Certificati di malattia, in Veneto è febbre alta

Mercoledì 20 Ottobre 2021
IL CASO
VENEZIA L'epidemia di certificati di malattia in Veneto è continuata anche lunedì confermando il contagio da obbligo di Green pass di venerdì scorso. Secondo l'Inps regionale, che ha estratto e analizzato i dati nazionali, il 18 ottobre i certificati di malattia inviati sono stati in totale 18.795 contro i 15.579 dell'11 ottobre, un balzo del 16%, superiore anche alla media nazionale che è stata del 14,6% su un totale di 152.780 assenze, e in netto aumento anche su venerdì 16 quando furono 8.886. Nello specifico, 14.976 certificati lunedì sono stati inviati in Veneto dal privato (possono essere anche lavoratori autonomi) e 3.115 da dipendenti pubblici: l'11 ottobre questi ultimi erano stati 2.646.
Ieri invece i certificati di malattia arrivati all'Inps fino alle 17 (quindi parziali) sono stati 83.078, a fronte dei 74.724 comunicati martedì 12 ottobre: «L'incremento tra gli insiemi omogenei è dell'11,2%», sottolinea l'ente.
LA CRESCITA
«Non abbiamo per ora analizzato i dati veneti di martedì né scorporato per province e località quelli di lunedì, ma posso dire che nella nostra regione si è confermato un andamento in decisa crescita rispetto al lunedì precedente l'obbligo di presentazione del Green pass nei luoghi di lavoro come già accaduto venerdì scorso, con una percentuale di aumento anche superiore alla media nazionale - spiega Antonio Pone, direttore dell'Inps del Veneto -. Questo ci conferma che siamo davanti a una fiammata che non si spegne e che vogliamo monitorare attentamente, almeno fino alla fine del mese. Per questo abbiamo anche deciso di aumentare le visite fiscali sul territorio schierando altri 10 medici che si aggiungeranno agli 80 attuali. Già alcune aziende di trasporto venete ci hanno chiesto controlli mirati per verificare comportamenti anomali e ci aspettiamo che lo stesso faranno anche alcune aziende di grandi dimensioni. Credo che piccole imprese e artigiani si organizzino diversamente».
L'impressione è che dopo la trevigiana Mom e l'azienda veronese dei trasporti Atv, anche altre realtà come l'Actv (dopo l'impennata di certificati a Venezia e Chioggia di venerdì) potrebbero passare alla linea dura. «Noi in questi giorni cercheremo di approfondire i dati nazionali analizzandoli ancora nello specifico dei vari territori, questo per capire meglio la situazione e valutare se esistono casi particolari - spiega Pone -. Di sicuro continueremo a monitorare tutti i certificati di malattia che arrivano il venerdì e il lunedì, giorni critici perché arrivano prima o dopo il fine settimana: c'è la tentazione di qualcuno di allungare il riposo e quindi i dati sono più suscettibili di falsificazioni. Poi ci sono i controlli richiesti dalle aziende, che sospettano comportamenti irregolari».
PROTESTA E FURBIZIA
L'aumento dei certificati è consistente anche se deve essere pesato su due indicatori: in totale gli occupati in regione sono oltre 2,1 milioni e i lavoratori non vaccinati secondo la Cgia di Mestre sarebbero circa 300mila. Quasi 19mila certificati medici presentati lunedì sono dunque ancora una cifra ridotta rispetto ai non protetti dal Covid che hanno quindi l'obbligo del Green pass per lavorare. Ma la crescita rispetto a prima del 15 ottobre è consistente e segnala dunque una protesta nascosta dei no-vax, una guerriglia fatta a colpi di certificati che ha anche un risvolto utilitaristico: chi sta assente per malattia nei primi giorni ha lo stipendio pieno o decurtato di poco. Chi non ha il Green pass e si dichiara, sta a casa senza essere licenziato ma a zero stipendio. E poi ci sono gli sprinter del certificato: quelli che sono andati al lavoro, sono stati respinti perché senza certificato verde e che si sono precipitati a farsi fare il certificato di malattia. «Queste persone perdono lo stesso la retribuzione, il blocco dello stipendio scatta automaticamente quando vieni respinto ai varchi di un'azienda per mancanza di green pass», avverte Pone. I medici compiacenti non possono nulla contro la tecnologia.
Maurizio Crema
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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