Assassinata a 21 anni da una guardia giurata che poi si toglie la vita

Giovedì 16 Settembre 2021
IL FEMMINICIDIO
MONTECCHIO MAGGIORE (VICENZA) Ha aperto lei stessa la porta al suo assassino, ignara che quella persona potesse essere capace di tanta violenza. E invece l'omicida le ha puntato contro una pistola, sparandole in pieno volto, per poi darsi alla fuga. Un altro femminicidio, il secondo in pochi giorni, in provincia di Vicenza. Stavolta a morire è una ragazza di appena 21 anni: Alessandra Zorzin viveva a Valdimolino, una frazione di Montecchio Maggiore. Era una giovane mamma, lascia una bimba di appena 2 anni e il marito Marco Ghiotto. A ucciderla è stato Marco Turrin, quarantenne di Vigodarzere (Padova), che lavora come guardia giurata.
Era una vita felice, quella di Alessandra, un'esistenza che procedeva ogni giorno al fianco di quella bambina che adorava. A testimoniarlo una foto pubblicata sul suo profilo Facebook solo pochi giorni fa: un selfie che la ritrae in auto, con la figlioletta seduta sul seggiolino. Un quadro familiare apparentemente sereno, sul quale ieri, alle 13, si è abbattuta la tragedia. Con analogie inquietanti con la morte avvenuta cinque giorni fa a Noventa Vicentina di Rita Amenze, massacrata a colpi di pistola dal marito. Perché anche in questo caso il vigliacco assassino dopo aver sparato è fuggito, dando il via a una caccia all'uomo durata fino al tramonto quando Marco Turrin è stato intercettato a Creazzo, alle porte di Vicenza; circondato dalle pattuglie, si è sparato con la stessa arma con la quale ha ucciso Alessandra, la sua pistola di servizio. Ricoverato in ospedale, è morto un'ora dopo.
Valdimolino è un angolo di verde sulle colline sopra Montecchio Maggiore, affacciate sul colle dove Shakespeare ha localizzato il castello dei Montecchi e la vicenda di Giulietta e Romeo. Ma qui, oggi, non c'è nulla di romantico. È l'ora di pranzo quando di fronte all'abitazione della famiglia arriva una Lancia Y dalla quale scende un uomo che suona il campanello. I vicini hanno visto più volte quella persona entrare in casa, forse per un'amicizia - a quanto pare recente - che probabilmente lui credeva potesse diventare qualcosa di più. E sono proprio gli abitanti della contrada a fornire i primi dettagli dell'accaduto. Ad un certo punto, tra Marco e Alessandra scoppia un litigio, nell'aria riecheggiano delle urla, poi un rumore secco, improvviso. Quindi, il silenzio. I vicini si insospettiscono e mentre l'uomo risale sulla sua auto per allontanarsi, si avvicinano all'abitazione, suonano il campanello. Dall'interno, però, nessuna risposta. Alessandra è già a terra, probabilmente senza vita: un unico colpo l'ha raggiunta in pieno volto. La preoccupazione e l'apprensione si trasformano in allarme, i vicini chiamano il marito della donna, che sta pranzando dai genitori; la figlioletta è alla scuola materna.
LA SCOPERTA
All'arrivo del marito, la scoperta: Alessandra è distesa sul letto, ormai priva di vita. Nel frattempo, l'omicida inizia la sua fuga in auto, macinando chilometri al volante, lontano da quel luogo in cui ha compiuto l'inimmaginabile. Ma i dispositivi di controllo elettronico stradali rilevano la targa dapprima a Peschiera, nella zona del lago di Garda, e poi nel Bolognese. I carabinieri gli danno la caccia, con le cautele del caso dal momento che si tratta di una persona armata e in evidente stato confusionale. Può essere pericoloso, e lascia perplessi il fatto che fino a tarda sera non vengano diffuse le generalità e le immagini di un fuggiasco omicida che nel suo girovagare avrebbe potuto incrociare casualmente chiunque e magari provocare altri danni. D'altra parte Turrin non è nuovo a episodi che hanno avuto a che fare con l'uso delle armi. Sedici anni fa, alla periferia di Padova, una sera si era appartato in auto con la fidanzata dell'epoca e per motivi mai chiariti dalla sua arma di servizio era partito un colpo che gli aveva trapassato la coscia. Un segnale, forse, di una pericolosa confidenza eccessiva con le armi, che pure ha continuato a detenere in virtù del suo lavoro di guardia giurata. Uno strumento di morte che la follìa lo ha spinto a usare contro una giovane mamma di 21 anni.
Filippo Stella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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