Adriano, dalla banale influenza alla morte «Com'è arrivata sta roba in campagna?»

Domenica 23 Febbraio 2020
LA VITTIMA
VO' EUGANEO (PADOVA) Sono 12 i casi di Coronavirus registrati a Vo' Euganeo, paese da tremila e trecento abitanti in provincia di Padova. Per uno di loro non c'è stato nulla da fare. Adriano Trevisan, 78 anni, ex imprenditore edile e papà dell'ex sindaco Vanessa Trevisan, è spirato venerdì sera intorno alle 23. «Il suo è stato un peggioramento improvviso, alla fine non c'è stato nemmeno il tempo di trasferirlo in Azienda ospedaliera a Padova. È morto a Schiavonia» ha spiegato Giuliano Martini, il sindaco del paese che da due giorni è diventato l'epicentro della crisi.
Vanno migliorando, invece, le condizioni del 67enne Renato T., che vive nella frazione di Cortelà, a tre chilometri circa dalla Locanda del Sole, il bar dove si ritrovava insieme all'amico Adriano per le loro partite a carte. Partite durante le quali potrebbe essere avvenuto il contagio: «Si è faccia a faccia, uno davanti all'altro, quando si gioca. Potrebbero essersi contagiati così», ipotizza il primo cittadino il cui obiettivo, ora, è quello di individuare il paziente zero.
Gli altri 9 risultati positivi al Coronavirus sono tutti familiari o amici stretti dei due anziani. Tra loro anche la figlia di Adriano, l'ex sindaco, che si è chiusa in un rigorosissimo silenzio. «Non riusciamo a dire nulla, non è il momento, non sapremmo nemmeno cosa dire» spiega al telefono il fratello Vladimiro Trevisan, assieme al resto della famiglia (la mamma, il fratello e la sorella) ricoverato nel reparto di Malattie infettive dell'ospedale di Padova.
Tutti fortemente provati, non solo dal lutto, ma anche dalla preoccupazione per il futuro. Adriano, tre figli che l'avevano reso più volte nonno, era ricoverato all'ospedale di Schiavonia da 10 giorni per quella che sembrava una banale anche se forte influenza. Poi venerdì mattina il tracollo improvviso, con l'aggravamento della sintomatologia a livello respiratorio, e la morte in tarda serata. Era in pensione da molti anni, dopo aver chiuso la sua piccola impresa edile, e si dedicava alle sue passioni, in particolare la pesca, nei canaletti immersi nel verde della sua bella Vo' Vecchia.
I VICINI
Il suo amico Renato T. è stato per tutta la vita un imprenditore agricolo e tutt'ora si occupa del suo vigneto che sale sui pendii del monte Venda. Anche la sua famiglia è finita ricoverata a Malattie Infettive. La vicina di casa ieri mattina si aggirava nel cortile per godersi un po' di sole con la sua mascherina azzurro-verdina sul volto: «Son venuti quelli dell'Ulss a controllarci. Pare che noi siamo a posto; ma Renato poveretto, che brutta cosa. Ma come è arrivato qua sta roba cinese? Siamo qua in mezzo alla campagna noi». Ed è proprio questa la domanda che si fanno tutti. Chi è il paziente zero? Venerdì sera il sindaco assicurava che nel paese padovano non c'erano orientali. Ma ieri otto cinesi sono stati portati in ospedale per i controlli. Da qualche tempo lavorano in un capannone appena fuori Vo': dovevano essere solo due, invece al controllo ne sono stati trovati sei in più, su cui si stanno approfondendo le verifiche.
Intanto il paese si prepara ad affrontare oggi la prima domenica da isolati: niente messe nelle chiese di Vo'. Tutte le funzioni religiose sono state annullate. Ma il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, è andato oltre e ha imposto ai suoi sacerdoti che officieranno le messe nei paesi confinanti, di consegnare l'ostia solamente in mano durante la comunione, non in bocca, e di svuotare tutte le acquesantiere. È la fede ai tempi del Coronavirus, nella piccola Wuhan dei Colli Euganei.
M.Lucc.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci