Conte: «Si va verso la revoca» Ma De Micheli tratta ancora

Giovedì 9 Luglio 2020
IL RETROSCENA
ROMA Chi cura il dossier la chiama «la pezza». Traduzione: togliere in extremis la gestione del nuovo Ponte di Genova ad Autostrade per l'Italia (Aspi) e affidarla al commissario straordinario Marco Bucci. Come? Modificando al primo Consiglio dei ministri utile l'articolo 1 del decreto Toninelli, quello che ha affidato a Bucci la ricostruzione del Ponte Morandi. «Basta aggiungere alla frase il commissario cura l'avanzamento dei lavori... e anche la gestione».
Ma Giuseppe Conte e la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli non hanno in serbo solo questa mossa per fermare la rivolta dei 5Stelle. La sentenza della Corte costituzionale - che dichiara «legittima» l'estromissione della società della famiglia Benetton dalla ricostruzione del Ponte - secondo il premier, descritto «molto soddisfatto», «dà forza al governo e rafforza la nostra posizione». Così da Madrid prima mette a verbale: «Se entro questo fine settimana Benetton non batte un colpo con una proposta vantaggiosa per lo Stato, si va verso la revoca perché in gioco non c'è solo la gestione del Ponte, ma tutta la rete autostradale gestita da Aspi. E siccome gli inadempimenti sono oggettivi, si va verso le revoca». Poi, dopo essere stato informato della sentenza della Consulta mentre era in visita al museo Reina Sofia dove ha ammirato il celebre dipinto di Picasso Guernica, aggiunge: «Ci conforta che la Corte costituzionale abbia confermato la piena legittimità della soluzione normativa che adottammo». La norma la scrisse lui.
Nel governo e nella maggioranza però il Pd, con la De Micheli e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, e Italia Viva non danno ancora per scontata la revoca. Tant'è che i due ministri hanno convocato per oggi i vertici di Aspi al dicastero delle Infrastrutture. Ciò significa che ancora si tratta, tanto più perché la sentenza della Consulta «ha aumentato il potere negoziale con Aspi», dice una fonte che cura il dossier. E perché De Micheli e Gualtieri, come la parte più governista dei 5Stelle, considerano alti i rischi del successivo contenzioso legale che seguirebbe alla revoca e valutano esorbitanti i costi di un'eventuale sconfitta. Come ritengono «inadeguata» Anas per la gestione e per la manutenzione dei tremila chilometri di rete autostradale. «Per fare una gara per una nuova concessione ci vogliono anni e come dimostra il crollo del ponte di Albiano, Anas non brilla neppure nella manutenzione», chiosa la renziana Raffaella Paita.
Forti della sentenza della Corte costituzionale, De Micheli e Gualtieri - e lo stesso Conte - non escludono così una revisione della concessione (pedaggi più bassi e più investimenti), accompagnata dal passaggio dei Benetton in minoranza in Aspi grazie all'ingresso di Cassa depositi e prestiti attraverso il fondo F2i. E se finora i Benetton hanno puntato i piedi, rifiutando di scendere sotto il 51%, dopo il giudizio della Consulta più fonti ritengono che la posizione della famiglia trevigiana «potrebbe cambiare, accettando una quota di minoranza non superiore al 30%».
Questo epilogo potrebbe permettere a Conte di indorare la pillola ai grillini, che esultano per il giudizio dei giudici costituzionali, sostenendo che i colpevoli non comandano più in Autostrade. Però, dopo lo smacco dell'affidamento (provvisorio) del Ponte ad Aspi, i 5Stelle alzano il prezzo: «Non basta più, i responsabili del crollo se ne devono andare. Punto», fanno sapere fonti pentastellate.
Come finirà è tutto da vedere. Di certo, Conte questa volta inciampa nei suoi continui rinvii. Da quasi due anni deve decidere la sorte della concessione di Aspi, dopo il crollo del Ponte che fece 43 vittime il 15 agosto 2018, e da quasi due anni posticipa la decisione. Con il risultato che, con il nuovo Ponte ormai pronto, la ministra De Micheli è stata costretta - per non impedire l'inaugurazione del viadotto attesa da tutto il Nord-Ovest soffocato dagli ingorghi - ad affidarne la gestione alla società concessionaria della rete. Aspi, appunto. Salvo ora pensare, assieme al premier, di passare la gestione del nuovo ponte al commissario Bucci.
L'AMAREZZA DI ZINGARETTI
Sembra il gioco dell'oca, con il ritorno alla casella di partenza. Invece è il caos. Anzi, è un vero e proprio Vietnam che sconquassa la maggioranza rosso-gialla. Con il segretario del Pd Nicola Zingaretti descritto «irritato e amareggiato» per l'attendismo di Conte: «Da mesi dico che i nodi vanno sciolti e non rinviati...». Con i 5Stelle imbufaliti con la De Micheli e con il premier che li ha «traditi».
Lo scivolone sul Ponte a Aspi spinge al minimo storico il rapporto tra Conte e il Movimento: «L'abbiamo messo noi a Palazzo Chigi e non fa mai i nostri interessi. Anzi, dopo il Mes ci tradisce sul Ponte...», accusa un alto dirigente 5Stelle. «Conte sapeva della lettera con cui la De Micheli affidava ad Aspi la gestione, ma non ci ha detto nulla. Non l'ha detto neppure a Fraccaro e Bonafede». Conclusione: questa volta sono anche i grillini a chiedere di «decidere subito».
Chissà, forse la brutta telenovela è davvero alla fine.
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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