Arriva l'aereo dei soccorsi, test sulla nave per gli italiani. Il virus arretra nel mondo

Giovedì 20 Febbraio 2020
LA STORIA
ROMA «State tranquilli, ce la faremo. Qui la situazione è pesante, ma stiamo facendo del nostro meglio, i passeggeri stanno rispettando le indicazioni del comandante» dice al telefono un giovane italiano dell'equipaggio parlando con i genitori. «Dear crew della Diamond Princess, grazie. La mia famiglia ed io vogliamo esprimere il nostro apprezzamento per il vostro lavoro, il vostro sacrificio nelle ultime settimane», si legge in un cartello, con cuori e un grande «thank you» disegnato, lasciato sulla porta di un cabina della nave del contagio, da una famiglia di Hong Kong che, insieme a tutti i passeggeri provenienti da quel pezzo particolare di Cina, è stata evacuata. Poco prima era toccato agli australiani.
LO SCENARIO
Cartoline dalla Diamond Princess, al largo di Yokohama, Giappone, dove la decisione incauta di non lasciare scendere i passeggeri il 4 febbraio, quando fu segnalato il primo caso, ha causato il più grave focolaio del coronavirus fuori dalla Cina. I contagiati sono diventati 624, di tutte le nazionalità, su un totale di 3.700 passeggeri, uno su sei. Gli americani, prima della fine della quarantena che è stata completata ieri, hanno portato via quattrocento connazionali domenica. Il nostro Paese, per i 35 italiani a bordo (25 fanno parte dell'equipaggio) ha preferito organizzare una missione più prudente e corretta dal punto di vista scientifico. D'intesa tra il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e quello della Sanità, Roberto Speranza, in collaborazione con la Protezione civile e il Ministero della Difesa, è prima partito un aereo con a bordo un pool di medici specialisti che andranno a rifare tutti i test ai 35 italiani (tenendo conto che un passeggero di 72 anni è risultato positivo, mentre la moglie per ora è negativa). La squadra medica è formata da due specialiste dello Spallanzani e dal personale sanitario dell'Esercito del dipartimento scientifico del Policlinico militare di Roma. Ieri invece è decollato un secondo aereo, il Boeing 767, lo stesso utilizzato per le missioni a Wuhan, dove viaggeranno non solo gli italiani da rimpatriare, ma anche cittadini di altre nazionalità europee che hanno chiesto aiuto al nostro Paese: saranno 27 della Polonia, della Germania, della Grecia, della Slovenia e della Francia. Quanti saranno gli italiani a partire? Cominciando dal comandante Arma e dal giuliano Madonia, alcuni membri dell'equipaggio dovranno restare. Dovrebbero, dunque, tornare in 30. Il condizionale in questo caso è obbligatorio, perché c'è la variabile dei test. Se oltre al caso già noto, dovesse risultare che vi sono altri contagiati, bisognerà decidere cosa fare. Nel 767 c'è un'area protetta e sono disponibili due barelle ad alto biocontenimento. Ma ci sono forti perplessità di fronte all'opportunità di fare viaggiare chi è positivo insieme agli altri come hanno fatto gli americani. Più probabile che chi è positivo resti in un ospedale giapponese e sia poi rimpatriato con un altro aereo. Il volo di ritorno arriverà a Pratica di Mare nelle prime ore di venerdì, dopo uno scalo a Francoforte. In Italia, nuova quarantena. Dalla Cina, intanto, le prime, timide, notizie positive: il numero delle persone guarite dal coronavirus martedì hanno superato per la prima volta quello dei nuovi contagi: i dimessi dagli ospedali sono stati 1.824, le infezioni 1.749. Il segretario di Stato americano,
Mauro Evangelisti
Giuseppe Scarpa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci