La parola icona deriva dal greco eikon, che significa letteralmente “immagine”: mai come nel caso di Frida Kahlo pare appropriata tale etimologia. La famosa pittrice messicana è infatti entrata a pieno titolo nel panorama culturale condiviso: non solo come artista di grande talento, simbolo di un intero Paese − il Messico − e di un determinato, tumultuoso, periodo storico, ma anche come emblema di lotta, libertà, passione, emancipazione femminile, coraggio e riscatto personale. Racconta la critica dell’arte spagnola Victoria Combalía: «In realtà sembrano essere esistite tre Frida differenti, se non di più. Una è quella rivelata dalle lettere e dagli scritti dell’artista: una persona sofferente e instabile, ma anche vivace, politicamente combattiva, sempre in cerca di amore, contraddittoria, ironica e dotata di un grande senso dell’umorismo. La seconda è la Frida altezzosa che inchioda lo sguardo sull’osservatore fino a ipnotizzarlo, impassibile e con il viso leggermente reclinato da un lato. L’ultima è quella che, senza mai trascurare la fierezza e il contegno, si presenta come una maschera di dolore; l’icona, ben presto convertitasi in simbolo della sofferenza delle donne, su cui si fonda l’interpretazione della sua pittura come una rivendicazione della condizione femminile. Oggi come ieri, il mito di Frida Kahlo continua a vivere».
Frida Kahlo come mai vista prima
Nel corso degli anni, in Italia, sono state organizzate alcune mostre con le opere di Frida Kahlo o dedicate alla sua immagine, ma nessuna, finora, aveva indagato così a fondo la riflessione politica e il sodalizio artistico-amoroso intercorso tra i due pilastri della pittura messicana: ecco che nasce “Frida Kahlo e Diego Rivera. La Collezione Gelman”, a cura di Daniela Ferretti, in esposizione a Padova presso il Centro Culturale Altinate San Gaetano, dal 14 febbraio al 4 giugno 2023. Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, l’esposizione è organizzata dalla Vergel Foundation, MondoMostre e Skira (che ne produce il catalogo), in collaborazione con l’Instituto Nacional de Bellas Artes y Literatura (INBAL), e sarà l’unica, imperdibile, tappa italiana.
Becoming Frida, genesi di un’icona
L’icona, ovvero l’immagine, di Frida è riconoscibile ovunque: basta un semplice tratto di penna per connotarla e renderla unica, distintiva, una tiara di fiori sgargianti sui capelli scuri e il segno grafico delle sopracciglia unite. Ma quando è iniziata la “Frida mania”? Probabilmente nel 2002, anno di uscita del film biografico di Julie Taymor che ne ripercorre la vita dalla fanciullezza, poco prima del terribile incidente in autobus (benché Frida amasse dire che nella vita aveva avuto due incidenti, «il primo fu quando un tram mi mise al tappeto, l’altro fu Diego»), passando per la conoscenza di Rivera “El panzón”, l’amore folgorante e doloroso, i tradimenti, la passione politica, la relazione con Lev Trockij, il successo ottenuto in America, le disperate sofferenze per i figli mai avuti, fino alla morte per embolia polmonare, a soli quarantasette anni. «Chi era davvero Frida Kahlo? Perché così tanta gente è affascinata, in ugual misura, dalla sua vita e dalle sue opere?», si chiede ancora Victoria Combalía, rintracciando una possibile risposta nel mito della nascita: «Magdalena Carmen Frida Kahlo Calderón venne al mondo il 6 luglio 1907 nel quartiere di Coyoacán, a Città del Messico. Anni dopo avrebbe dedicato un quadro alla propria nascita: una bimba che sembra morta sorge da una donna il cui volto è celato da un lenzuolo; sul letto, un’effigie dell’Addolorata trafitta dalle spade, come una sorta di presagio di tutte le disgrazie a venire. Con grande perspicacia e una buona dose di maschilismo, Diego Rivera disse che Frida esprimeva «con franchezza assoluta e in modo tranquillamente feroce, i fatti generali che riguardano esclusivamente le donne». Per lui, come per Picasso, la donna era destinata a soffrire. Non a caso aveva affermato: «Quanto più amo una donna, tanto più desidero ferirla».
