Processo Pfas, l'ex dirigente Arpav: «La barriera idraulica di Miteni non ha mai funzionato»

Giovedì 24 Febbraio 2022
Pfas, attivisti a una manifestazione a Venezia

VICENZA - «La barriera idraulica messa in atto da Miteni nel 2013 non ha mai funzionato, inoltre la società non ha preso ulteriori misure efficaci per il contenimento dell'inquinamento fino al 2021». Sono le accuse mosse all'azienda al centro del processo per l'inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) in Veneto dall'ex responsabile dei controlli dell'Arpav di Vicenza, Alessandro Bizzotto, comparso davanti ai giudici in veste di testimone. Nel processo la Corte d'Assise è chiamata a giudicare 15 manager di Miteni spa, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari.

Le dichiarazioni di Bizzotto sono arrivate in risposta alle domande del professor Angelo Merlin che insieme agli avvocati Marco Tonellotto e Vittore d'Acquarone, rappresenta le società idriche Acque del Chiampo, Viacqua, Acque Veronesi e Acquevenete costituitesi parti civili nel procedimento. «Prima del 2018 - ha aggiunto Bizzotto - nessuno ipotizzava problemi alla tenuta degli impianti, non pensavamo che Miteni avesse delle perdite, lo abbiamo scoperto nel 2018, quando abbiamo trovato GenX in falda, un inquinamento che fino a quel momento avevamo attribuito a rifiuti interrati non individuati». «Logicamente quello che vale per il Genx può valere anche per Pfas - ha continuato Bizzotto -, l'ipotesi della falla nell'impianto Miteni potrebbe spiegare anche l'inquinamento storico, perché i Pfas si utilizzavano nella stessa parte di impianto in cui poi è stato introdotto il GenX».

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