Belluno, foreign fighter di 26 anni smascherato e rimpatriato a Tirana

Venerdì 2 Agosto 2019
SICUREZZA
BELLUNO La cellula bellunese dei foreign fighters non era completamente morta. A Belluno c'era ancora qualcuno pronto a andare a combattere per il Califfato. C'era lui, V.H., un 26enne albanese, che aveva tentato più volte di raggiungere la Siria. L'uomo, con problemi psichiatrici, è stato espulso nei giorni scorsi dallo stato Italiano, appena dimesso dalla Psichiatria di Belluno. Martedì è stato accompagnato a Malpensa è stato messo su un aereo e mandato in Albania. «Non potrà rientrare in Italia e Unione Europea per un periodo di quindici anni - spiegano dalla questura di Belluno in una nota -. Se lo farà potrà essere arrestato e condannato a una pena fino a tre anni di carcere».
LA CELLULA
Si erano addestrati sulle montagne bellunesi Ismar Mesinovic, l'imbianchino bosniaco di Longarone che morì combattendo per il Califfato in Siria nel gennaio del 2014, e Munifer Karamaleski, il macedone di Chies d'Alpago che partì con lui e di cui si sono perse le tracce. Entrambi vennero reclutati dall'imam del terrore, l'itinerante Bilal Bosnic, come ricostruito dall'inchiesta della Dda di Venezia, con le indagini dei carabinieri dei Ros di Padova. In quella indagine del 2014, denominata Borac era finito anche l'albanese-bellunese. L'uomo era stato per lungo tempo sottoposto ad attività investigativa. All'inizio però il nominativo dell'albanese, operaio edile integrato a Belluno, era rimasto soltanto tra le righe: non c'era mai stato nessun gesto concreto simpatia per la causa.
LA SVOLTA
A un certo punto l'albanese inizia. Cerca prima di raggiungere la Siria. I carabinieri del Ros, con i colleghi dell'Investigativo provinciale di Belluno, che lo controllavano da tempo hanno tracciato ogni suo movimento. «Il suo tentativo non è andato a buon fine - spiega la questura nella nota - perché l'uomo è stato fermato dalle Autorità bulgare all'inizio di quest'anno mentre, a bordo di un'auto, tentava di passare il confine bulgaro con la Romania, diretto verso la Siria. Rimpatriato in Albania, V.H. è poi comunque riuscito a rientrare a Belluno, dove vivono alcuni suoi familiari». Tra gli altri episodi accertati quanto accaduto nella serata del 20 gennaio 2019 a Venezia, nei pressi dell'ex consolato onorario di Turchia. V.H. era lì probabilmente per ottenere il visto per arrivare, passando per la Turchia, alla Siria, perché questo era sempre il suo obiettivo. È stato controllato mentre, a bordo del suo furgone e in stato confusionale, pronunciava frasi a favore dell'Islam e dei suoi martiri. «La successiva attività investigativa e di monitoraggio dell'albanese - prosegue la polizia - ha documentato che l'extracomunitario era vicino alla causa sostenuta dall'Isis e favorevole alla partenza di tutti i veri musulmani verso la Siria per combattere gli infedeli». Non messaggi espliciti sui suoi social, ma contatti con siti jihadisti. «È stata inoltre accertata una sua condizione di alterazione psichica che lo rende tuttora ancora più pericoloso e imprevedibile. Sono state anche riscontrate, fra le sue esternazioni, molte frasi ingiuriose nei confronti di esponenti politici nazionali», dice la polizia, che nella serata del 30 luglio scorso con i militari bellunesi lo hanno accompagnato a Malpensa. È stato espulso con decreto firmato dal Ministro dell'Interno Matteo Salvini.
Olivia Bonetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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