Aborto, stretta in Piemonte Salvini: decidano le donne

Giovedì 17 Settembre 2020
LA POLEMICA
ROMA La prima mossa l'aveva già fatta a inizio agosto, all'indomani della pubblicazione delle linee guida nazionali del ministero della Sanità. Ed ecco, che dopo aver chiesto un parere all'Avvocatura, adesso l'assessore agli Affari legali del Piemonte, Maurizio Marrone di Fratelli d'Italia, è pronto a sollevare una barricata ancora più alta contro le regole fissate da Roberto Speranza per regolare l'interruzione di gravidanza con metodo farmacologico senza obbligo di ricovero.
La sua intenzione, infatti, è di presentare una delibera che prevede lo stop alla somministrazione della Ru486 nei consultori così come alla distribuzione in day hospital. Il tutto, affiancato da un «raccordo delle istituzioni con i movimenti pro vita».
Insomma, dopo l'Umbria tocca a un'altra Regione amministrata dal centrodestra tentare la crociata contro la pillola abortiva. In realtà, il presidente Alberto Cirio prova a mettere un freno alla polemica, spiegando che «la delibera non è ancora in programma», che si tratta di «una proposta dell'assessore» che «verrà portata prima in maggioranza per una valutazione da parte di tutti, essendo un tema che tocca le sensibilità individuali».
LE POSIZIONI
Il M5s parla di «oscurantismo vergognoso», il Pd di una proposta «gravissima» e Leu, con Federico Fornaro, di «attacco ai diritti delle donne». A sorpresa o forse con un occhio al voto del prossimo week end - un altolà arriva anche da Matteo Salvini secondo cui è meglio lasciare «che siano le donne a scegliere della loro vita e del loro futuro». A chiedere rassicurazioni direttamente al governatore è stato poi il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia. L'assessore Marrone però insiste e assicura di non avere intenzione di farne «una bandiera ideologica». Anzi, cerca di rovesciare sugli oppositori l'accusa che gli viene rivolta. «La preoccupazione è difendere prima di tutto la salute della donna e non accetto che la si strumentalizzi per fare campagna sulla loro pelle».
Le linee guida del ministero annullano l'obbligo di ricovero dall'assunzione della pillola Ru486 fino alla fine del percorso assistenziale e allungano il periodo in cui si può ricorrere al farmaco fino alla nona settimana di gravidanza. La circolare è stata emanata dopo che la presidente leghista della Regione Umbria, Donatella Tesei, lo scorso giugno, con una delibera, ha previsto che la somministrazione della pillola abortiva avvenisse con ricovero ordinario di tre giorni, escludendo il day hospital.
LA PROTESTA
Una decisione che ha scatenato la protesta delle associazioni femminili, con in testa la Rete umbra per l'autodeterminazione che l'ha definita una «scelta non a tutela della salute delle donne». Critiche respinte al mittente dalla governatrice che ha sempre parlato di «scelta non ideologica». «Quando abbiamo preso la decisione l'abbiamo fatto in totale aderenza alle linee guida dell'Istituto superiore di sanità (Iss), applicando la legge nazionale e non seguendo un'interpretazione politica». Anzi, dopo la delibera della discordia dall'esecutivo umbro è partita la richiesta di un parere al ministero che ha poi risposto, lo scorso 8 agosto, aggiornando le linee guida sulla somministrazione della Ru486. «Abbiamo ricevuto il provvedimento e ne stiamo valutando il testo», aggiunge la presidente Tesei. «Ci stiamo lavorando e a breve emetteremo la delibera che adegua il protocollo di somministrazione alle nuove linee guida ministeriali. Che seguiremo alla lettera e soprattutto che abbiamo sollecitato noi».
Barbara Acquaviti
Italo Carmignani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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