Comunale di Vicenza, il teatro dei "sold out"
«Risultati nati da un grande amore»

Domenica 20 Marzo 2022 di Chiara Pavan
Record di spettatori al Comunale di Vicenza

Una platea piena che scalda il cuore: un miracolo in tempi di pandemia. Un teatro gigantesco come quello di Vicenza - 940 posti - sold out. E non solo con Drusilla, per altro molto prima di Sanremo, ma anche con Teo Teocoli e l’operetta, persino col classico di due ore e mezza “Uno nessuno centomila” di Pirandello dominato dall’82enne Pippo Pattafina. E per un testo duro e doloroso come “Eichmann” con Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon. Per non parlare della doppia data di quel gioiellino di “Marchine de Cirque”, acrobazie e poesia fuse in una pirotecnica performance di corpi lanciati in aria e capaci di tutto: altro esaurito. 
 

LO SPRINT
Il Comunale di Vicenza avanza con una marcia in più rispetto agli altri teatri del Veneto. In meno di 15 anni di vita è riuscito, stagione dopo stagione, a costruirsi un’identità forte, soprattutto nella danza, modellando cartelloni “generalisti” ma di qualità, capaci di attrarre pubblici di ogni età. Sin dai giovanissimi. Perchè è proprio lo spettatore il “cuore” di questo grande teatro alle porte della città, progettato dall’architetto Gino Valle e inaugurato nel 2007: «Il pubblico è il nostro cuore pulsante, lo cerchiamo, lo sollecitiamo, lo chiamiamo in causa, ma soprattutto lo ascoltiamo: ci interessa capire cosa ama, cosa cerca, cosa vuole». Giancarlo Marinelli, direttore artistico del Comunale e dei Classici all’Olimpico, affiancato in questa avventura dall’”anima” della danza Giacomo Cirella e dalla “zampata” di Annalisa Carrara nella prosa, si schermisce: «C’è una squadra che funziona, a tutti i livelli. La forza di questo luogo nasce da lontano. Io mi sono solo messo al servizio, per non far perdere la bussola. Questo, per me, è il vero teatro europeo del Veneto». 
IL COMPLESSO
Un teatro non “facile”, tanti posti da riempire, compresi i 380 del Ridotto, e per di più con i problemi di acustica sorti sin dall’inizio per la sala grande: «Dal palco alle ultime file ci sono 45 metri di distanza - osserva Gian Giacomo Cirella, segretario generale del TcVi - e gli spettacoli devono essere per forza amplificati. Questo, ovviamente, divide anche gli artisti, se non usano i microfoni non possiamo ospitarli». La scelta diventa così obbligatoria a monte, ma le intuizioni della squadra funzionano: «Nel 2019, prima del covid, abbiamo registrato 125mila presenze tra abbonamenti, fuori abbonamenti, biglietterie, affitti. Un grande successo - aggiunge Cirella - il Comunale è diventato il punto di riferimento per tutta la città, vero teatro di “cittadinanza”». Con il suo ristorante e bar interno, col Ridotto che ospita i film, e poi i laboratori, i programmi educativi, gli spettacoli per le scuole, l’opera per bimbi e mamme in gravidanza, la danza per gli under 17, il TcVi punta ad essere «la casa di tutti», un vero e proprio luogo «di cittadinanza culturale». 
 

LO SGUARDO
Gli spettatori vanno “amati” sin dall’infanzia, «li prendiamo da piccoli» conferma Cirella. Conoscere lo spettatore significa capirne i gusti, ascoltarne i commenti quando esce dopo uno spettacolo, invitarlo a incontri, ideare workshop, collegarsi alle aziende che scelgono il Comunale come location per i propri eventi. «Abbiamo ricostruito il rapporto con lo spettatore, ma non compiacendolo, sia chiaro, e neanche facendolo sentire un cretino - osserva Marinelli - Quando sono arrivato all’Olimpico, 3 anni fa, la situazione era difficilissima. Ma ci siamo subito messi in moto, anche proponendo azzardi, sempre nel rispetto del luogo. E il ponte con l’Olimpico, ma anche con la Biblioteca Bertoliana e il museo, trasforma questo luogo in un presidio culturale aperto a tutta la città».
LE PROPOSTE
Di qui le scelte di “abbracciare” più generi nelle due sale del teatro, spaziando dalla grande danza che da anni ormai arriva a Vicenza per i debutti a quella più di nicchia ma d’appeal (da Silvia Gribaudi o alla rivelazione Marco D’Agostin), e poi le doppie serate per gli eventi di punta, il cartellone ad hoc di circo-teatro che esiste ormai da 5 anni, i divi del palcoscenico e della musica (Cristicchi, Bennato, Brilli, Boni, Accorsi, Pennacchi, Piccolo, Pierobon, Drusilla, Ale & Franz) e poi la concertistica e i suoi protagonisti più affermati, l’operetta, i musical (Ghost, Aladin), i percorsi educativi, i film con i balletti o le opere dal Bolshoi o da Parigi. Senza scordare la «grande intuizione di Teatri Vi.Vi, rete che include 8 teatri della provincia vicentina» ricorda Cirella, che consente la “condivisione” di gli spettacoli con un abbonamento “itinerante” che permette allo spettatore «di diventare parte attiva, di scegliere cosa preferisce nel territorio». «Tutto nasce da un grande amore per il teatro - chiude Annalisa Carrara - e il pubblico lo sente». Un approccio che alla lunga ripaga: e la media di 750 persone a sera «ci fa guardare avanti con fiducia».
 

Ultimo aggiornamento: 11:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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