Da Palazzo Chigi al Tesoro piace il rafforzamento del sistema-Italia

Mercoledì 19 Febbraio 2020
Da Palazzo Chigi al Tesoro piace il rafforzamento del sistema-Italia
IL RETROSCENA
ROMA Né il premier Giuseppe Conte né il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, hanno voluto commentare la mossa di Intesa San Paolo: «E' un'operazione in divenire, non consensuale, qualsiasi commento è prematuro», è il leitmotiv di Palazzo Chigi e del dicastero di Via XX Settembre. L'attenzione del governo per ora si appunta sulla questione occupazionale ed è ben accolta la promessa di Carlo Messina (che la notte scorsa ha avvertito Gualtieri dell'operazione) di assumere 2.500 giovani e di procedere a 5.000 uscite esclusivamente volontarie.
Eppure, nonostante il silenzio di Conte e Gualtieri, nel governo e in ambienti della maggioranza rosso-gialla l'Ops di Intesa è accolta con favore, in quanto ha una componente «nazionalista» di difesa del sistema bancario italiano da aggressioni potenziali provenienti dall'estero. Tanto più perché nella componente azionaria di Ubi Banca sono ormai presenti, in misura preponderante, fondi di investimento internazionali. Alcuni particolarmente aggressivi.
«Inoltre, dopo che Unicredit è di fatto caduta in mani straniere a guida francese», osserva una fonte accreditata, «la creazione di un colosso bancario italiano da 1,1 trilioni di risparmi, è la prima contromossa volta a creare una grande banca di sistema esclusivamente italiana non scalabile da Oltreconfine». E afferma il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli: «E' positiva la nascita di un grande campione di livello europeo nel settore bancario, se non porterà ripercussioni sul piano occupazionale».
La questione non è la difesa fine a se stessa dell'italianità nel grande risiko bancario. In gioco, come ha rilevato il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), c'è anche «la sicurezza nazionale». E questo perché il sistema creditizio è l'idraulica del sistema economico e produttivo. Tant'è che proprio domani il Copasir terrà la prima seduta dell'indagine conoscitiva che, partita dal nodo delle nuove frequenze 5G, si propone di analizzare i settori strategici a cominciare (appunto) da banche a assicurazioni. Mentre si muove su questa linea il disegno di legge presentato in Senato dal vicepresidente del Copasir Adolfo Urso, per sanare «la grande questione dei crediti deteriorati (Npl) che ha inevitabili ripercussioni sul sistema creditizio e produttivo».
IL SÌ DI ITALIA VIVA
L'auto-blindatura di Intesa è gradita anche da Luigi Marattin, vicecapogruppo alla Camera e mente economica di Italia Viva: «In teoria il nostro mercato domestico è quello europeo, quindi fusioni transnazionali tra istituti bancari di Paesi diversi non fanno altro che cementare le condizioni per una vera unione bancaria. Dopodiché, come policy makers nazionali non vediamo certo di cattivo occhio il potenziamento del nostro sistema bancario nazionale. Andranno valutati gli eventuali profili di restringimento della concorrenza, ma nella misura in cui l'Ops porterà alla creazione di valore per gli azionisti, all'efficientamento produttivo in modo da minimizzare gli effetti sull'occupazione e all'espansione dell'offerta di credito potenziale per famiglie e imprese, sarà un'operazione positiva». Per più di un esponente di maggioranza la mossa di Intesa priva però il Montepaschi di un possibile soccorritore. Ma è prevalente la tesi che l'Ops di Messina su Ubi possa in qualche modo essere capofila di un'altra aggregazione importante, tutta italiana, con cui fermare altre possibili incursioni straniere.
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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