«C'è un brutto clima, così non si va avanti»

Sabato 4 Maggio 2019
«Premesso che conosco pochissimo Armando Siri, che non faccio l'avvocato difensore di nessuno e che ho un'inguaribile fiducia nella magistratura, due riflessioni su questa vicenda vorrei però farle». Il giorno dopo il siluro, sganciato dal premier Giuseppe Conte all'indirizzo del sottosegretario alle Infrastrutture indagato, parla Luca Zaia. Certo da leghista, ma anche da governatore, un doppio ruolo che lo porta a ragionare sulle tensioni nazionali con gli alleati pentastellati e sui rischi giudiziari degli amministratori pubblici.
La prima considerazione cosa riguarda?
«Il principio. Se davvero Conte decide di far passare il concetto per cui un avviso di garanzia è già una sentenza di condanna, allora vuol dire che non serve nemmeno più celebrare i processi. Ma a quel punto il premier dovrebbe essere coerente ed estendere il criterio a tutti, per esempio anche agli amministratori delegati delle società pubbliche e a tutti coloro che hanno ruoli sociali. Se è così, basta dirlo. Ma io non penso che possa esserlo».
E la seconda valutazione su cosa si fonda?
«Sui tempi. Se un amministratore deve essere indagato, è giusto che lo sia, ma in velocità. Sono convinto che sia sempre più urgente pensare a una corsia preferenziale, brutto da dirsi ma facile da capirsi, per chi amministra la cosa pubblica».
Al di là dei profili di incostituzionalità, non crede che sarebbe un discutibile privilegio?
«No, la questione non dovrebbe essere vista in questi termini, ma come una garanzia per i cittadini. Immaginiamo ad esempio un sindaco: non può restare indagato mesi e mesi, magari per poi veder andare l'inchiesta in canarina, quando ormai il danno è fatto. Come accade con il Tribunale dei ministri, occorre una struttura speciale anche per gli amministratori e per i dirigenti degli enti e delle società pubblici. Non solo la magistratura, ma anche le istituzioni devono essere messe nelle condizioni di lavorare».
Lo dice perché il sottosegretario Siri è della Lega?
«No, con Siri penso di aver parlato fugacemente due volte in tutta la mia vita, non ho neanche il suo numero di telefono. Lo dico per un fatto di principio: io che sono un garantista anche con i miei avversari, sono contrario alle modifiche sulla prescrizione, perché se passa il progetto dei Cinquestelle, vuol dire che i processi non finiranno più. Non dobbiamo allungare i termini, ma mettere a disposizione più magistrati e amministrativi, in modo da chiarire subito se uno è delinquente o no».
Dopo le parole di Conte, però, ora c'è un problema politico.
«Ho letto che il premier avrebbe posto la questione al prossimo Consiglio dei ministri. Vedremo che questione porrà».
L'ha già detto: proporrà la revoca di Siri, se il sottosegretario non si dimetterà da sé. Con questo clima, quanto può durare ancora il Governo gialloverde?
«Ce n'è una al giorno e a me spiace, perché c'è un bel contratto da finire di attuare. Il mio segretario e vicepremier Matteo Salvini ha ragione a dire: io penso a lavorare e ad andare avanti. Però è pur vero che le discussioni sono continue e stucchevoli, come quella sull'autonomia. Da un lato c'è la Lega che onora l'impegno preso con i cittadini. Dall'altro c'è il Movimento 5 Stelle che da un anno e mezzo parla di serie A e serie B, secessione dei ricchi e altre sciocchezze del genere. Basta, non sono più disposto ad aspettare ulteriori domande e dubbi, è ora di andare al vedo. Per questo chiedo ufficialmente ai Cinquestelle di presentare l'intesa che secondo loro potrebbe passare in Consiglio dei ministri».
Teme che ci possa essere uno scambio Siri-autonomia?
«La Lega non ha mai amato lo scambio dei prigionieri e mai lo farà. L'autonomia ha il suo corso e la vicenda Siri ne ha un altro. Sarebbe vomitevole pensare ad una riforma come ad una merce di scambio».
Pensa che il 26 maggio la situazione si chiarirà dentro l'alleanza legastellata?
«Spero vivamente che siano solo veleni elettorali. Già adesso il clima è sgradevole, ma se dopo le Europee dovesse continuare così, qualche preoccupazione l'avrei veramente. Noi siamo andati al governo con un progetto da realizzare. E i ministri della Lega, da Salvini in giù, hanno fatto la loro parte. Qualcun altro invece no».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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