Appalti pilotati per i camici dei medici in Lombardia I pm: Fontana a processo

Venerdì 3 Dicembre 2021
L'INCHIESTA
ROMA L'accusa che rischia di portare a processo il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, e altre quattro persone, è frode nelle pubbliche forniture. La procura di Milano ha infatti chiesto il rinvio a giudizio degli imputati in relazione alla procedura di affidamento da parte della Regione di una fornitura, poi trasformata in donazione, del valore di circa mezzo milione di euro: 75mila camici e dispositivi di protezione individuali per fronteggiare i mesi più drammatici della pandemia da Covid. Ad aggiudicarsi l'incarico, la società Dama, di Andrea Dini, cognato di Fontana e finito pure lui sotto inchiesta. A distanza di 4 mesi dalla chiusura delle indagini, i pm sono convinti di avere raccolto prove a sufficienza nei confronti non solo del presidente lombardo e del cognato, ma anche di Filippo Bongiovanni e Carmen Schweigl, rispettivamente ex direttore generale e dirigente di Aria spa - l'Azienda Regionale per l'Innovazione e gli Acquisti -, e di Pier Attilio Superti, vicesegretario generale della Regione.
LE ACCUSE
L'inchiesta è stata chiusa lo scorso 26 luglio. Rispetto alle contestazioni iniziali c'è stata la richiesta di archiviazione del capo di imputazione in cui solo Dini e Bongiovanni rispondevano di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente.
All'epoca dei fatti, quando il conflitto di interessi era venuto a galla, la fornitura dei camici era stata trasformata in una donazione. Un escamotage, per l'accusa, che non ha mai convinto gli inquirenti. Alla Regione erano arrivati 50mila camici: l'ordine non era stato perfezionato per la mancata consegna di un terzo del materiale, cosa che ha portato i pm a formulare l'accusa di frode in pubbliche forniture. Secondo la ricostruzione dei magistrati, Fontana sarebbe intervenuto personalmente tentando di risarcire il cognato per il mancato introito: al centro dell'inchiesta c'è infatti un bonifico - poi bloccato in quanto segnalato dalla Banca d'Italia come operazione sospetta - da 250mila euro prelevati da un conto in Svizzera riconducibile al presidente lombardo. Da qui è scaturita pure un'inchiesta autonoma per autoriciclaggio e falso in voluntary disclosure nei confronti di Fontana.
LE REAZIONI
Nessuna sorpresa per il politico leghista: «Era previsto e prevedibile» ha affermato il governatore della Lombardia. «La richiesta della procura di Milano è semplicemente vergognosa - ha affermato Matteo Salvini - chi ha aiutato la propria comunità dev'essere ringraziato e non processato».
Mic. All.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci