Tribunale "pedemontano", sei mesi di tempo per ritrovare i consensi dei territori. Chiave della scommessa il ruolo della Regione

Venerdì 24 Febbraio 2023 di Claudio Strati
Ostellari con Pavan e Berlato a Bassano per il progetto tribunale

BASSANO - Sei mesi di tempo e, il 24 marzo, la prima cartina al tornasole. Il count down per il tribunale di Bassano, che un progetto prevede possa diventare il fulcro dell'ottava sede giudiziaria del Veneto, Tribunale della Pedemontana, riguardando territori molto omogenei e connessi (più che mai anche fisicamente attraverso l'asse della Spv) come il Bassanese, l'Alta Padovana, la Marca trevigiana nella zona Castellana, è partito dopo il lungo sonno dell'idea, durato una decina di anni. Cioè da quando la norma Severino fece cadere la ghigliottina sul palazzo di giustizia di via Marinali. La sede giudiziaria proprio a quel punto, sul più bello, era pronta a riaccendere il nuovo monoblocco firmato dall'archistar Boris Podrecca, ma anche coi palazzi Antonibon e Cerato in via di recupero e ristrutturazione, così come l'ex pretura di piazzetta Guadagnini. Alla fine quasi 20 milioni investiti senza un fine, uno scandalo di dimensioni storiche.

 

L'uscita dal letargo

L'idea però, dopo il letargo, è ripartita con la nuova legislatura. Nonostante certe veline abbiano ripetuto che "non era nelle priorità governative", già prima di Natale esponenti di Governo, incontrando a Roma alcuni rappresentanti di tribunali chiusi ma vogliosi di riaprire, avevano avvisato che sarebbe stato aperto un tavolo tecnico per analizzare gli effetti innescati dall’ultima riforma della geografia giudiziaria in Italia e per incominciare a ragionare su un nuovo testo legislativo di riordino. Nella geografia giudiziaria ovviamente c'è anche la proposta di Bassano e area pedemontana. Ad aprire le danze in città, magari proprio sulla scorta di alcuni articoli del Gazzettino, con le dichiarazioni di Luca Zaia sulla necessità di riaprire la sede e con le sua assicurazioni che la Regione avrebbe varato il disegno di legge per proporre al Parlamento di avviare l'esperienza unendo una spartizione di costi tra Stato (personale e magistrati) e Regione (strutture), è stato l'europarlamentare Sergio Berlato, che ha sottolineato l'esigenza di far partire il nuovo progetto. Poi a inizio febbraio è arrivato in città il sottosegretario senatore Andrea Ostellari, con visita alle strutture vuote e contatti con il comitato promotore e la politica locale.

 

«Finalmente il Governo»

Dopo quella visita si sono messe in moto parecchie cose, anche se il senatore, che peraltro ben conosce Bassano essendovi stato in qualità di viceprocuratore onorario,  poi ha scritto sui social: «Per la sua storia e le prospettive di sviluppo l’area della Pedemontana merita attenzione e responsabilità. Il progetto di un tribunale dell’impresa sarà valutato adeguatamente, dopo una franca ricognizione delle richieste del territorio». Parlare di tribunale dell'impresa è parsa una "diminutio", perché di un tribunale a tutto tondo si parla nel progetto pedemontano. Ma tutti sono concordi nell'osservare che quella fu una semplice svista. La sindaca Elena Pavan, chiamata in causa anche come avvocato, è invece andata diritta al sodo: «La soppressione del Tribunale di Bassano è stata un sopruso e uno sfregio ad una realtà virtuosa da ogni punto di vista. Questa battaglia è stata la molla del mio impegno civico e politico e, finalmente, per la prima volta il Governo testimonia, con la presenza a Bassano del sottosegretario alla Giustizia senatore Andrea Ostellari, la disponibilità a prendere in seria considerazione il progetto dell’istituzione del Tribunale della Pedemontana Veneta».

 

Ottanta sindaci in ballo

Qual è l'inghippo adesso? Ostellari ha aperto il tavolo, e ha spiegato: «Coinvolgerà amministratori, Regione, avvocati, magistrati, operatori della giustizia, associazioni e imprese, e sarà coordinato dal Ministero della Giustizia. Il cronoprogramma prevede un iter di sei mesi, entro i quali arriveremo a una determinazione. Oggi siamo qui per assicurare la massima disponibilità e per indicare il metodo di lavoro: prima ascolteremo e raccoglieremo le richieste e le osservazioni di tutti, poi il territorio sceglierà». Così la linea è stata dettata, ma significa anche che occorre riandare a raccogliere l'okay dei sindaci interessati, un'ottantina, dei territori, delle categorie economiche e professionali, eccetera. Tutte cose che erano già state fatte e acquisite, tutte figure istituzionali che ora vanno convinte di nuovo, coni rischi del caso per le incursioni avverse della parte della politica che il progetto lo avversa, causa motivi di campanile o di rivalità. Ma il dado pare tratto e ora la stessa Elena Pavan avrebbe preso in mano il testimone per condurre la corsa nei territori. Una corsa che deve essere produttiva e veloce, perché più o meno a giugno bisogna avere in mano il grosso della  soluzione. La sindaca alla festa di San Bassiano aveva parlato di locazioni possibili degli immobili vuoti in centro ad altri enti, da Inps ad Agenzia Entrate, il che aveva fatto sussultare molti avvocati bassanesi, ma ovviamente adesso si confida che tutto si sia superato di fronte all'obiettivo vero: dare quegli immobili al "nuovo" tribunale.

 

Città e Regione, obiettivo fare squadra

Il ruolo della città sarà importante. Di più quello della Regione. Per quest'ultima si attende il classico "batti un colpo". In altre regioni si fa già da mesi squadra tra ente regionale e la città interessata alla ripartenza, in Lombardia ad esempio Vigevano. Alcune Regioni hanno già mandato avanti il disegno di legge proposto al Parlamento. Lo stesso deve fare il Veneto, e il Governatore di recente in città ha assicurato che si farà. La città, da parte sua, subito è sembrata un po' soporifera. Si disquisiva, in dichiarazioni alla stampa locale da parte di esponenti politici di maggioranza, di alternative tra affittare i locali a terzi o metterci il tribunale. Come se fosse la stessa cosa. Mentre l'ex vicesindaco di Poletto, Campagnolo, ha perfino parlato di "pagliacciate". Qualche campagna elettorale fa la senatrice Rosanna Filippin chiedeva consensi perché con la vittoria del Pd tutto sarebbe ripartito, ma poi non fu così. Possibile che oggi su un progetto così centrale ci siano divisioni e sfottò? E il territorio se non compatto riuscirà a rintuzzare eventuali assalti dall'esterno, vedi magari Vicenza (e il fantasma della sfumata provincia di tanti anni fa è sempre concreto)? La prima risposta arriverà il 24 marzo, dalla mega riunione di sindaci, parlamentari, europarlamentari, con Zaia stesso e le categorie economiche e professionali. Quel giorno si farà il punto del lavoro impostato da Elena Pavan. Intanto si fanno i "conti". Mai come stavolta ci sono tante carte apparentemente favorevoli sul tavolo: un ministro veneto, Carlo Nordio; con braccio destro e segretaria particolare l'avvocata Valentina Noce, veneta; e nello staff ministerale due magistrati che hanno a lungo operato a Vicenza, l'ex presidente del tribunale Rizzo e l'ex presidente di sezione, Campo.

Tutte figure che ben conoscono la situazione giudiziaria degli uffici veneti, con gli organici sottodimensionati e i carichi di lavoro. Intanto in consiglio comunale il 28 febbraio due mozioni: una di maggioranza, piuttosto criptica, su "Sollecito ripristino tribunale della pedemontana". Un'altra dell'opposizione con oggetto "destinazione e uso dello stabile “ex tribunale” in via Marinali”. Chissà a quale destinazione pensano.

Ultimo aggiornamento: 16:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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