Le sorelle (e il fratello) Ramonda: «Siamo figli del boom economico»

Lunedì 3 Febbraio 2020 di Edoardo Pittalis
Le sorelle (e il fratello) Ramonda: «Siamo figli del boom economico»
A metà degli Anni '50 era una bottega dove si vendevano scampoli e fazzoletti in quella parte della campagna vicentina che ancora non sapeva di industria. Si chiamava Sorelle Ramonda, nata sopra l'insegna di Mamma Gigetta un vecchio negozio di tessuti. Erano gli anni che andavano dritti verso il miracolo economico. C'è voluta anche un po' di fortuna. Allora Alte era proprio dove finiva il primo tratto dell'autostrada Venezia-Milano e la gente doveva uscire a Montecchio per prendere la vecchia statale. Le auto passavano davanti alle vetrine della bottega e molti si fermavano.
Oggi la ditta Sorelle Ramonda di Alte Ceccato è un'impresa con 60 grandi centri di vendita sparsi per l'Italia e l'Austria, 1500 dipendenti, 1300 fornitori, un fatturato che supera i 350 milioni di euro; E-commerce in crescita. Tutta la famiglia è coinvolta nell'azienda, tra nipoti e pronipoti sono un centinaio e tutti hanno partecipazioni nelle varie società.

«Che dura che xe stà! Con Maria siamo partite perché la voglia era tanta e si pensava solo al lavoro. Era un piccolo negozio, ma per allora era grande, c'erano clienti che venivano da tutte le parti. Si doveva lavorare, bisognava metterci anima e corpo. Credo che al cinema non ci sono mai andata! Ed anche le vacanze le ho conosciute che ero già vecieta», dice Angela Ramonda detta Ginetta, 83 anni. È lei che racconta assieme al fratello Beppo, 81 anni, presidente della società. L'altra sorella Maria compie 94 anni oggi e la famiglia festeggia. All'ingresso dell'azienda ci sono sempre tre sedie bianche da regista con i nomi dei tre fratelli tutti nati a Rosà, ogni volta che arrivano si siedono ognuno al suo posto. È una specie di rito per chi ha introdotto nel Veneto l'abbigliamento sotto forma di grande distribuzione e in qualche modo ha anticipato i centri commerciali.

È tutto incominciato a Rosà?
«A Campagnola di Rosà. Abitavamo vicino a un capitello della Madonna - chiarisce Ginetta -, dove mamma tanti anni dopo ha fatto costruire una chiesetta. Mamma Amelia, ma si chiamava Elisabetta solo che in questa famiglia hanno la caratteristica di cambiare i nomi, era una donna bellissima e più che una contadina era una manager: riusciva ad allevare i suoi otto figli guardando sempre lontano. Ha attraversato due guerre mondiali, girava in bicicletta con la sua cesta, faceva cambio merce: lei portava sapone, bicchieri, filo, bottoni; scambiava con polli, conigli, uova. Poi il fratello maggiore, Nanni, portava tutto a San Martino di Lupari e lo vendeva. Papà aveva due campi e due vacche ed eravamo una famiglia contadina, come tante nel Veneto: quattro fratelli e quattro sorelle, tanto latte e tanta polenta. Però mamma aveva proprio il pallino del commercio e l'ha passato a Nanni che ha incominciato a commerciare polli su larga scala, andava al mercato di Milano a venderli».

Come è stata l'infanzia di Beppo in anni attraversati anche dalla guerra?
Della guerra - spiega  Beppo - ricordo il rumore che faceva l'aereo Pippo che annunciava quasi sempre i bombardamenti, noi abitavamo non lontano dal deposito di munizioni e al primo allarme correvamo con tutti i parenti a un rifugio sotterraneo scavato da uno zio in aperta campagna. Da bambino andavo a scuola e nel pomeriggio al macello a spennare polli e a macerare conigli. Mi è rimasta la passione, soprattutto per le oche: ne allevo ancora una decina, c'è un'oca che ha più di 11 anni e si distingue dalle altre perché ha un collare nero. La mia giornata iniziava prestissimo, alle 5 ero con la mamma in chiesa per la Messa, poi a scuola, cinque chilometri a piedi fino a Cusinati, col freddo e col caldo. Sulla strada c'era un ruscello, un inverno giocando a spingerci con i compagni ci sono finito dentro. La mamma mi ha asciugato e poi me le ha suonate, me ne ricordo ancora. A scuola ero un po' chiacchierone, la maestra per farci stare zitti ci metteva il gesso in bocca!.

