C'è almeno un precedente in Veneto di riti di iniziazione goliardici che in squadre sportive degenerano e si trasformano in episodi di violenza, con strascichi legali. Sette anni fa una squadra di nuoto vicentina si era recata in Svizzera per una gara. A un ragazzo di 11 anni vennero rasati i capelli lasciando in evidenza, sul cranio, una croce, mentre a un coetaneo la tosata fu evitata dopo l'intervento dei genitori. Secondo l'accusa la rasatura fu una punizione, perché i due sarebbero stati autori di piccole disobbedienze. Poiché erano stati affidati dai genitori ai loro allenatori, questi ultimi, rasandoli, si sarebbero resi responsabili dell'abuso. I due allenatori finiti davanti al giudice hanno sostenuto che il ragazzino al quale furono tagliati i capelli aveva accettato la rasatura contento, e che al secondo, dopo il rifiuto, non fu fatto nulla. Sottolineando che quella di tagliarsi i capelli prima di una importante gara europea è un rito di iniziazione per i nuotatori. «Non una punizione». I due atleti anziani che materialmente avevano tagliato i capelli ai più giovani tre anni fa sono stati condannati a 15 giorni per violenza privata; i due allenatori sono stati assolti.
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