Corsa contro il tempo per la piccola Iuschra Speleologi in campo `

Domenica 22 Luglio 2018
IL DRAMMA
I boschi del bresciano l'hanno inghiottita ormai da giorni. La segnalazione di scomparsa risale a giovedì mattina, quando la piccola Iuschra, una ragazzina autistica di 12 anni, era in gita con altri suoi coetanei nei boschi dell'altopiano di Cariadeghe sopra a Serle, sulle prealpi bresciane. Con loro c'erano gli educatori della onlus Fobap. A un certo punto però, intorno alle 11, Iuschra ha lasciato il gruppo ed è svanita tra gli alberi.
Le ricerche proseguono senza sosta, ma finora non c'è alcuna traccia della ragazzina. Si tratta di un'area molto estesa: cinque ettari di area boschiva tra i più densi al mondo per numero di grotte. Gli speleologi ne hanno già perlustrate una ventina. Solo le maggiori si snodano nella roccia per 22 chilometri. Spaventata, potrebbe essersi infilata in uno di quegli anfratti in cerca di riparo.
NON SI ERA MAI ALLONTANATA
Come pure, essendo un'ottima camminatrice, potrebbe essersi allontanata molto. Altro pericolo lo rappresentano i crepacci, i burroni profondi 50 metri e il freddo della notte. Quando la ragazzina è sparita indossava solo una maglietta e un paio di leggings. «Non era mai successo che si allontanasse. Ringrazio tutti, tenete viva la speranza». Midliton Gazi, padre di Iuschra, pachistano, si è rivolto così alle centinaia di volontari, vigili del fuoco, uomini del soccorso alpino e carabinieri che per tutta la notte hanno continuato a cercare.
In poco tempo si è mobilitato un intero esercito. Vista la particolarità della situazione si stanno anche adottando delle tecniche ad hoc. Molti dei volontari, che sono quasi 300, nei telefoni hanno un messaggio vocale registrato da Midliton per la figlia. Vengono anche diffuse le musiche dei cartoni preferiti da Iuschra, nella speranza di attirare la sua attenzione. La sua fotografia, scattata con il fratellino di un anno, è affissa sulla fiancata del furgone del soccorso alpino al campo base. Proprio accanto alla mappa, costantemente aggiornata, delle zone assegnate e bonificate dalle squadre dei soccorritori.
Dal cielo, dei droni dotati di camere termiche, cercano a loro volta un segnale che possa dare speranza alla famiglia della piccola. È difficile sopravvivere per giorni da soli in un bosco. L'acqua, molto presente nel sottosuolo, manca invece in superficie, ed è uno degli aspetti più preoccupanti. Sui monti che circondano la vetta del San Bartolomeo non c'è infatti un ruscello, un nevaio, un rigagnolo. Solo qualche stagno con acqua putrescente, impossibile da bere. I soccorritori hanno lasciato lungo i sentieri bottigliette d'acqua e cibo, nella speranza che la dodicenne esca dal bosco e furtivamente le prenda.
Giacomo Nicola
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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