Bianchi: «Prepariamo i giovani all'uso dell'intelligenza artificiale»

Sabato 25 Settembre 2021
Bianchi: «Prepariamo i giovani all'uso dell'intelligenza artificiale»
IL DIBATTITO
VENEZIA Intelligenza artificiale e utilizzo responsabile dei dati, secondo un'etica che favorisca il progresso, ma al contempo tuteli le persone. Il binomio è stato il cuore della Ethics and artificial intelligence conference che è iniziata ieri all'Hilton Molino Stucky a Venezia e che continuerà anche oggi. L'evento, voluto da Aspen Italia, Intesa San Paolo e Tim ha visto diversi momenti in cui si è parlato di progresso economico e conciliazione delle due variabili. L'esordio è stato dell'ex ministro e attuale presidente di Aspen, Giulio Tremonti, citando Einstein: «Disse che la sua matita era più intelligente di lui, oggi potrebbe sostituirla con il computer, io però la penso diversamente, non è digito ergo sum, ma cogito ergo sum, gli algoritmi non possono sostituire i neuroni e l'artificiale non può sostituire l'intelligenza naturale».
È altrettanto vero però che l'IA (intelligenza artificiale) può sostenere, grazie alle capacità di elaborazione dei dati, le decisioni dell'uomo. Aiutandolo in settori come la medicina, la finanza, senza però prescindere dall'educazione: «Il tema è come gestire l'enorme massa di dati, come regolarli, con quali regole morali», ha esordito il ministro dell'educazione Patrizio Bianchi. E ha evidenziato il ruolo dell'Italia: «Siamo avanti su questo tema, assieme a Spagna e Finlandia siamo i punti di riferimento in Europa. Stiamo investendo molto nell'università per far sì che tutto il sistema si innalzi, così come la Pubblica amministrazione. Stiamo lavorando con il Pnrr per ridefinire le capacità dei ragazzi, in modo non solo da comprendere i dati, ma anche nel saperli utilizzare». Per chiarire il tema, legandolo all'etica, Bianchi ha fatto un esempio: «Si pensi ai dati di un ospedale, a quando ci si fa male a un dito. Una volta si faceva la lastra, oggi la tac. Abbiamo moltiplicato per diecimila i dati. Dalla primaria all'università lavoriamo per permettere ai giovani di diventare interpreti e utilizzatori di dati, evitando la creazione di conflitti sociali tra chi sa usare e chi no questi strumenti».
Sul tema è intervenuto anche Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim: «Si parla di banda larga, 5G, ora sentiremo parlare di cloud. La potenza di calcolo generata dall'IA permette di gestire molte sinapsi, ma si pone il problema che la Pubblica amministrazione ponga regole anche a livello internazionale». Il manager è tornato sul ruolo del Belpaese: «L'Italia ha fatto progresso notevoli, sul cloud si può posizionare bene, auspichiamo una collaborazione pubblico-privato. Si pensi che sul recovery plan solo il digitale richiede 46 miliardi di euro di investimenti».
LE POTENZIALITÀ
Nell'annunciare un osservatorio a Roma sull'IA, che sarà guidato da Angelo Maria Petroni, Gubitosi ha fatto capire con un esempio le potenzialità e i limiti degli strumenti innovativi: «Se qualcuno si sente poco bene distante da casa, la possibilità di accedere alla cartella clinica può aiutare. O ad esempio, per esaminare un tumore al seno, avere milioni di fotografie possono aiutare a individuare i segnali di pericolo. L'etica deve aiutarci a prendere queste decisioni, perché i dati da soli non decidono».
Quindi Stefano Lucchini, di Intesa San Paolo, ha proseguito: «Per analizzare un mutuo ci vogliono tre settimane-un mese, con l'IA qualche secondo. Però si potrebbe applicare anche alla gestione del portafoglio o al trading». Entra però in gioco la profilazione dell'utente, con i limiti e le volontà - o meno - di fornire informazioni dettagliate e personali all'azienda. Perciò risparmio, sì, comodità, anche, resta però la domanda su a che prezzo tutto questo.
Tomaso Borzomì
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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