«Ciao a tutti»: a 13 anni si butta dalla finestra

Sabato 21 Ottobre 2017
IL CASO
ROMA Un salto nel vuoto di sei metri. Un gesto così repentino che nessuno ha avuto il tempo di accorgersi di nulla, tantomeno di provare a fermarlo. Un tredicenne ha pensato di manifestare così il suo disagio adolescenziale, un momento di conflitto interiore: gettandosi dalla balaustra delle scale antincendio, approfittando dell'ora di ricreazione e del naturale momento di confusione che si genera in quei momenti. È accaduto in una scuola all'Esquilino, a due passi da via Emanuele Filiberto. Inutili i soccorsi è morto poco dopo. E così mentre i compagni scendevano in cortile lui si è staccato dal gruppo è risalito nuovamente al primo piano e si è lanciato dalle scale antincendio, finendo al piano meno uno. Nello zaino hanno trovato un biglietto d'addio: «Se sentite una carezza sappiate che è la mia anima». Alcuni ragazzi hanno raccontato che prima di buttarsi avrebbe detto: «Ciao a tutti». «Eppure mi sembrava tranquillo, niente faceva presagire il gesto», si dispera una studentessa.
LA RICOSTRUZIONE
Era da poco finita la lezione delle 11 quando è scattata la pausa per la ricreazione in giardino. Gli studenti avevano davanti le ultime due ore di lezione della giornata. Fino a quel momento un giorno come un altro. Poi all'improvviso il gesto disperato. Il ragazzino ha approfittato di quell'attimo di confusione e si è lanciato nel vuoto, sotto gli sguardi attoniti dei compagni che gli erano più vicini. Per qualcuno «voleva solo attirare l'attenzione, non voleva morire», dice tra le lacrime una giovane abbracciando due compagne di scuola. Sempre secondo il racconto di altri studenti, il 13enne avrebbe «mostrato il biglietto di addio a un amico che però ha pensato si trattasse di uno scherzo». «Avrei pensato la stessa cosa anche io», ripete in continuazione Francesco. Un'altra ragazza si è lasciata scappare: «Aveva preso una nota, un richiamo... ma il biglietto ai genitori lo aveva già scritto». Figlio di due funzionari del Senato, frequentava la terza media - con buoni profitti - era il secondogenito di tre figli. «Faceva karate, era un compagnone. Ma anche molto sensibile. Un mese fa erano andati in gita con mio figlio», racconta un papà sconvolto fuori il cancello dell'istituto.
LE INDAGINI
I carabinieri di piazza Dante, avvisati dal preside, hanno ascoltato i responsabili e i docenti della scuola: i problemi che purtroppo al ragazzino sono sembrati insostenibili non hanno niente a che fare con la scuola, che frequentava con buon profitto. A casa gli investigatori non hanno trovato nulla, hanno solo sequestrato il computer e un telefonino. La Procura intanto ha aperto un fascicolo: il pm Elena Neri procede per istigazione al suicidio e tale ipotesi è stata configurata, benché agli inquirenti siano già apparsi chiari i tormenti del ragazzo, per svolgere una serie di accertamenti a tutto campo. Insomma una scelta tecnica.
La tragedia è stata scoperta immediatamente, visto che in molti hanno sentito il rumore della caduta. Nel giro di poco tempo si sono precipitati a scuola nonni, zii, genitori chiamati dagli altri studenti sotto choc. «Il fratello più grande fa le superiori in questa stessa scuola», racconta disperata Giulia. «Il preside è arrivato in classe con gli occhi lucidi, ha parlato con il professore sottovoce e poi ci hanno detto che era successo un incidente», racconta una studentessa del liceo.
Elena Panarella
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