Basterà il medico di base per prescrivere i tamponi

Giovedì 7 Maggio 2020
LA SITUAZIONE
VENEZIA D'ora in avanti a prescrivere i tamponi Coronavirus in Veneto saranno anche i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta. Lo prevede una delibera della Regione, che amplia considerevolmente la platea dei sanitari autorizzati a disporre l'accertamento del valore di 64 euro, per oltre due mesi competenza dei Servizi di igiene e sanità pubblica delle Ulss: un'attività che ieri ha superato quota 400.000 analisi. Sono «disposizioni finalizzate a garantire un maggiore adeguamento del vigente sistema al contesto emergenziale in atto», si legge nel provvedimento approvato dalla Giunta guidata da Luca Zaia, in giorni in cui il tema degli esami di massa è tornato al centro del dibattito nazionale.
LA NOVITÀ
Sul punto lo stesso Zaia aveva espresso cautela per i tempi e i costi, difatti non è di questo che si tratta: la valutazione sull'opportunità o meno di effettuare il tampone orofaringeo rimane in capo ai dottori. La novità, però, è che adesso quei camici bianchi non sono più solo quelli dei Sisp, allertati dai medici e dai pediatri di base ogni volta che individuavano un caso sospetto fra i loro pazienti, bensì anche queste ultime due categorie, che da semplici sentinelle sul territorio diventano così prescrittori a tutti gli effetti, con un'evidente accelerazione dei tempi.
Spiega l'assessore regionale Manuela Lanzarin: «Si tratta di una procedura esente ticket che si effettua inserendo uno specifico codice, denominato 5G1, nel momento della compilazione della ricetta dematerializzata. Per semplificare le cose alla gente, questa operazione di immissione del dato nel sistema informatico non sarà più eseguibile solo da parte del medico specialista di area di Igiene e sanità pubblica, ma anche dai medici di medicina generale e dal pediatri di libera scelta. Non sarà quindi più necessaria la prescrizione specialistica». Come quesito diagnostico, verrà inserita la specificazione tampone per ricerca Sars-CoV2. L'esame prevede una tariffa di 61,70 euro, a cui va aggiunta quella di 2,30 per il prelievo, che però il cittadino non deve pagare: la spesa è coperta dal Servizio sanitario.
IL PIANO
Dopo l'attivazione della macchina arrivata dall'Olanda, che da sola processa quotidianamente 9.000 campioni biologici, la capacità di analisi del Veneto è notevolmente aumentata. Ma il governatore Zaia ha già in mente un ulteriore potenziamento: «Abbiamo un piano di rafforzamento che per la fine dell'estate ci porterà a fare 30.000 tamponi al giorno e, se ci riusciamo, anche oltre quella quota». Adesso reagenti e macchinari sono nuovamente disponibili sul mercato. Inoltre pure i dipartimenti di Prevenzione, come gli ospedali, devono gradualmente tornare all'attività ordinaria, anche in vista della prossima campagna vaccinale contro l'influenza. Per questa fase di potenziamento dei tamponi, perciò, medici e pediatri sul territorio diventano attori cruciali.
LE DIFFERENZE
Ma che differenze ci sono tra i vari esami? Le illustra lo stesso Zaia: «Il tampone è uno stecchino inserito nelle mucose che becca il virus al settimo-ottavo giorno dopo l'infezione. Poi c'è la cosiddetta saponetta, o test rapido, con la goccia di sangue: va benissimo ma per l'attività di screening, perché intercetta il virus dall'undicesimo giorno. Infine c'è il test sierologico, che mostra se si sono sviluppati o meno gli anticorpi, quindi dà un esito sì/no ma rispetto al contagio già avvenuto, tanto che a quel punto può esserci la necessità di fare il tampone per capire se la malattia è ancora in atto o se il paziente si è già negativizzato. A questo proposito, i primi risultati dello studio condotto dai professori Giuseppe Lippi e Mario Plebani dicono che la risposta anticorpale è di positività in circa il 2% dei prelievi effettuati su un campione casuale. So che c'è molto interesse da parte delle aziende e ognuno è libero di fare quello che vuole, ma lo dico per far capire che forse la scelta più corretta sarebbe quella di effettuare i tamponi di massa».
LE RIAPERTURE
Nel frattempo continua il confronto con il Governo sulla possibile anticipazione delle ultime riaperture: oggi i presidenti delle Regioni ne parleranno in videoconferenza. «Ho buone speranze per l'11 maggio dice Zaia ma chiaramente non dipende da noi. Non cerchiamo la rissa, vogliamo continuare un percorso di leale collaborazione. Sicuramente il Governo è nell'imbarazzo di non poter emanare una norma unica per situazioni diverse, per cui potrebbe risolvere il problema delegando le Regioni a decidere. Per quanto riguarda noi, siamo già in grado di presentare un progetto da validare. Per i ristoranti, non pensiamo a separé in plexiglas: basterebbero guanti e mascherina per personale, flacone di gel per i clienti, distanze fra i tavoli di 1,5-2 metri e magari misurazione della temperatura all'ingresso».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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