Contagi, superata quota 100 ma solo 8 gravi in ospedale

Venerdì 28 Febbraio 2020
IL QUADRO
VENEZIA Quota 100, in Veneto, è stata superata anche se i ricoveri sono meno di uno su quattro. In compenso Roma rilancia il giallo sul paziente zero, la persona cioè che avrebbe portato il contagio, ipotizzando un collegamento tra il Lodigiano e il Padovano. Ipotesi che in Veneto non viene neanche presa in considerazione: trovare il paziente zero, a questo punto, per Palazzo Balbi è inutile, il contagio ormai si è diffuso, la priorità è tornare alla normalità, rimandare i ragazzi a scuola, riaprire le chiese, tornare a guardare un bel film al cinema.
I DATI
Se il bollettino di martedì sera dava 87 contagiati, ieri alle 15.30 si è arrivati a 116, di cui 63 asintomatici e 28 ricoverati di cui 8 in terapia intensiva. Due le vittime. Tre le persone dimesse mentre per 20 è in corso l'indagine epidemiologica. La Regione ha reso noto che sono oltre 6.800 i test per l'accertamento della positività al coronavirus affluiti alla microbiologia dell'Azienda Ospedaliera di Padova. Quelli di cui è attualmente disponibile la refertazione sono 6.065 provenienti da Padova, 233 da Venezia, 85 da Treviso, 44 da Verona; gli altri sono in corso di refertazione. Quindi meno del 2% dei tamponi sono risultati positivi.
LA RELAZIONE
«Il messaggio che stiamo veicolando in queste ore è il ritorno alla normalità, con tutte le cautele del caso e tutti gli accorgimenti richiesti in queste situazione», ha detto l'assessore regionale alla Sanità del Veneto, Manuela Lanzarin, incontrando i componenti della Commissione Sanità del consiglio regionale in una «operazione di trasparenza e chiarezza informativa», come ha spiegato il presidente dell'assemblea legislativa, Roberto Ciambetti, «seguendo l'indirizzo dato dal governatore Zaia sin dall'inizio dell'emergenza». L'assessore ha spiegato che si è registrato il primo caso di una bambina di 8 anni contagiata, residente a Limena, ma che, per fortuna, a tutt'oggi, non presenta sintomi. La scuola elementare frequentata dalla ragazzina verrà chiusa per i prossimi quindici giorni con i controlli attivi sui compagni i classe della bimba e controlli passivi per tutti gli altri alunni». L'assessore ha precisato che tra i contagiati ci sono tre sanitari legati al cluster di Mira, in servizio all'ospedale di Dolo, e circa dieci persone in servizio presso il reparto di Geriatria dell'ospedale di Treviso, che è stato già sanificato. L'ospedale di Schiavonia rimarrà chiuso e quando riaprirà sarà centro di riferimento per lo studio del coronavirus. L'assessore Lanzarin ha detto che il sistema sanitario veneto al momento dimostra di reggere l'urto del coronavirus (ad oggi sono 145 i posti letto nei reparti per malattie infettive della Regione) e, grazie alla collaborazione di tutti gli attori in campo, non si è registrata nessuna interruzione nei servizi degli ospedali della rete regionale, ad eccezione del polo di Schiavonia, chiuso e destinato a fronteggiare eventuali picchi di ricoveri. Sono stati disposti acquisti in massa di materiale sanitario (tamponi, mascherine, gel, camici, calzari, guanti) per consentire ai sanitari di far fronte al maggior fabbisogno per almeno tre mesi e si è provveduto all'assunzione immediata di 215 figure professionali della sanità che verranno distribuiti alle diverse Ulss. «Le spese - ha aggiunto l'assessore - entreranno nella contabilità separata, che presenteremo al Governo. C'è l'impegno dell'esecutivo nazionale a rifondere alcune spese, anche se al momento non siamo a conoscenza di alcun provvedimento».
IL MISTERO
Resta il giallo del paziente zero: chi ha portato il virus in Veneto? Il ministro della Salute, Roberto Speranza, l'altra sera è tornato a parlare di una connessione tra il focolaio de Lodigiano e quello del Padovano, senza peraltro specificare se Vo' o Limena: «I primi riscontri evidenziano che in Italia si sono sviluppati due focolai, che inizialmente sembravano distinti, ma che poi si sono dimostrati connessi, uno in Lombardia, più vasto, e un altro puntiforme in un piccolo comune del Veneto». Poi, ieri mattina, ha corretto il tiro: L'Istituto superiore di sanità «sta verificando la connessione tra i due focolai, lo studio è ancora in corso». Solo che in Veneto si smentiscono connessioni: «Se ci riferiamo al focolaio più ampio che abbiamo in questo momento, che è quello di Vò, non abbiamo elementi per supportare una connessione fra quello che è successo in Lombardia e quello che è successo in Veneto - ha detto il direttore della Direzione Prevenzione, Francesca Russo - Ad oggi per le informazioni che abbiamo, in base all'indagine di tipo epidemiologico che sul territorio è stata svolta, non ci sembra che ci sia una stretta correlazione fra Vò e i casi che ci sono in Lombardia».
Ma poi, servirebbe? «Il virus c'è, è diffuso e ormai è arrivato in Europa. La ricerca del paziente zero è una inutile perdita di tempo e basta. Non ha più senso», ha tagliato corto Zaia.
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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