Crac dei centri commerciali pianificati in serie: 4 arresti

Venerdì 28 Maggio 2021
L'OPERAZIONE
PADOVA «Abbiamo richiesto e ottenuto una misura drastica come il carcere perché gli indagati hanno continuato a commettere gli stessi reati nonostante i provvedimenti cautelari degli ultimi due anni senza dimostrare alcuna resipiscenza». Così il procuratore rodigino Carmelo Ruberto ha tratteggiato la condotta di quattro imprenditori finiti dietro le sbarre per il crac da 36 milioni di euro legato a Retail Park Megliadino, la società che aveva in gestione il centro commerciale di Borgo Veneto, nella Bassa Padovana. I finanzieri della compagnia di Este, coordinati dal sostituto procuratore Andrea Bigiarini, hanno stretto le manette ai polsi dei fratelli Antonio e Riccardo Miano, di 53 e 43 anni, entrambi romani, di Alessandro Muzzarelli, 57 anni, e Danilo Gasparotto, 63 anni, residenti a Brescia. Arresti domiciliari invece per la moglie di Antonio Miano, Paola Scorrano, per la convivente di Gasparotto, Maria Giovanna Paneroni, e per Mauro Agolino, direttore della filiale di un istituto di credito romano. Misure interdittive, con divieto di esercitare le rispettive professioni per dodici mesi, a carico di un architetto di Roma e di un imprenditore bresciano. I nove sono accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta, evasione fiscale, emissione di fatture per operazioni inesistenti e autoriciclaggio. Le Fiamme gialle hanno dato esecuzione a sequestri preventivi per un ammontare di 1,7 milioni di euro, cioè la somma dei proventi derivanti dalle attività distrattive. Sono state bloccate disponibilità finanziarie su 63 conti correnti intestati a tre degli indagati e a 7 aziende compiacenti, beneficiarie delle distrazioni.
L'INCHIESTA
Gli accertamenti dei finanzieri estensi arrivano da lontano, e più precisamente dal dissesto finanziario di un altro centro commerciale, il Tiberinus di Capena, nella provincia romana, gestito dagli stessi soggetti. Il meccanismo era identico: spregiudicate operazioni finanziarie finalizzate a ritardare il più possibile il fallimento di società da tempo in stato di decozione. Scissioni e cessioni di rami d'azienda, utilizzo di fatture false per lavori edilizi inesistenti e appostamenti contabili artificiosi, con l'inevitabile conseguenza di depauperare sempre più i patrimoni aziendali. Nel tentativo di sfuggire alle verifiche ispettive dell'Agenzia delle Entrate e delle Fiamme gialle, gli indagati si avvalevano di perizie gonfiate, realizzate da un professionista a libro paga, e della complicità del direttore di banca che avrebbe consentito la distrazione di ingenti somme di denaro, trasferite in società costituite ad hoc e riconducibili agli stessi soggetti, senza mai inoltrare alcuna segnalazione all'organismo di vigilanza sull'antiriciclaggio. Già raggiunti da misure cautelari nel giugno 2019, e da sequestri di beni per un milione di euro l'anno scorso, gli amministratori di Retail Park Megliadino erano in procinto di riprovarci. Dalle intercettazioni telefoniche è emerso come fossero sul punto di acquisire altri centri commerciali beneficiando dei contributi stanziati dal governo durante l'emergenza sanitaria.
Luca Ingegneri
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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