Caso rubli, il premier difende Matteo I pm sulle perquisizioni: c'è una svolta

Mercoledì 24 Luglio 2019
Caso rubli, il premier difende Matteo I pm sulle perquisizioni: c'è una svolta
IL CASO
ROMA L'audizione del procuratore Robert Mueller al congresso americano e quella del premier Giuseppe Conte a palazzo Madama. La coincidenza tra i due Russiagate rischia di essere non solo temporale visto che, come sostiene l'Fbi, persiste l'interesse russo ad interferire nelle elezioni dei paesi democratici. Al presidente del Consiglio italiano tocca oggi presentarsi in Parlamento per rispondere non tanto, o non solo, del comportamento dei collaboratori del leader della Lega, quanto della politica estera del governo giallo-verde. E quindi, anche del ministro dell'Interno Salvini, il quale non sarà in aula oggi avendo appositamente convocato un comitato per l'ordine e la sicurezza.
LA DIFESA
«Rispondo io in aula perché sono la massima autorità», aveva rivendicato solo pochi giorni fa il presidente del Consiglio. Più che un gesto di orgoglio, la volontà di far ben comprendere - specie oltre confine - chi è che guida la politica estera dell'Italia. Una rivendicazione che Conte accompagnerà con una difesa molto istituzionale dell'operato del vicepremier leghista, e con una forte sottolineatura della collocazione geopolitica dell'Italia. Europa e patto Atlantico. Bruxelles e Washington. Due capitali che Conte frequenta e consulta, pur nella dialettica. Molto scettici, se non contrari, sull'efficacia delle sanzioni alla Russia, ma fedeli alle decisioni assunte con gli alleati. Conte ribadirà oggi che le alleanze internazionali dell'Italia restano le stesse e che la politica estera del suo governo è sempre rimasta fedele.
Nella trattativa dell'hotel Metropol e dei presunti finanziamenti in rubli alla Lega, Conte non intende entrare ma terrà a sottolineare che non ci sono rischi per la sicurezza nazionale. Tutto questo mentre la procura di Milano continua a lavorare all'inchiesta giudiziaria, e già da giorni lascia capire che le perquisizioni di venerdì scorso nei confronti degli indagati sembrano aver fornito delle tracce utili alla ricostruzione dell'incontro avvenuto a Mosca tra Gianluca Savoini, leghista presidente dell'Associazione LombardiaRussia, l'avvocato d'affari Gianluca Meranda e l'ex bancario Francesco Vannucci. Una probabile pista del passaggio di denaro che la Gdf sta ricostruendo con l'analisi degli atti sequestrati.
Proprio per fare il punto sull'inchiesta per corruzione internazionale, ieri, i militari della Finanza si sono incontrati con i magistrati. Secondo gli inquirenti, le indagini sono arrivate ad un «punto interessante» anche grazie alle «tracce significative» sulla presunta trattativa che doveva servire a concludere un affare sul petrolio e a garantire poi, attraverso uno sconto sulla compravendita, soldi alla Lega, ma anche tangenti a funzionari russi. Un presunto accordo che avrebbe intrecciato, da un lato, personaggi importanti e, dall'altro, persone a caccia di soldi facili anche perché in difficoltà economiche, come l'avvocato Meranda.
Ma. Con.
Val. Err.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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