Confindustria: «Governo ipocrita Ma su qualcosa si può cedere»

Martedì 23 Luglio 2019
L'ATTACCO
TREVISO L'Autonomia s'ha da fare, anche per rispetto della volontà chiaramente espressa dai cittadini nei referendum. Sull'obiettivo finale, i rappresentanti veneti di Confindustria non hanno dubbi. Così come è unanime lo scarso gradimento per il sempre più palese scontro istituzionale sulla riforma. Sulle competenze da devolvere alle amministrazioni regionali, però, rimangono alcune differenze d'accento: Assindustria Venetocentro, la super associazione delle oltre 3.300 imprese di Padova e Treviso, ad esempio, invita a considerare alcuni ambiti come strategici per l'interesse nazionale. «Il tema autonomia è quasi scontato sottolinea la presidente Maria Cristina Piovesana la richiesta dei cittadini veneti in questo senso è chiara. Che il percorso sia complesso, è altrettanto chiaro. Queste esternazioni pubbliche da parte del presidente del Consiglio e dei governatori sui media, però, non hanno senso: hanno ricevuto un incarico preciso, vadano avanti nel percorso».
NEL MERITO
Al di là del metodo, tuttavia, la leader di Assindustria pone anche una questione di merito, rilanciando un rilievo sollevato dall'associazione fin dall'avvio dell'iter. «L'abbiamo sostenuto fin da subito: ci sono alcuni temi sovraregionali. Penso a certe infrastrutture o all'approvvigionamento energetico: non mi riferisco al ponte in un singolo comune, che pure ci sta a cuore, nemmeno alla Pedemontana Veneta, che riguarda la nostra regione. Ma ci ricordiamo tutti cosa è successo con il Tap: il veto della Regione Puglia ha fermato tutto. Oppure l'alta velocità. Occorrono valutazioni oggettive per definire chi fa cosa, dove finisce la responsabilità dell'amministrazione locale e dove subentra l'interesse nazionale, per non frenare lo sviluppo». Senza la dovuta chiarezza, ribadisce Piovesana, il rischio è che la riforma poi non venga comunque approvata dal Parlamento: «E questo vorrebbe dire illudere i cittadini: non possiamo accettarlo».
Chi invece chiede un'accelerazione decisa, invece, è il collega Luciano Vescovi, alla guida di Confindustria Vicenza: «Basta ipocrisie, il Governo non vuole l'autonomia ma tutelare status quo». Il massimo rappresentante degli imprenditori berici si dice, senza mezzi termini, «stufo di questa pantomima». «I Governatori stanno portando avanti le sacrosante richieste di cittadini che hanno votato in massa e che vogliono che si esca dall'ipocrisia che regna da oltre un anno: questo Governo l'autonomia non la vuole perché deve tutelare gli interessi di alcune specifiche sacche di voto. E quindi sta creando un simulacro multiforme per tentare di dare il contentino a qualcuno senza toccare i privilegi dell'altro».
«Se si pensa che i cittadini che hanno votato il referendum e attendono pazienti che chi di dovere faccia il proprio lavoro si lascino abbindolare, ci si sta sbagliando di grosso», attacca Vescovi riferendosi alla lettera aperta diffusa dal premier. «A questo punto, lo si dica chiaro e forte conclude amaramente - il voto dei cittadini veneti e lombardi non vale nulla e la si smetta di dire Faremo l'autonomia».
APPELLO
E un appello ad uscire dall'impasse giunge anche da Matteo Zoppas: «L'Autonomia rafforzata non va considerata come un pericolo per l'unità nazionale nota il presidente di Confidustria Veneto -, anzi è l'opportunità per una reale spending review che faccia da anno zero per definire i costi standard e individuare le best practice». Per questo Zoppas sollecita l'adozione dei costi standard su scala nazionale: «Le aree svantaggiate del Paese vanno sostenute con tutti gli investimenti necessari, ma questo non va confuso con la richiesta di Autonomia. Per liberare risorse da destinare al sud serve quella maggiore efficienza che sta proprio alla base dell'Autonomia differenziata».
Mattia Zanardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci