Borse: tonfo a Wall Street, Milano fallisce il rimbalzo, spread a quota 150

Mercoledì 26 Febbraio 2020
FINANZA
VENEZIA Rimbalzo fallito per piazza Affari e le altre borse europee dopo il terremoto della vigilia con lo scoppio del Coronavirus in Italia. Una gelata giunta nel pomeriggio dagli Usa ha scoraggiato tutti dopo una mattinata di assestamento. Milano, risalita fino quasi a toccare la parità, ha ceduto 1,44% (dopo il crollo del di oltre il 5% lunedì) e gli altri listini europei hanno fatto ancora peggio, da Madrid (- 2,45%) a Londra e Parigi (- 1,94% entrambe), con Wall Street che affonda. Il Dow Jones chiude a - 3,14%, Nasdaq - 2,77%, S&P 500 perde il 3,02% dopo l'annuncio del possibile arrivo dell'epidemia anche in Usa. Per la banca centrale americana Fed è ancora troppo presto per speculare sul suo impatto, ma è comunque una minaccia significativa alla crescita. Lo spread in Italia, che aveva aperto a quota 148 punti, è poi salito a quota 152 per chiudere sulla soglia dei 150 punti.
L'indice Ftse Mib è sceso a 23.090 punti, tornando sui livelli di inizio dicembre, tra scambi in calo per 3,8 miliardi di euro di controvalore, ben al di sotto dei 5,6 miliardi del giorno prima. Il rialzo dello spread a 150 punti ha penalizzato i bancari Banco Bpm (-4,05%), Intesa (-1,96%) e Unicredit (-1,8%). Più caute Ubi (-0,94%), in controtendenza invece Mps (+2,7%), in attesa dell'imminente via libera dell'Ue alla cessione di crediti deteriorati. Sotto pressione Diasorin (-3,89%), che secondo alcuni analisti sconta l'esposizione in Cina, mentre tra i pochi titoli in controtendenza si segnalano Cnh (+2,94%), con scambi intensi per 7,7 milioni di pezzi passati di mano, pari a quasi 3 volte la media del mese. Acquisti anche su Nexi (+1,17%) ed Astaldi (+4,42%), dopo il via libera degli obbligazionisti al progetto di concordato preventivo.
La fiducia dei consumatori americani di febbraio è salita, ma al sotto delle stime degli analisti, mentre l'indice manifatturiero della Fed di Richmond è scivolato da quota 20 a - 2. Un segno chiaro che il Coronavirus continua a fare paura agli investitori. Lo ha spiegato bene Sébastien Galy di Nordea Asset Management, secondo il quale «l'emergenza si è sviluppata nel Nord Italia, la parte ricca del Paese collegata ai settori chiave della finanza e del manifatturiero, in un momento in cui la crescita è ad un modesto 0,8%». Un fatto che «induce gli investitori a interrogarsi sulle dinamiche di sostenibilità fiscale». Fino alla soluzione del problema, secondo il gestore, è previsto un «danno economico significativo, con un aumento dei rischi di credito», anche se «dovrebbe trattarsi di uno shock momentaneo invece che prolungato, sulla scia di ciò che sta accadendo in Cina».
RENDIMENTI IN SALITA
Nella giornata il Tesoro ha venduto in asta 2,25 miliardi di Ctz con scadenza novembre 2021 con un tasso di rendimento in salita a - 0,143% rispetto al - 0,168% della precedente asta del 28 gennaio. Secondo Tim Graf di State Street «è logico supporre che i movimenti dei titoli obbligazionari italiani stiano attribuendo un certo grado di rischio di credito a questi asset». Secondo l'esperto di mercati obbligazionari, l'effetto sui rendimenti «non sarà drammatico ma costituirà un nuovo fattore di rischio che non era contemplato in precedenza». Nel frattempo i rendimenti dei Treasury Usa a 10 anni scendono all'1,3171%, nuovo minimo storico. Un calo legato alla fuga degli investitori verso beni rifugio per mettersi al riparo dal virus. Il petrolio, infine, continua a perdere terreno sui timori per la domanda.
L'assemblea straordinaria di Cattolica Assicurazioni del 7 marzo è stata rinviata al 24-25 aprile in concomitanza con l'ordinaria. Il Salone del Mobile che doveva iniziare il 21 aprile è stato spostato il 16 giugno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci