Boccia: «Vedrò Zaia» Ma sull'intesa ferma è già lite con il Veneto

Venerdì 13 Settembre 2019
LA POLEMICA
VENEZIA La giornata pareva promettere bene, con l'annuncio del ministro dem Francesco Boccia, diffuso all'ora di pranzo: «Il 23 e il 24 settembre incontrerò i presidenti di Veneto, Emilia Romagna e Lombardia, le tre Regioni che hanno firmato l'intesa sull'autonomia differenziata». In realtà si era trattato solo di una pre-intesa, altrimenti non saremmo ancora qui a parlarne, ma questo in fondo è un nonnulla, rispetto all'inferno scatenato a metà pomeriggio da altre parole del titolare degli Affari Regionali, quelle secondo cui la trattativa con il Governo gialloverde si sarebbe arenata perché «molte delle eccezioni poste dalle amministrazioni centrali non hanno ricevuto in molti casi risposte da parte delle stesse regioni e viceversa». Furiosa la reazione della leghista Erika Stefani, sua predecessora al dicastero: «Dichiarare che nulla è stato fatto, come fa Boccia, è falso e scorretto».
GLI INCONTRI
Pensare che, secondo la ricostruzione del Partito Democratico, quello di Boccia voleva essere un gesto di distensione. «Ora che ha preso in mano il dossier riferisce Roger De Menech, coordinatore dei parlamentari veneti del Pd il ministro ha avuto l'accortezza di non convocare i governatori a Roma, ma di proporre loro una serie di incontri nei vari territori». Così ieri mattina la sua segreteria ha telefonato a Palazzo Balbi, chiedendo e ottenendo la disponibilità del leghista Luca Zaia per lunedì prossimo alle 11 a Venezia, prima tappa di un viaggio che dovrebbe proseguire nel pomeriggio a Milano con l'altro leghista Attilio Fontana e l'indomani a Bologna con il dem Stefano Bonaccini, per poi riprendere il 30 settembre a Torino con l'azzurro Alberto Cirio.
IL NEGOZIATO
Il problema è che, qualche ora dopo, le agenzie di stampa hanno rilanciato alcuni stralci dell'intervento di Boccia sul Corriere del Mezzogiorno, in particolare quello riguardante il fallimento del negoziato durante l'esecutivo pentaleghista. «Le motivazioni sono molteplici, da quelle politiche (evidenti differenze tra i due partiti in quel Governo) a quelle di merito», ha scritto il ministro, citando fra queste ultime anche il fatto che «a non capirsi non erano solo i partiti dentro la vecchia maggioranza ma anche rappresentanti degli stessi partiti, seduti su sedie diverse tra regione e ministeri». Sentendosi chiamare in causa ad appena tre giorni dal passaggio di consegne in via della Stamperia, la vicentina Stefani è sbottata, addebitando «leggerezza e superficialità» al suo successore: «Se c'è qualcuno che non ha dato risposte alle Regioni in questi mesi, non è il ministero, bensì il Presidente del Consiglio e i ministri 5 stelle, che hanno sempre ostacolato il percorso dell'autonomia». Irritazione è stata espressa anche dalla delegazione trattante del Veneto, ricordando di aver partecipato «a circa 35 incontri tecnici di approfondimento nelle diverse materie» tra la fine del 2019 e i primi mesi del 2019: «A testimonianza del costante approccio fattivo della Regione, sempre improntato ad instaurare un positivo dialogo con i ministeri che hanno acconsentito di addivenire a un confronto, vi sono tutti gli scambi avvenuti con il dipartimento Affari Regionali, da cui emerge con palese evidenza la volontà della Regione di giungere ad un testo condiviso, anche aprendo alla modifica della formulazione delle originarie richieste in vista del raggiungimento di una posizione comune».
LA DISCUSSIONE
Se queste sono le premesse, chissà come andranno i colloqui. Dice al riguardo il lombardo Fontana: «Incontrerò il ministro Boccia, vediamo cosa mi proporrà. Però se la proposta è quella di ricominciare a discutere, è come se volesse mettere una pietra tombale sull'autonomia. La discussione l'abbiamo già fatta ed eventualmente si riparte da dove siamo arrivati». Aggiunge Silvia Rizzotto, capogruppo regionale di Zaia Presidente: I veneti sono stanchi di questo deplorevole giochetto Pd-5Stelle, l'autonomia è stata richiesta legalmente e legalmente deve essere riconosciuta». De Menech però è fiducioso: «Noi del Pd, in particolare del Veneto, stiamo cercando di rimettere al centro il tema, smontando la propaganda e montando la concretezza. È normale che, dopo decenni di proclami su secessione e nove decimi, al Sud stiano con le antenne alte. Ma se la smettiamo di parlare per frasi fatte e restiamo con i piedi per terra, possiamo finalmente concretizzare un'autonomia solidale e responsabile, che non è un fine da campagna elettorale bensì un mezzo per dare migliori servizi».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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