Studenti in sciopero contro la preside per le critiche su pance scoperte e mini short. La dirigente: «Pretendo le scuse»

Hanno aderito a fianco degli allievi e delle allieve del Fogazzaro anche giovani di altri istituti del capoluogo berico, tra cui quelli del liceo Pigafetta e del liceo Quadri

Venerdì 3 Giugno 2022 di Redazione Web
Scioperiamo per il vostro bongusto, lo slogan della protesta degli studenti davati al liceo Fogazzaro
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VICENZA - Oltre 300 studenti questa mattina hanno deciso di aderire allo sciopero indetto al liceo «Fogazzaro» di Vicenza, in contrà Burci, contro dichiarazioni ritenute «sessiste, grassofobiche e paternaliste» pronunciate dalla dirigente nei confronti di alcune allieve. Dalle 9 in poi i ragazzi, con un'alta percentuale anche maschile, si sono radunati all'esterno della scuola, situata in contrà Burci nel centro storico della città. Secondo quanto riferito dagli organizzatori, allo sciopero, che è proseguito sino alla tarda mattinata, hanno partecipato anche i rappresentanti di altri istituti del capoluogo berico, tra cui quelli del liceo Pigafetta e del liceo Quadri.

Protesta davanti alla scuola

Durante la protesta sono stati esposti alcuni striscioni, uno dei quali diceva: «Scioperiamo per il vostro buongusto». All'esterno della scuola si sono susseguiti una serie di interventi da parte dei rappresentanti degli studenti, in cui è stata ribadita l'intenzione di non accettare divieti legati all'abbigliamento. Alcune studentesse avevano raccontato di come la preside le avesse costrette ad alzarsi in piedi per controllare il loro abbigliamento, per poi sanzionare, tramite note disciplinari, chi ritenesse vestita con abbigliamento non adeguato al contesto. 

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«Lo  sciopero studentesco è stato organizzato - si legge in una nota della Rete degli studenti medi - all’indomani delle gravissime dichiarazioni rilasciate dalla preside del liceo Fogazzaro di Vicenza, tra le quali frasi sessiste e grassofobiche con l’aggiunta di termini volgari e paternalisti, oltre a note disciplinari alle studentesse vestite, a parer suo, in maniera poco adeguata. Sui cartelli lo slogan dell'evento "Scioperiamo per il vostro bongusto" ma anche "Oltraggio alla buona educazione" e "Non avrò un bagaglio culturale sufficientemente ampio ma almeno so cos'è il rispetto".

Un momento della protesta in contrà Burci (foto Ansa)

 

Nessun professore al sit in

«Ci sono stati diversi interventi a microfono aperto, che hanno portato riflessioni su temi come il sessismo e la grassofobia - spiega Betarice Sofia Urso, della Rete Studenti Veneto -, non hanno partecipato docenti e la preside non si è vista. Verso la fine si sono aggregate un paio di insegnanti, venute a salutare le ragazze, ma non hanno fatto dichiarazioni.

Ora vediamo quali saranno gli sviluppi di questa situazione, per ora non abbiamo programmato altre iniziative».

«Dopo la pandemia serve supporto»

«Usare verso gli studenti certi termini vuol dire non tenere conto delle nostre sensibilità, dei profondi problemi che come adolescenti viviamo. Troppi di noi, soprattutto dopo la pandemia, soffrono di disturbi alimentari e psicologici e sono rimasti scossi dalle parole non solo dalla preside ma anche di alcuni docenti. I dati del questionario nazionale, lanciato dalla rete degli studenti medi dal nome "Chiedimi come Sto" e compilato da più di 30mila studenti in tutta Italia, hanno mostrato un disegno preoccupante per quanto riguarda il benessere psicologico della nostra generazione. Il 28% soffre di disturbi alimentari, il 60% degli studenti ha perso la voglia di fare, il 90% vorrebbe un vero supporto psicologico gratuito che tuteli la propria salute mentale - dice nella nota degli studenti  Elena Bigarella, rappresentante del liceo Fogazzaro e membro della Rete degli Studenti Medi di Vicenza -. Oggi gli studenti non sono entrati in classe perché credono che la vera educazione sia altro rispetto a quello che hanno visto all'interno della loro scuola, il liceo Fogazzaro». «Siamo qui oggi perché non possiamo permetterci di stare in silenzio davanti ad un episodio di questo tipo, commenti di natura grassofobica e sessista non solo sono irrispettosi e umilianti, ma vanno a influire su quell’ideologia così radicata nella nostra società che ci impone di vestirci in un certo modo solamente per il nostro aspetto, il nostro genere, il nostro essere. Questa è una problematica» ha concluso Anna Tomasi, coordinatrice della Rete degli Studenti Medi di Vicenza.

