Il nuovo Welfare ricomincia dalla sanità. Anche prima dell’emergenza sanitaria Covid-19, si sa, «la salute viene prima di tutto». Lo si verifica da anni, oltre il buon senso proverbiale, con la spesa out of pocket degli italiani che è schizzata oltre i 40 miliardi (anche se la parte intercettata dalle compagnie assicurative vale meno di 2 miliardi di euro, cui si aggiungono le somme intermediate da fondi, casse e mutue). La copertura assicurativa – sul fronte della sanità integrativa – coinvolge ormai più di 13 milioni di cittadini, per lo più attraverso polizze collettive aziendali. Di questi il 46% è legato ai fondi sanitari integrativi. Seguono i fondi in autogestione e le casse professionali, rispettivamente con il 24% e il 16% degli aderenti. Infine, polizze individuali e mutue raggiungono solo il 12% e il 3% del bacino di utenza. «All’interno del sistema di welfare, la sanità ha subito uno stress test immediato e necessita di un potenziamento per tutelare la salute dei cittadini e garantire l’omogeneità di risposta su tutto il territorio nazionale». Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute per l’emergenza Covid-19, rappresentante italiano dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha ricordato più volte in queste settimane che la pandemia si è scatenata in un momento in cui la sanità italiana era stata ampiamente indebolita da un decennio di mancati investimenti, «ma ha dimostrato di avere una capacità di reazione importante che ha portato al raddoppio delle terapie intensive disponibili in appena due mesi. Avevamo 5.000 letti in Italia per 60 milioni di abitanti, contro i 28 mila della Germania per 80 milioni di abitanti. Ecco perché la Germania non ha mai avuto problemi di saturazione».
Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 09:57
© RIPRODUZIONE RISERVATA L’occasione Mes
Ora davanti a noi, secondo Ricciardi, c’è una grande occasione: spendere bene i finanziamenti – pari a circa 37 miliardi di euro in arrivo con il Mes – per potenziare il sistema sanitario e recuperare il gap degli ultimi dieci anni. «Abbiamo nuove risorse, ma ancora una vecchia governance con il potere di spesa in mano alle Regioni, io spero che questa opportunità non vada persa», ha sottolineato Ricciardi.Non si può parlare di post pandemia senza una riforma profonda del sistema sanitario che dovrebbe seguire tre direttrici: innanzitutto negli ospedali devono essere mantenuti stabilmente differenziati i percorsi Covid-19 e non Covid-19 per dare al sistema la possibilità di rispondere a tutte le altre malattie, per esempio le patologie croniche, così tanto trascurate nei mesi dell’emergenza. In secondo luogo, dovremo ripensare il rapporto tra medici di medicina generale e il Sistema sanitario nazionale, potenziando anche la tecnologia dove serve. Infine, terzo punto: dobbiamo puntare sul rafforzamento della medicina territoriale che è il primo soccorso dei cittadini. A partire dal 2010, la sanità italiana è stata colpita da una seria operazione di spending review: in 3 anni sono stati tagliati oltre 3 miliardi di euro in contributi al Ssn. Successivamente, questa spesa ha ricominciato a crescere e oggi vale poco più di 115 miliardi di euro. Uno dei costi più bassi di tutta Europa. Un Sistema sanitario nazionale, che dopo tanti anni di definanziamento, domani potrebbe godere di nuove e importanti risorse, non potrà comunque fare a meno del contributo della sanità integrativa offerta dall’industria delle assicurazioni.