Servizi ai cittadini e agricoltura: il modello di sviluppo dell’Alto Bellunese

Con i fondi europei il GAL sosterrà i servizi al territorio, senza dimenticare la sua vocazione rurale

Servizi ai cittadini e agricoltura: il modello di sviluppo dell’Alto Bellunese
Contenuto a cura di Piemme SpA Brand Lab in collaborazione con REGIONE DEL VENETO - DIREZIONE ADG FEASR, BONIFICA E IRRIGAZIONE

Tenere vivi i territori, anche quelli più periferici, senza perdere l’identità. È il difficile compito dei Gruppi di azione locale, i partenariati pubblico-privati, nati più di vent’anni fa all’interno delle politiche europee, per favorire uno sviluppo “dal basso” delle aree a maggiore vocazione rurale. Ne è un esempio il progetto “l’Orto ritrovato” che, nelle vallate agordine - un territorio noto non solo per le sue montagne e il turismo, ma anche per essere il luogo di fondazione e sede di un grande stabilimento della Luxottica, leader mondiale nella produzione di occhiali di alta qualità - ha invece stimolato il recupero dei prodotti e dei saperi legati all’agricoltura di montagna.

L’iniziativa di cooperazione, guidata dal GAL Alto Bellunese, ha permesso di creare a San Tomaso Agordino il centro “Orti rupestri”, dove vengono conservate e messe a disposizione degli agricoltori le sementi di specie vegetali, sia quelle autoctone, sia quelle che nel tempo hanno trovato spazio negli orti dell’area. Il progetto, a cui hanno collaborato anche il GAL Montagna Vicentina ed il GAL austriaco dell’Osttirol, ha previsto anche attività di formazione per “contadini custodi”, allo scopo di rafforzare la vocazione rurale del territorio.

Proprio gli agricoltori custodi, soprattutto quelli che svolgono l’attività agricola non professionale, saranno uno degli elementi caratterizzanti del nuovo Programma di sviluppo locale del GAL Alto Bellunese, appena approvato dalla Giunta regionale del Veneto, che darà attuazione alla strategia LEADER per il periodo 2023-2027. «Il nuovo programma riprenderà le precedenti esperienze di cooperazione puntando anche sugli imprenditori agricoli custodi - spiega Marco Bassetto, direttore del GAL Alto Bellunese. Durante la fase di analisi abbiamo riscontrato un fabbisogno preciso rispetto a questa tematica e raccolto un buon numero di manifestazioni di interesse. Attraverso un intervento specifico saremo in grado di sostenere realtà che non sono imprese agricole professionali, né coltivatori diretti, ma che contribuiscono a mantenere viva l’attività produttiva del territorio. Vogliamo coinvolgere questi piccoli produttori facendoli dialogare tra loro e finanziando, ad esempio, attrezzature da utilizzare in comune, sia per la coltivazione, che per la trasformazione».

L’idea è quella di favorire soluzioni condivise, consentendo anche investimenti che queste piccole realtà non potrebbero affrontare contando solo sulle proprie forze. «Si tratta di realtà che mantengono viva la coltivazione di specie autoctone, ma che non possono permettersi un certo tipo di investimenti. Così, i piccoli produttori di orzo o di altri cereali potranno dotarsi di una macina più moderna, piuttosto che di un’apparecchiatura più efficiente per il confezionamento».

La nuova strategia di sviluppo locale per l’Alto Bellunese ha un focus ben preciso: il miglioramento dei servizi per i suoi abitanti. «Il nuovo programma sarà molto focalizzato sul tema dei servizi alla cittadinanza - conferma Marco Bassetto - come previsto anche dai nuovi regolamenti europei per lo sviluppo locale LEADER. Per questo punteremo a consolidare le attività di servizio degli enti pubblici e del terzo settore presenti sul territorio. Parallelamente continueremo a dare impulso alla nascita e al consolidamento di nuove attività extra-agricole e alla diversificazione delle attività in ambito prettamente agricolo».

Tra le novità del periodo 2023-2027, c’è anche un’iniziativa mirata a favorire la residenzialità nel territorio dell’Alto Bellunese. «Avvieremo un progetto a sostegno della residenzialità per permettere ai dipendenti pubblici, di cui necessitano gli enti che erogano servizi essenziali ai cittadini, di venire a vivere e rimanere nel nostro territorio. Anche questo è un modo per assicurare la continuità dei servizi per i cittadini e aumentare l’attrattività delle nostre valli».

Il progetto l’Orto ritrovato fa parte della campagna informativa “Storie di sviluppo rurale”, condotta dalla Regione del Veneto per far conoscere i risultati della politica di Sviluppo rurale regionale.