L’arte come elemento fondativo nella creazione della nuova Nazione
Le opere artistiche facenti parte della collezione di Jacques e Natasha Gelman risalgono a un momento cruciale della storia messicana: la Rivoluzione del 1910 provocò infatti una guerra civile terribile che durò per quasi un decennio e portò al potere il nuovo governo di Álvaro Obregón, concretamente impegnato nella riforma agraria, nel rendere accessibile l’istruzione e nel ridisegnare l’identità nazionale incoraggiando l’integrazione. In questo contesto, l’arte non poteva stare in disparte e doveva trovare una voce, per affiancare i nuovi ideali e accompagnare la rinascita del Paese: Frida Kahlo, che diceva essere nata proprio nell’anno della rivoluzione, il 1910 (benché la nascita ufficiale risalga a tre anni prima) e Diego Rivera (che nel 1910 iniziava ad avere successo nelle gallerie parigine e tornò in Messico nel 1922, dedicandosi a quello che sarà il fulcro della sua produzione artistica, ossia il mural, la grande pittura su muro) emersero come leader del moderno movimento messicano. Realizzate in un periodo di grande fermento, forti dell’idea che gli artisti potessero influenzare la società, le opere esposte a Padova dimostrano come la vita e l’arte nel Messico dei primi del Novecento fossero legate in maniera indissolubile e complessa. Se Diego Rivera, con i suoi enormi murales, ritrae la storia, la tradizione, gli scenari naturali, le comunità rurali e indigene, le opere di Frida Kahlo sono di natura autobiografica, note intense e dolenti, di struggente bellezza, per esorcizzare il male fisico e la sofferenza del cuore: del resto, tutto ebbe inizio da un letto e da un busto ingessato, tela grezza dove iniziare a dipingere il dolore e la rappresentazione di se stessa.
Un percorso corale, artistico e fotografico, in omaggio al Messico
Chi sono Jacques e Natasha Gelman? Lui regista e raffinato collezionista, lei che, dopo la morte di lui, continua ad arricchire la collezione con sapienza e discernimento. La straordinaria collezione comprendeva il meglio dell’arte contemporanea europea (ad esempio, Balthus, Chagall, Giacometti, Matisse, Picasso, il giovane Bacon) e i coniugi ebbero un rapporto speciale con Frida e Diego, dai quali si fecero anche ritrarre. La mostra proposta al Centro Culturale Altinate San Gaetano ha un’anima e un’aspirazione corale in quanto, accanto alla grande pittura (ventitré opere di Frida Kahlo, tra cui alcuni celebri autoritratti, e nove di Diego Rivera), è presente anche la fotografia di Karl Wilhem Kahlo, ebreo tedesco emigrato in Messico che veniva accompagnato nelle sue campagne per il Paese da una giovane Frida, che ne rimase affascinata e impressionata per la cura dei particolari e il realismo dello scatto. Una ammirazione che si evince dalle parole di Dario Dalla Lana, il quale sottolinea come tale collaborazione influenzò molto l’arte della pittrice, a partire dalla «consuetudine con la oggettività ed anche la crudezza di chi maneggia una macchina fotografica fino alla rigorosa costruzione dell’immagine e al minuzioso gusto per il dettaglio». Frida stessa diventò un prolifico soggetto fotografico (alcuni scatti in bianco e nero che la ritraggono, catturandone talvolta lo sguardo ardito e il sorriso ironico, sono famosi tanto quanto i suoi dipinti) e infatti sono esposte anche i suoi ritratti, firmati da da Héctor Garcia, Manuel Álvarez Bravo, Giséle Freund, Martin Munkacsi, Nickolas Muray, Lucienne Bloch, Edward Weston.
Infine, una sezione è dedicata ai costumi messicani, in un tripudio di colori e lampi di luce che si possono ritrovare nelle opere di Frida e Diego: un fil rouge che dalla vita passa all’arte, per omaggiare un’unione di stili e di intenti che travalica l’esperienza personale e affonda le radice nella storia e nella tradizione. Un omaggio al Messico come Paese forte, vivo e pulsante, fatto di terra e di persone capaci di polarizzare, nel Novecento, l’attenzione di intellettuali, avventurieri, militanti, poeti e innamorati potenti come Frida e Diego, che ne hanno colto il valore, la portata, l’importanza dirompente, la bellezza e il dolore, trasfigurandone la visione nella magia dell’arte. Per addentrarsi in profondità nell’universo artistico proposto, sarà inoltre disponibile una ricca offerta di attività didattiche per le scuole e per il pubblico adulto.
Per maggiori informazioni sulla mostra è possibile visitare il sito www.mostrafridapadova.it.
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