 

La preside: «Malafede»

La dirigente scolastica Maria Rosa Puleo ieri ha dichiarato all'emittente Tva che ritiene frutto di presunzione e malafede le accuse rivoltele e che se gli studenti intendono sollevare un caso, lo farà anche lei, negando di aver parlato di note disciplinari. Se c'è un errore da parte sua, la dirigente scolastica afferma che semmai è stato quello di essere stata troppo disponibile all'ascolto. Ha ribadito poi che a scuola non si va come in spiaggia e che vorrebbe vedere come andrebbero le cose se le studentesse andassero a colloqui di lavoro vestite in quel modo. Ieri la dirigente aveva dichiarato inoltre che durante l'annunciato sciopero lei sarebbe rimasta al lavoro.

Il manifesto degli studenti (facebook Rete Studenti Medi) e la preside Puleo in un servizio di Tva

 

«Amareggiata e pretendo le scuse» 

Si dice amareggiata, dopo lo sciopero, la dirigente del Fogazzaro, Maria Rosa Puleo, per la manifestazione di protesta messa in atto oggi dagli studenti. «Ho appreso dello sciopero dagli organi di informazione - ha detto, contattata dall'Ansa -, non mi sembra un comportamento corretto per chi come me ha sempre cercato un confronto diretto con gli studenti. Dispiace constatare che non hanno avuto il coraggio di affrontare un dialogo». Ad amareggiare in particolare Puleo è stato il resoconto di quanto sarebbe avvenuto all'interno di una classe, nella mattinata del 27 maggio scorso, episodio che ha poi portato allo sciopero odierno. «Anche in quel caso - continua - l'intenzione era quella di affrontare il problema legato all'abbigliamento. Una parte degli studenti ha capito, se è vero che quella classe si è "spaccata in due" e metà di loro oggi non ha aderito allo sciopero». La dirigente del Fogazzaro si dice intenzionata a portare avanti la sua posizione: «In oltre 10 anni - ha sottolineato - non sono mai dovuta arrivare a un regolamento specifico ma questa volta lo farò, invitando il consiglio d'Istituto a scrivere una proposta legata all'adeguatezza del codice di abbigliamento, visto che il buonsenso non basta. Ovviamente se ne parlerà nell'anno scolastico 2022-2023 - ha concluso Puleo - nel frattempo pretendo le scuse per quanto avvenuto, perché sono state dette e scritte falsità».

La relazione degli studenti

Ieri la Rete degli Studenti Medi Vicenza ha pubblicato su facebook una relazione molto dettagliata, di sette pagine, sull'intervento fatto dalla preside , con specifiche frasi e parole utilizzate che gli studenti "bocciano", in una classe alla quinta ora del 27 maggio scorso, indicando alle ragazze gli abiti e gli abbigliamenti sconvenienti che non vanno utilizzati, dal crop top che lascia in vista la pancia alle ciabatte, agli short troppo esili. La Rete Studenti parla di «gravissimo evento che non può passare inosservato, dobbiamo far sentire la nostra voce per evitare che accada di nuovo... Manifestiamo contro queste dichiarazioni inaccettabili».

La politica

Sulla protesta interviene anche l'eurodeputata del Partito Democratico Alessandra Moretti: «Condivido la protesta degli studenti medi di Vicenza per i fatti accaduti al Liceo Fogazzaro - ha detto - Ho sentito personalmente Marco Nimis, coordinatore Rete studenti Medi e, se fosse confermato quanto riportato dalla classe, sarebbe davvero sconcertante che in un luogo dove si insegnano l’educazione, il rispetto e la solidarietà, la preside si permetta di punire le studentesse il cui abbigliamento non rientra nella sua personale visione estetica, arrivando addirittura agli insulti e osservazioni sul loro fisico. Le offese, se ci sono state, sono una violenza non accettabile. Il corpo non può essere oggetto di discriminazione. Detto questo - ha sottolineato - la modalità scelta dalla dirigente è la peggiore: per educare al rispetto dell’istituzione scolastica è necessario coinvolgere i ragazzi, magari scrivendo con loro le regole per vivere al meglio la scuola. In questo contesto, si potrebbe anche affrontare il tema del body shaming o delle molestie che hanno tante forme e che a partire proprio dalla scuola vanno combattute così come gli stereotipi di genere».

Ultimo aggiornamento: 17:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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