Cna: «Certi controlli da noi sono inutili E rischiamo il part time da tampone»

Venerdì 8 Ottobre 2021
Cna: «Certi controlli da noi sono inutili E rischiamo il part time da tampone»
L'ALLARME
TREVISO «Controlli obbligatori inutili che mettono in croce le aziende con aggravi assurdi, facendo perdere tempo e risorse per salvaguardare un segreto di Pulcinella». Gli artigiani del trevigiano bollano così le riorganizzazioni necessarie per essere pronti a verificare dal 15 ottobre che i lavoratori siano in regola con il Green Pass. E chiedono di poter superare il muro della privacy con una sorta di registro delle scadenze delle certificazioni verdi. La Cna di Treviso considera il Pass come «necessario per poter avere una vita normale».
Il nodo sta tutto nella gestione della privacy. Il paradosso è eclatante nelle aziende piccole e medie: i datori di lavoro di fatto sanno se i dipendenti si sono vaccinati contro il Covid, ma ad oggi non possono registrare i dati e sono chiamati a fare i controlli ogni giorno. Nasce da qui la richiesta di modificare le regole: «I lavoratori è l'appello della Cna devono poter comunicare volontariamente la scadenza del proprio Green Pass all'azienda per evitare i controlli giornalieri su chi ha il certificato verde che scade tra 9 mesi». Così ci si potrebbe concentrare sulle certificazioni verdi temporanee. Un fronte che tra l'altro ha già dato vita a un nuovo fenomeno: il part-time da tampone. «Chi decide di non vaccinarsi e di fare i tamponi, preferisce non andare in azienda il venerdì per non dover fare il terzo test settimanale rivelano gli artigiani in un momento in cui la manodopera è scarsa, si fatica a trovare personale e c'è abbondanza di lavoro in molti settori, i part-time da tampone stanno provocando problemi a non poche ditte».
Per controllare i Green Pass, le grandi aziende si stanno affidando a security esterne. Per le piccole e medie non è possibile. Toccherà agli stessi dipendenti. «Le cose sottolinea Mattia Panazzolo, direttore della Cna si complicano ancora di più dove i dipendenti non arrivano alla stessa ora nella medesima sede ma vanno direttamente presso la clientela». Gli esempi non mancano. «Siamo in 24 lavoratori, di cui 4 con Green Pass breve, ma nessuno la mattina passa in ufficio perché vanno tutti da casa propria alle aziende in cui operano», spiega Leonardo Grandesso, titolare dell'impresa di pulizie Più Service.
Il discorso non è troppo diverso per l'azienda metalmeccanica Stocco F.lli, 40 dipendenti e due sedi: «Non tutti arrivano allo stesso orario. Dobbiamo quindi incaricare due persone che girino per uffici e comparti per controllare i colleghi a campione dice il titolare, Gianpaolo Stocco un'operazione sostanzialmente inutile: nella nostra azienda solo in 2 non hanno il Green Pass che dura un anno». «Stiamo combattendo una battaglia per debellare la pandemia e la privacy non può prevalere sulla salute e sul lavoro mette in chiaro Luciano Gobbo, titolare di Studio Pointer, agenzia di fotografia con 12 dipendenti e 8 collaboratori nessuno dei miei dipendenti vuole prendersi l'onere di controllare i colleghi, perché nessuno vuole fare l'inquisitore. Alla fine i miei dipendenti hanno deciso di comunicarmi volontariamente la scadenza del loro Green Pass e ci siamo organizzati in questo modo».
Le richieste degli artigiani puntano a risolvere proprio queste difficoltà. «Non si capisce perché ci obblighino a controllare ogni giorno i lavoratori che hanno il Green Pass che scade a un anno dalla vaccinazione tira le fila Luca Frare, presidente della Cna di Treviso nelle nostre aziende il datore di lavoro sa chi è vaccinato e chi è no perché sono gli stessi lavoratori a comunicarglielo liberamente».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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