo debutto ieri è passata ad un nero fondo. Indossava infatti alla partenza un capitale di oltre centomila euro (gioielli esclusi). Come fosse ad un funerale di Stato. Il loro. La veletta nera era quell'ombra che ha gettato suo marito: Torneremo, in qualche modo, è una promessa.
Adesso si trovano a Mar-a-Lago, in Florida. Nel frattempo, l'America ha seguito una cerimonia blindata. Low profile. Ex presidenti con il cappotto buono, ma senza esagerare, si sono accolti e sorrisi con gli occhi. Di più non si poteva. L'unico protagonista più ingombrante la Bibbia di famiglia dei Biden, centocinquant'anni di età. Sulle braccia di Jill, commossa mentre il suo Joe giurava.
Lei gli ha fatto festa. Niente popolo a riempire la capitale, solo militari dopo i fatti di Capitol Hill, sorrisi mascherati. Pandemia padrona. Severa. Che ha piegato il capo di Bush, Obama, Clinton presenti e dimessi. Una cerimonia quella dell'Inauguration Day, la più importante per le sorti del mondo, ci ha offerto ieri un quadro sinottico del Pianeta. Poche parole. Distanza. Senso di praticità che incalza. Lo spettacolo non può continuare, questa volta. Tutto il protocollo è stato rispettato. Compreso il passaggio al cimitero militare. Ma la festa è sospesa. E, all'America che ha affidato alla potente voce di Lady Gaga il suo inno, tutti in cuor nostro abbiamo chiesto di ripartire. Di' dunque, sventola ancora la nostra bandiera adorna di stelle sulla terra dei liberi e la patria dei coraggiosi?
Concita Borrelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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