Abbigliamento a scuola, al Liceo Fogazzaro sciopero e guerra fra studenti e preside. E l'assessore Donazzan si schiera con la dirigente

Sabato 4 Giugno 2022 di Lucia Russo
Gli studenti del liceo Fogazzaro durante lo sciopero
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VICENZA - Liceo Fogazzaro di Vicenza, gli studenti contro chi critica il loro sciopero. «Sono tante le scuole dove episodi come quello del Fogazzaro si riscontrano in diverse forme, dalla battuta, al commento, alla nota disciplinare. Chi minimizza la nostra protesta alla sola richiesta di poter indossare canotte e shorts forse non vuole vedere il marcio che sta dietro agli episodi avvenuti al Fogazzaro, e non solo. E' molto più facile ridurre le voci degli studenti che ascoltarle e comprenderle. Un episodio oggettivamente vergognoso, frutto di una mentalità che oggettivizza e ipersessualizza i corpi, ma ancor più triste e preoccupante dato che si è verificato in un luogo che dovrebbe essere sicuro e inclusivo per tutti. C'è ancora chi oggi sostiene che non indossare il reggiseno sia un comportamento provocatorio, che i corpi più grassi e le taglie ''forti'' vadano nascoste con vergogna: il problema più grande è che a sostenere queste tesi sia chi gli studenti dovrebbe accompagnarli nella propria formazione, dando loro gli strumenti per emancipare i propri corpi dai costrutti patriarcali, sessisti e grassofobici di cui è pregna la nostra società», dichiara Elena Bigarella, rappresentante del Fogazzaro e parte dalla Rete degli Studenti Medi di Vicenza.

I motivi dello sciopero al Fogazzaro: le opinioni "forti" della preside sull'abbigliamento

Al liceo Fogazzaro di Vicenza la dirigente scolastica, è entrata in una classe e fatte alzare dal banco le alunne, le ha riprese per il proprio abbigliamento senza "buongusto", aggiungendo anzi opinioni tutt'altro che lecite sull'inadegutezza di certi abbigliamenti per le ragazze curvy e per chi sceglie di non indossare il reggiseno.
La mobilitazione studentesca è stata immediata: il focus non tanto sulle norme sull'abbigliamento quanto più sui riferimenti sessisti, grassofobici e umilianti proferiti dalla dirigente.

Ieri, 3 giugno, gli studenti del Fogazzaro hanno voluto fare sentire la propria voce, non entrare in aula protestando a Contrá dei Burci, proprio davanti ai cancelli della loro scuola, creando un momento di scambio e denuncia.

Dalla Regione, l'assessore Elena Donazzan sostiene la preside

L'assessore veneto all'istruzione Elena Donazzan concorda con la battaglia della preside dell'istituto Fogazzaro di Vicenza, Maria Rosa Puleo, sulla necessità di un abbigliamento consono per entrare in aula. «Non capisco questa alzata di scudi - sostiene Donazzan - peraltro guardiamo sempre con ammirazione le scuole inglesi, americane, i college: comunico che lì hanno tutti la divisa». Per l'assessore della giunta Zaia, «la scelta della preside segue quella di altri dirigenti scolastici che hanno dovuto intervenire perchè il tema del decoro è parte del modello educativo, di un approccio che deve essere impostato al rispetto, che passa anche attraverso l'abbigliamento, soprattutto in una società dell'apparenza». «Oggi questi ragazzi hanno modelli di riferimento che spesso passano più attraverso social e influercer che il corpo docente e la propria famiglia - conclude Donazzan -  Il decoro, quindi un abbigliamento consono al luogo della scuola, che è un luogo dell'educazione, è una istituzione che insegna il rispetto».

La Rete degli studenti medi lancia la campagna "chiedicomesto"

«La campagna della Rete degli studenti medi, chiamata ''chiedimicomesto'' ha lanciato un questionario che ha avuto più di 30 mila risposte da studenti di tutta Italia,i risultati ci mostrano quanto il malessere psicologico di noi studenti stia raggiungendo tassi spaventosi che vedono non a caso un picco di disturbi del comportamento alimentare (28% degli studenti soffre di DCA ), oltre che di ansia e stress. Episodi come questo ci sbattono in faccia la realtà in cui viviamo ogni giorno e ci portano sempre con più forza a scendere in piazza. Siamo rimasti delusi e offesi dalla risposta al nostro malessere, al muro che ogni volta troviamo quando portiamo le nostre istanze e un punto di vista che non si vuole piegare agli stereotipi e ai costrutti di una società sempre più binaria e sessista. Parliamo nelle piazze di liberazione dei corpi, di eliminazione dei taboo e dell'ipersessualizzazione del corpo, soprattutto quello della donna, di bodyshaming e di benessere psicologico, ma nella scuola di oggi non troviamo quasi mai un'alleata capace di ascoltare i suoi studenti», conclude  Marco Nimis, coordinatore della Rete degli Studenti Medi Veneto

Ultimo aggiornamento: 5 Giugno, 14:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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