Autostrade, tre arresti: falsificavano i rapporti sulla stabilità dei viadotti

Sabato 14 Settembre 2019
L'INCHIESTA
ROMA Le condotte degli indagati sono «gravemente minatorie della sicurezza degli utenti della strada». Le accuse del gip di Genova Angela Maria Nutini, che ieri ha disposto tre ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari e sei misure interdittive, per 12 mesi sia da enti pubblici che privati, sono supportate da decine di intercettazioni. L'Ipotesi dell'accusa pesantissima: dopo il crollo del ponte Morandi di Genova, costato la vita a 40 persone, due funzionari Autostrade, cinque di Spea, la società controllata dal gruppo Atlantia che si occupa di monitoraggio e controlli della rete per Autostrade, e un consulente esterno avrebbero compilato falsi report sui viadotti Pecetti della A26, in Liguria, e Paolillo della A16, in Puglia. Omettendo «elementi rilevanti per la valutazione della sicurezza strutturale e per il mantenimento della sicurezza stradale». Falsi e omissioni, secondo la Finanza di Genova, nonostante fosse «accertato che la realizzazione del viadotto (Paolillo ndr) fosse avvenuta in modo difforme dal progetto esecutivo, dalle relazioni di calcolo a quanto allegate e dalla contabilità finale dei lavori e che pertanto tali documenti nulla potevano garantire in ordine alla sicurezza statica del manufatto». Così sono finiti ai domiciliari Massimiliano Giacobbi (Spea), Gianni Marrone (direzione VIII tronco) e Lucio Torricelli Ferretti (direzione VIII tronco). Le misure interdittive, invece, riguardano tecnici e funzionari di Spea e Aspi: Maurizio Ceneri, Andrea Indovino, Luigi Vastola, Gaetano Di Mundo, Francesco D'antona e Angelo Salcuni.
LE INTERCETTAZIONI
«Non è possibile una superficialità così spinta dopo il 14 agosto, cioè - dice al telefono con la responsabile della sorveglianza del'Utsa di Genova - vuol dire che la gente coinvolta non ha capito veramente un ca..o» «ma proprio eticamente», dice al telefono Andrea Indovino, tra i 9 destinatari delle misure cautelari in carcere. Chiamato a redigere la relazione è convinto che non vi siano le condizioni per autorizzare il T.E. (trasporto eccezionale) e manifesta le proprie perplessità apertamente sin da quando gli viene assegnato il compito. ma poi conclude: «Però, che prima di dire no secco, perché poi alla fine ti chiedono nuovamente il perché... prima di dire no secco mi sembra corretto esplorare tutte le possibilità in modo razionale». E il gip sottolinea: «non rinunciando, nonostante le premesse, a soddisfare le richieste che sono state formulate in relazione ad un cliente tanto importante». Indovino è perfettamente consapevole delle problematiche: «Più andiamo oltre e più rosicchiamo i margini di sicurezza, quindi, non ci possiamo più permettere di avere aleatorietà... soprattutto perché siamo tutti consapevoli che nessuno ha fatto la tac a quel viadotto...-È un viadotto che ha delle problematiche, alcune sono manifestate, noi lo abbiamo preso in conto, ma ce ne saranno delle altre».
UNA BOCCIATURA
La verifiche di Ceneri e Indovino relative alla sicurezza del viadotto Pacetti concludevano che i coefficienti di sicurezza erano rispettati anche in relazione al passaggio sul viadotto di un trasporto eccezionale da 141 tonnellate. Ma le comunicazioni interne e le intercettazioni sembrano restituire un altro risultato. Il 17 ottobre scorso, Andrea Indovino invia un'email a Serena Alemanni di Spea: «Non avendo margini di sicurezza soddisfacenti e dovendo eventualmente adottare la situazione più cautelativa tra quelle in archivio, risulterebbe una bocciatura (analisi di livello 2) del transito.
DEPISTAGGIO
Per il giudice, «Esiste il concreto e attuale pericolo che, in relazione a taluni indagati, l'allontanamento dal ruolo ricoperto non li distolga dal continuare a inquinare le indagini, potendo confidare in un tornaconto, anche di tipo economico». Torricelli Ferretti, della direzione VIII tronco di Autostrade, scrive il gip, «è tra i soggetti attivi nell'attività di inquinamento probatorio. Da una conversazione telefonica tra altri due soggetti si evince che Ferretti utilizzi il dispositivo di disturbo delle intercettazioni». Non solo: gli indagati si adoperano anche a preparare i testimoni che vengono sentiti durante le indagini. «Con il riferimento all'audizione di una persona sentita nell'ambito dell'inchiesta - si legge nell'ordinanza - si recrimina di non esserlo riuscito a preparare sufficientemente».
Valentina Errante
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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