Sul «treno che non si può assolutamente perdere», il copyright è di Luigi Di Maio, il governo per adesso stenta a salire. Sul piano di ripresa e resilienza europeo, quello che assegna fino a 209 miliardi di fondi all’Italia, parte come prestito e parte come aiuti da non restituire, il governo ha provato in tutti i modi ad anticipare i tempi lavorando, come ha più volte sottolineato lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte, «giorno e notte ad agosto».
Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 17:44
© RIPRODUZIONE RISERVATA La verità è che tanta fretta era giustificata da un’aspettativa, che poi si è rivelata vana. Palazzo Chigi e Tesoro erano convinti che se avessero presentato alla Commissione europea il progetto italiano entro il 15 ottobre, insieme alla legge di bilancio, avrebbero potuto accedere all’anticipo del 10%, 20 miliardi di euro, sui fondi europei. Un segno, in realtà, più di debolezza che di forza. Indice del fatto che, dopo tre manovre in deficit per 100 miliardi servite soprattutto per concedere bonus e sussidi a pioggia, il governo ha serie difficoltà ad impostare una politica di sviluppo senza i fondi europei. Le casse, insomma, sono drammaticamente vuote.