Quando è iniziata la storia delle Sorelle Ramonda?
A guerra finita - ricorda Ginetta - c'era bisogno di tutto e spostarsi non era facile, allora mamma Amelia ha aperto a Campagnola una bottega di scampoli, tessuti, tovaglie, biancheria per la casa. Poi nel 1954 si è sposata Maria e si è trasferita ad Alte dove ha rilevato il negozietto di Mamma Gigetta. Erano cento metri quadrati, Maria era incinta e l'ho aiutata io che ero la sorella più piccola. Quattro anni dopo abbiamo aperto un negozio di 500 metri quadrati: era la nostra prima prova in grande, facevamo i conti a matita sulla carta degli imballaggi. A quel punto è arrivato anche Beppo che poi si è occupato degli acquisti.
Il negozio cresce con Alte che diventa uno dei piccoli cuori del miracolo economico del Veneto e aggiunge Ceccato al nome del paese. Pietro Ceccato era un farmacista col pallino delle motociclette, è stato anche campione italiano; aveva creato una fabbrica di moto che dava lavoro a 700 famiglie. Nello sviluppo di Alte la famiglia Ramonda svolge un ruolo fondamentale. Compra de qua/ vendi de la/ la botagheta se gà ben allargà, dicono i versi scritti per i 50 anni dell'azienda.

Vi ha dato una mano la costruzione dell'autostrada Venezia-Milano?
Ci vuole sempre un po' di fortuna. Il tratto - spiega Ginetta - in costruzione si fermava proprio ad Alte di Montecchio e la gente doveva uscire per prendere la statale per Milano e si fermavano al bar e davano uno sguardo alla nostra vetrina e molti entravano. Allora c'erano solo tessuti non ancora le confezioni. Era un sistema che si badava sulla fiducia, ricordo che quando ancora non avevo la patente sono andata a Milano per gli acquisti in un magazzino enorme, cominciarono a tirare fuori le pezze di tessuto per farmele vedere e io ordinavo. Capivo che quelli si chiedevano: Ma chi è questa ragazzina che compra tanta roba?. Pochi giorni dopo hanno recapitato la merce ordinata, mi avevano dato fiducia. Per la verità, abbiamo venduto tutto.

Era arrivato il momento del benessere?
Nel 1962 - rivela Beppo - abbiamo costruito il nuovo negozio di duemila metri quadrati, era davvero grande, abbiamo incominciato a trattare le prime confezioni. Le cose ci andavano bene, abbiamo preso l'area del Lanificio Folco grande centomila metri quadrati e abbiamo aperto un negozio di più di 10 mila metri. Avevamo le confezioni da uomo che andavano per la maggiore, molte ditte erano venete: la Marzotto di Valdagno, la Sanremo di Nervesa della Battaglia, la Lane Rossi di Schio; c'erano anche la Facis torinese e la Lebole che era di Arezzo. Allora la pubblicità alla tv funzionava alla grande per l'abbigliamento. Abbiamo completato i nostri negozi con altri 8 mila metri quadri nel 1992, oggi questo è il più grande negozio del Veneto. Poi ci siamo allargati a mezza Italia, da Bolzano a Roma, e siamo andati in Austria. Non abbiamo mai avuto paura della concorrenza, quella c'è sempre: anche la fontana vicino a un bar dà fastidio.

E mamma Amelia?
Lei aveva tenuto sempre la sua bottega a Campagnola - aggiunge Ginetta -, veniva a prendere qualche taglio per le sue clienti, discuteva sul prezzo, voleva lo sconto. Una volta le abbiamo regalato una pelliccia, così quando andava in bicicletta non avrebbe avuto freddo. Ci abbiamo pensato molto prima di farle quel regalo, poi abbiamo scoperto che il giorno dopo l'aveva venduta nel suo negozio! Era una donna che aveva buon gusto che è una cosa con la quale si nasce. E' morta nel 1980 a 83 anni.

Sua sorella Ginetta dice che non è mai andata al cinema, e lei?
Gioco a tennis da quarant'anni - conclude Beppo , almeno una volta a settimana, solo nel doppio. Ma la mia grande avventura è stata quando sono andato a New York con il Concorde il cui volo era stato inaugurato da pochi giorni. Tre ore e 20 minuti. Ero con mio fratello e un amico, è stato bellissimo, caviale e champagne per tutto il viaggio!.
 
Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 15:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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