Pd, Possamai: «Elly Schlein deve aprire alla società civile. Ho vinto a Vicenza senza leader dem»

Il neo-sindaco della città Veneta: «Il Pd si allarghi con le altre opposizioni. Si possono fare battaglie comuni»

Mercoledì 7 Giugno 2023 di Andrea Bulleri
Pd, Possamai: «Elly Schlein deve aprire alla società civile. Ho vinto a Vicenza senza leader dem»

Alla vittoria, lì per lì, non ci credeva nemmeno lui. «Ma avete visto come è andata nelle altre città?», aveva salutato i sostenitori. E invece Giacomo Possamai, 33 anni, ex capogruppo dem in consiglio regionale del Veneto, da una settimana è il nuovo sindaco di Vicenza.

Unico candidato del Pd ad aver vinto un ballottaggio nei capoluoghi al voto. Per di più, in una Regione che tre anni fa ha rieletto il leghista Luca Zaia, con un bulgaro 76,7%. 


Sindaco Possamai, qual è stata la sua ricetta per il successo?
«Beh, a onor del vero va ricordato che non sono l’unico sindaco del Pd nel Veneto, anzi: sono molte le città della mia Regione, e più in generale del Nord Italia, in cui governa il centrosinistra.

Comunque sì, quello di Vicenza è stato un risultato al di là delle aspettative. Tanto più in una tornata non facile per il campo progressista in generale».


Ha pesato il suo essere più “di centro” che di sinistra?
«Ha pesato una campagna elettorale fatta in mezzo alla gente, nei bar di quartiere, con decine di passeggiate per la città da parte di 188 candidati al consiglio comunale delle nostre sei liste. Sempre parlando di Vicenza e dei temi che interessano ai vicentini. La differenza direi che l’hanno fatta le persone, la nostra grande squadra. Non la persona». 


Tra quelle sei liste ce n’era anche una espressione dell’ex vicesindaco forzista della sua città. Significa che per puntare a vincere, il Pd deve saper allargare, rispetto al perimetro della sinistra-sinistra? 
«Non c’è dubbio che per essere competitivi bisogna allargare. Agli altri partiti di opposizione, alla società civile, al mondo dell’associazionismo. Non parlo di un’alleanza da chiudere domani, non ci sono elezioni politiche alle porte. Ma se esistono dei punti su cui possiamo essere d’accordo per creare un’alternativa al governo di Giorgia Meloni, è da lì che bisogna partire».


Eppure Schlein, Conte e Calenda sembrano piuttosto litigiosi. 
«Io penso alla sanità, alla difesa dell’ambiente e della scuola pubblica: su questi temi si possono condurre delle battaglie insieme, come opposizione. Partiamo da quello che ci unisce, invece che da ciò che ci divide».


Sa quello che si dice? Che lei ha vinto (anche) perché ha chiesto ai big del Pd, a cominciare dalla Elly Schlein, di non farsi vedere a Vicenza...
«Questa è una forzatura. Abbiamo fatto una campagna incentrata tutta sui temi della città, scegliendo parlare di Vicenza e non di temi nazionali. Per questo non è venuto nessun leader, come invece è accaduto per il mio rivale di centrodestra: la mia partita è stata tutta vicentina, non romana». 


Si dice anche che lei ha avuto la meglio grazie al suo profilo da “civico”, più che da politico. Condivide? 
«Ho tessera del Pd da quando il Pd è nato: la mia storia è una storia di partito, che non rinnego. Ma sicuramente siamo riusciti a mettere in campo un progetto dal profilo civico, che partiva da un ragionamento sulla città. Abbiamo unito storie e ed esperienze diverse, sulla base di quello che ci univa. Per un progetto, ripeto, a trazione vicentina». 


Qualcuno la definisce un giovane «democristiano». Un complimento?
(ride) «Non saprei, quando la Dc si è sciolta io avevo appena due anni...».


Democristiano o no, lei è l’unico candidato Pd che ha battuto la destra ai ballottaggi. Come se lo spiega? 
«Credo sia vero quello che ha detto Schlein: nel Paese spira un vento di centrodestra. E quando devi scegliere tra due opzioni secche, e da una parte nonostante le divergenze hai una leadership riconosciuta, come quella di Meloni, mentre dall’altra non c’è un fronte comune, vince chi è più compatto». 

 


Quindi se dovesse dare un consiglio alla segretaria, sarebbe quello di lavorare per compattare il fronte del centrosinistra?
«Non do consigli a Elly. Ma credo che l’unica lezione da trarre dalla vittoria a Vicenza sia questa: bisogna lavorare pazientemente per tenere insieme. E cominciare, come dicevo, da quello che unisce, dai programmi e dalle proposte concrete». 


E sui nuovi organigrammi dem? Che ne pensa della “cacciata” di Piero De Luca? 
«Onestamente? Lo apprendo in questo momento. In questa fase sono davvero concentrato su Vicenza». 


Il complimento che le ha fatto più piacere, dopo la vittoria? 
«Ce ne sono stati tanti. Talmente tanti che su Whatsapp ho ancora 2.300 messaggi a cui rispondere, sto cercando di smaltirli la notte...». 


Esprima un desiderio per il 2024: il Pd primo partito alle Europee o la sua squadra del cuore, il Lanerossi Vicenza, promosso in serie B? 
«Questa è difficile... Beh, direi che una non esclude l’altra». 

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Ultimo aggiornamento: 08:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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