Commissari in bus in ritiro Gentiloni: «Ursula è il mister»

Giovedì 12 Settembre 2019
IL RETROSCENA
ROMA Avete presente i pullman delle squadre di calcio, con i giocatori che entrano diligentemente in fila dentro il bus, destinazione stadio? Bene, è più o meno quello che è successo a Paolo Gentiloni e agli altri ventisei candidati-commissari europei, ieri pomeriggio a Bruxelles in una giornata fredda e piovosa. Con la sola differenza che la nuova squadra di Ursula von der Leyen ha fatto rotta verso Genval, una località a circa trenta chilometri dalla capitale belga. Per l'esattezza lo Chateau du Lac, un hotel cinque stelle. Commento di Gentiloni, grande appassionato di calcio: «Ventiquattr'ore di team building con Ursula come commissario tecnico».
Il breve ritiro, secondo le intenzioni della neopresidente della Commissione europea, servirà a far conoscere tra loro i ventisei commissari. A creare amalgama e feeling. La riunione non si è potuta svolgere a palazzo Berlaymont, sede della Commissione, perché la nuova squadra deve essere ancora benedetta dal voto del Parlamento di Strasburgo nella riunione plenaria di metà ottobre. Tant'è che a Gentiloni, nella sua prima giornata da candidato commissario, è stato assegnato un ufficio provvisorio in un palazzo limitrofo dedicato, appunto, al transition team. Ed è li che l'ex premier ha preso i primi contatti e cominciato a fissare i primi appuntamenti.
«PIÙ DELEGHE»
A celebrare la nomina di Gentiloni, ieri particolarmente silenzioso, è stato Giuseppe Conte. Dopo aver incontrato il neopresidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il premier italiano ha messo a verbale: «L'Italia si rafforza, il portafogli di Gentiloni è di primaria importanza. Controllate le deleghe di Dombrovskis e vedrete che Paolo le ha aumentate».
Il riferimento è alla delega all'ente statistico europeo Eurostat, che va a sommarsi a quelle per la direzione economica e la direzione finanziaria. «Parlare di commissariamento di Gentiloni, in quanto il vicepresidente Dombroviskis avrà titolo e voce in capitolo sui temi economici», dicono nell'entourage del candidato commissario italiano, «vuol dire non conoscere le dinamiche interne alla Commissione. Tanto più che anche il predecessore di Gentiloni, il francese Moscovici, coabitava con Dombroviskis e non aveva la delega all'Eurostat».
Pur se non sorvegliato speciale, la strada che ha davanti Gentiloni è decisamente stretta. Nell'annunciare la nomina dell'ex premier, la von der Leyen ha fatto riferimento solo alla «flessibilità», senza alcun accenno alla richiesta italiana (avanzata anche dal presidente Sergio Mattarella) di revisione del patto di stabilità. Questo perché i Paesi del Nord restano ancora fedeli alla dottrina del rigore contabile. Ma la recessione che minaccia perfino la Germania sembra aprire qualche margine di manovra a favore di politiche più espansive.
L'idea che sta tornando forte in diverse cancellerie e a Bruxelles è quella di rispolverare la golden rule. Vale a dire: non conteggiare nel deficit le spese per investimenti capaci di generare crescita. Perfino il Fiscal Board, l'organismo indipendente della Commissione che valuta l'applicazione delle regole di bilancio, si è del resto dichiarato favorevole a detrarre dal calcolo della spesa (e dunque del deficit) gli investimenti in infrastrutture fisiche e digitali e in progetti a difesa del clima. Tant'è che Conte alla von der Leyen ha chiesto, appunto, di poter procedere a «investimenti produttivi». L'obiettivo è far aumentare il denominatore del Pil, oggi pressoché fermo, più rapidamente al numeratore del debito.
A.Gen.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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