Bullismo sulla recluta del rugby: 10 indagati

Giovedì 18 Luglio 2019
Bullismo sulla recluta del rugby: 10 indagati
IL CASO
ROVIGO Una decina di indagati fra giocatori, tecnici e accompagnatori con l'accusa di lesioni (i quattro atleti), omesso impedimento del reato (i componenti dello staff) nei confronti di un compagno di squadra minorenne. Al quale un referto medico dopo la partita avrebbe riscontrato una prognosi di una decina di giorni. È il contenuto della comunicazione di chiusura delle indagini inviato da Andrea Bigiarini, sostituto procuratore della Procura presso il Tribunale di Rovigo, ad altrettanti tesserati di una società di rugby della zona.
L'episodio risalirebbe all'ottobre del 2018. Riguarderebbe presunti comportamenti vessatori e atti di bullismo fatti nei confronti del minorenne durante la tradizionale matricola. Il rito goliardico che deve, scherzosamente, sopportare il giocatore all'esordio in una squadra di rugby. La categoria di appartenenza dei rugbisti è l'under 18. Il luogo dell'accaduto è il pullman della squadra, nel tragitto autostradale al ritorno da una trasferta a Padova. A sporgere denuncia, a seguito della quale è scattata l'indagine di cui ora è stata notificata la chiusura, è stata la famiglia della presunta vittima delle violenze. La quale in seguito ha provveduto a togliere il giocatore dalla società e tesserarlo altrove.
COSA SAREBBE ACCADUTO
Cosa sia realmente accaduto lo appurerà la magistratura. Da una sommaria ricostruzione sembra che i fatti possano essere andati in questo modo. La matricola tipica è la rasatura a zero, come si vede anche dalle foto dei debuttanti in Nazionale i giorni successi al debutto. La recluta in questione, un fragazo residente in una località in provincia di Padova, avrebbe rifiutato di tagliarsi i capelli. I compagni di squadra gli avrebbero proposto allora una doppia alternativa. Lui avrebbe optato per quella chiamata Bottone. Ovvero un sorta di quiz dove, alle domande poste dal capitano, gli altri giocatori rispondono schiacciando un pulsante che è il sedere di colui che deve subire la matricola.
Una volta tornata a casa la giovane recluta della squadra ha raccontato tutto e qui è scattata la denuncia della famiglia. La quale, evidentemente, ritenute eccessive le lesioni subite (lividi, ecchimosi) dal giovane nella pratica goliardica.
È accaduto davvero così? Oppure si tratta di eccessivo protezionismo da parte dei familiari? Il giovane era consenziente o no? Si sono superati i limiti di un rito goliardico? Tutti interrogativi a cui risponderà la magistratura, dopo avere sentito i quattro ex compagni di squadra e i sei componenti dello staff societario indagati.
EPISODI RIPETUTI
Quel che è certo fin d'ora è che tali episodi e denunce nel mondo del rugby stanno emergendo con maggiore frequenza del passato. Il più eclatante è quello accaduto nel 2015 al collegio salesiano Astori di Mogliano, sede dell'Accademia under 18 della Federazione italiana rugby (Fir). Per il quale tre giocatori minorenni sono stati affidati ai servizi sociali e un quarto ha affrontato il processo. In quel caso erano state acclarate vessazioni e violenze che andavano ben oltre la semlice matricola.
Matricola che un tempo era la norma nelle squadre di palla ovale. E secondo il racconto oggi fatto col sorriso sulle labbra dagli ex rugbisti, era spesso molto più pesante di quelle attuali. Ma qualunque fosse veniva accettate senza battere ciglio. Anzi con l'orgoglio cameratesco di aver superato un vera iniziazione. Oggi non è più così. Il rugby è cambiato. Anche in campo, dove si vedono più le scazzottate un tempo tollerate. La società è cambiata. E il confine tra goliardia, mancanza di rispetto o presunta vessazione non è più così delineato.
Qualunque sia l'esito giudiziario, i dieci indagati fino al termine del procedimento sono presunti innocenti, episodi come questo impongono un'importante riflessione educativa.
Ivan Malfatto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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