«Basta bugie, il premier chiarisca» Palazzo Chigi: una scelta politica

Sabato 8 Agosto 2020
IL CASO
ROMA «I verbali svelano la confusione e i danni che ha fatto il governo Conte non solo in Val Seriana, ma anche nelle regioni del Mezzogiorno con le fughe dal Nord di quei giorni. Basta quindi con i pieni poteri che il presidente del Consiglio si attribuisce scavalcando il Parlamento». Antonio Tajani, numero due di Forza Italia, ci va giù duro e attacca il governo per aver imposto il lockdown «in ritardo» in alcune zone e del Paese e poi per aver deciso di chiudere tutto.
IL FUTURO
All'affondo dell'ex commissario europeo si unisce a modo suo Matteo Salvini: «Un atteggiamento criminale. Se è vera la storia dei verbali del Cts al governo dovrebbero essere arrestati». Il leader della Lega ci va giù duro e attacca la decisione del premier di imporre il lockdown in tutta Italia per l'emergenza coronavirus accusandolo di aver detto «bugie». Ma non è solo la mancata chiusura differenziata del Paese, come suggerita del Comitato tecnico scientifico (Cts) a far insorgere l'opposizione. L'attacco punta diritto ai pieni poteri che lo stato d'emergenza attribuisce al premier sino ad ottobre.
«Nessuna delega in bianco può essere concessa per il futuro prossimo venturo», sostiene l'azzurro Giorgio Mulè, perché «il governo ha il dovere della verità per spiegare che cosa è avvenuto nel recente passato». «Serve che il presidente del Consiglio ci dica il come e perché ha chiuso l'Italia intera, attribuendosi poteri da satrapo, nonostante le diverse indicazioni degli esperti», incalza il deputato e responsabile Giustizia e Affari costituzionali di Forza Italia Francesco Paolo Sisto. In linea l'affondo di Maurizio Gasparri secondo il quale il governo Conte «ha agito in maniera irresponsabile e illegale creando gravi danni al Paese. Mi attendo - sostiene Gasparri - che la magistratura intervenga chiedendo di giudicare Conte e l'intero governo».
La maggioranza fa però quadrato intorno al premier e alle scelte fatte dal governo nei giorni di massima emergenza «che hanno permesso al Paese di fare meglio di tanti altre democrazie». «Non c'è nessun segreto, nessuna cosa riservata, il presidente del Consiglio ha fatto tutto alla luce del sole, per alcuni fin troppo, ha sempre spiegato tutto e ha fatto bene», sostiene il ministro Francesco Boccia. «Salvini a marzo diceva che occorreva chiudere tutto» ricorda il sottosegretario grillino Manlio Di Stefano che sottolinea le numerose giravolte del leader leghista. «Parlare dopo è molto più facile che fare durante», sostiene il presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che non ricorda le richieste dei suoi colleghi - anche di centrodestra - che in quelle settimane chiedevano misure ancora più drastiche. «Chiudere» l'Italia, ha invece rivendicato il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, fu una «scelta coraggiosa che ha fatto risparmiare 600 mila vite».
Ma sul rapporto tra le decisioni prese e i consigli del Cts Conte si mostra convinto delle scelte fatte anche perché ha più volte sottolineato che «spetta alla politica e al governo assumere decisioni». E così, mentre la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa plaude alla decisione di Capri di far adottare l'app Immuni ai turisti, a palazzo Chigi si ricostruiscono le decisione di quei giorni cominciando dal 3 marzo quando il Cts consigliò la chiusura della Val Seriana.
I RAPPORTI
«Ho chiarito tutti i passaggi nei minimi dettagli» spiegò il premier il 12 giugno subito dopo l'audizione con i magistrati nella quale sostenne che non dichiarare i due comuni zona rossa e decidere di chiudere l'intera Lombardia due giorni dopo fu una scelta politica. Anche se Conte sostenne di non aver mai visto il verbale del Cts del 3 marzo, non ha mai negato di essere a conoscenza del problema, tanto da chiedere un approfondimento il 4 marzo. Nelle tre ore con la pm Maria Cristina Rota, Conte spiegò anche i rapporti tra Roma e l'amministrazione regionale lombarda che in quei giorni resisteva ad ipotesi di chiusure parziali.
«Quello dei pieni poteri ora vuole arrestare il governo», sostiene Simona Malpezzi, senatrice del Pd. Una difesa dell'azione dell'esecutivo che non affronta però il rapporto tra gli organismi tecnici e le decisioni politiche soprattutto quando a palazzo Chigi risiedono i pieni poteri derivanti dallo stato d'emergenza.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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