«Brescia, terza ondata» Bertolaso lancia l'allarme in Lombardia

Mercoledì 24 Febbraio 2021
LA GIORNATA
ROMA Le varianti ormai sono in tutta Italia e, per qualcuno, la «terza ondata» è già iniziata. La cronaca delle ultime 24 ore restituisce l'immagine di una Penisola nuovamente in seria difficoltà. Il campanello d'allarme più squillante in questo momento è la moltiplicazione delle misure adottate a livello locale per tentare di arginare il dilagare dei nuovi contagi. Da Nord a Sud, zone rosse, mini lockdown e chiusure mirate aumentano di giorno in giorno. Al punto che ben 10 Regioni hanno già adottato provvedimenti ad hoc.
Tra le situazioni più difficili c'è senza dubbio quella della Lombardia. «Siamo davanti alla terza ondata del contagio da Covid-19» ha infatti tuonato ieri, nel corso di un consiglio regionale, il neo-consulente della Regione Lombardia Guido Bertolaso. Il riferimento del'ex numero uno della protezione civile è alla provincia di Brescia dove si registra «un'incidenza doppia rispetto al resto delle province lombarde», al punto che è stato necessario elevare «il livello di attenzione delle rianimazioni da tre a quattro» e istituire una zona arancione rinforzata (con le scuole chiuse) su tutto il territorio provinciale e in 8 comuni della bergamasca e del cremonese.
VARIANTI
Uno scenario che non solo pochi giorni fa era già stato previsto dal Consiglio nazionale delle ricerche (che in base ad un nuovo algoritmo da loro elaborato ha sostenuto che in «Abruzzo, Marche, Toscana e Umbria le varianti sarebbero già tra il 40 e il 50% del totale dei positivi») quanto a breve dovrebbe essere certificato dal ministero della Salute. È in corso infatti il secondo studio sull'incidenza della variante inglese e, a quanto si apprende, la diffusione sarebbe passata dal 17,8% della scorsa settimana a circa il 30% e diventerà predominante entro la fine di marzo.
Intanto, numeri alla mano tornano a salire i nuovi casi registrati, i ricoveri in terapia intensiva e i decessi, oltre che fortunatamente dimessi e guariti. I primi ieri sono stati 13.314 (a fronte dei 9.630 nuovi positivi del bollettino di lunedì) e i secondi (+28 posti occupati) mentre le morti sono state 356 (82 più delle 24 ore precedenti) e coloro che sono usciti dal tunnel invece 12.898 (erano 10.335). Ma a calare è stato soprattutto il tasso di positività, attestatosi a 4,4%. A fronte di 303.850 tamponi molecolari o antigenici effettuati (130mila in più rispetto a lunedì) il rapporto tra testati e positivi è 4,4%. Ovvero su 100 tamponi eseguiti più di 4 sono risultati positivi (contro i più di 5 di lunedì). Si tratta di un aumento dovuto all'incremento dei test compiuti che, come al solito, toccherà il suo picco tra mercoledì e giovedì, con il rischio - mai così concreto da settimane - di toccare quota 16mila. Come non accade da metà gennaio.
Francesco Malfetano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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