Autonomia, in cdm solo una pre-intesa

Venerdì 3 Maggio 2019
IL CASO
ROMA Prima il tavolo con il premier Conte, poi un testo «largo» in consiglio dei ministri. Un gesto simbolico. Una sorta di pre-intesa da far emendare alle Camere. In queste ore la Lega studia una soluzione per cercare di uscire dallo stallo dell'Autonomia differenziata. Matteo Salvini è intenzionato a portare a casa, entro il 26 maggio, il primo tassello: una mossa in chiave Europee per placare soprattutto l'asse dei governatori del Nord (Luca Zaia in Veneto ed Attilio Fontana in Lombardia). Il problema però sono i testi. A oggi, riferiscono fonti di governo, esistono solo «collazioni» di misure per singole competenze da trasferire dallo Stato centrale alle tre regioni interessate. Permane infatti lo stop dei dicasteri a guida M5S più coinvolti nell'Autonomia differenziata: Infrastrutture, Sanità e Cultura. Un muro contro muro che sembra non portare da nessuna parte. Da qui l'idea dei governatori leghisti per sbloccare la faccenda: il consiglio dei ministri potrebbe intanto licenziare un testo largo, mandandolo alle Camera per farlo emendare e discutere. Una soluzione che preserverebbe i 5 Stelle, pronti a dire che si tratta di una pre-intesa da modificare e con scarso valore, ma anche la Lega. Portando a casa il primo via-libera, la battaglia identitaria del Carroccio segnerebbe comunque un punto. Pronto a tornare utile in campagna elettorale. Un film già visto e titolabile così: Win-win. E cioè: nessun esce sconfitto da questa partita. Sia i gialli sia i verdi, a fine propagandistici, potranno comunque dire di non aver ceduto alle pressioni dell'alleato.
L'APPUNTAMENTO
Nel corso dell'ultimo consiglio dei ministri, martedì scorso, Erika Stefani, responsabile degli Affari regionali, ha provato ad accelerare la pratica, mettendo sul tavolo una relazione, definita però dal M5S un «compitino precario e incompleto». Ed è davanti a quest'ennesimo scontro, con Salvini pronto ad annunciare che l'Autonomia sarà oggetto del prossimo Cdm, è spuntata l'idea del tavolo con il premier Giuseppe Conte.
Al momento, anche a parole, le posizioni dei due alleati non sembrano essere concilianti. Ecco Barbara Lezzi, ministro M5S per il Sud: «Io credo che la Lega sia in difficoltà a stilare questo accordo, questa intesa. Ravviso nei colleghi della Lega delle paure, dei timori. Ritengo che una riforma di questa portata dovrebbe essere portata in Parlamento». La pentastellata fa un'altra premessa: «Se è vero quello che dicono i Governatori e quello che dicono Salvini e il ministro Stefani e cioè che porterà dei vantaggi per tutti - anche se a me sembra curioso che possa portare vantaggi a tutti senza costare niente a nessuno - ma, se sono riusciti a stilare una bozza di questo genere, allora che problema c'è ad arrivare in Parlamento e farlo anche emendare a tutti i gruppi politici che rappresentano l'intero territorio?». Il clima è rovente, anche perché l'Autonomia diventa subito la valvola di sfogo di altre tensioni. O comunque la camera di compensazione di dossier che ancora non riescono a vedere una luce e di altre partite politiche. In sottofondo si registra un enorme senso di difficoltà. A farlo capire è proprio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti: «Siamo da 4 mesi in campagna elettorale tra Regioni e Comuni - ha detto Giorgetti il Primo maggio - Ma poi ci sono cose da chiarire, come ad esempio la vicenda dell'Autonomia delle regioni, che fa parte del contratto di governo e che noi vogliamo portare a casa. Senza mettere nessuno in difficoltà, ma questo a noi è chiaro e deve essere chiaro a tutti».E dunque si va avanti ancora così, alla ricerca di un punto di luce per cercare di non far saltare il banco.
S. Can.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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