VENEZIA - È sottoscritto da 17 genitori, patrocinati dall'avvocato Giovanni Sala di Vicenza, il ricorso al Tar del Veneto per chiedere la sospensione cautelare e l'annullamento dell'ordinanza numero 2 del 4 gennaio scorso, firmata dal presidente del Veneto, Luca Zaia, che prolunga al 31 gennaio prossimo la chiusura degli istituti superiori di secondo grado sul territorio regionale, disponendo la didattica a distanza (dad) al 100%.
Ricordando quindi che al momento dell'emanazione dell'ordinanza il Veneto si trovava in «zona gialla», e poi dall'8 è stato posto in «zona arancione» con un'ordinanza del ministro Speranza che però, aggiungono i ricorrenti, dichiarava «categoricamente esclusa la didattica in presenza nelle scuole superiori» soltanto nelle zone «rosse. Previsione ribadita dal Dpcm del 14 gennaio scorso, che ha confermato per il Veneto la zona arancione. Nell'ordinanza regionale, sottolinea quindi il ricorso, »si legge che gli istituti scolastici di secondo grado 'adottano la didattica digitale integrata complementare alla didattica in presenzà. Ma non c'è dubbio che, al di là del dato testuale, l'intenzione della Regione sia stata quella di prevedere la dad«. Il provvedimento impugnato, quindi, sarebbe »illegittimo, in quanto emanato in violazione delle norme statali che hanno disciplinato l'assunzione delle scelte riguardo la didattica a distanza durante il periodo di emergenza epidemiologica«, e dunque andrebbe annullato, anche per »insufficienza e contraddittorietà nelle motivazioni«. In Emilia Romagna un ricorso di 21 genitori per sospendere l'ordinanza per il prolungamento della Dad è stato accolto dal Tar regionale tre giorni fa e oggi nella regione le scuole superiori hanno riaperto al 50% della capienza.