VICENZA - Una delle glorie cinquecentesche di Vicenza, una volta tanto, non è il Palladio ma un nobile e avventuroso navigatore, scrittore di una affascinante relazione, al tempo stesso giornale di bordo e romanzo di avventure. Chi volesse conoscerlo non può mancare la bella mostra "Pigafetta e la prima navigazione attorno al mondo. Non si farà mai più tal viaggio", curata da Valeria Cafà e Andrea Canova, fino all'8 gennaio 2023, alle Gallerie d'Italia. La mostra celebra i 500 anni (1519-1522) della prima circumnavigazione del globo terrestre iniziata da Ferdinando Magellano, conclusa dopo la sua morte dal basco Juan Sebastián Elcano e descritta dal nostro Antonio Pigafetta, che visse tutte le peripezie della spedizione e tenne un suo libro di bordo dell'impresa: la "Relazione sul viaggio intorno al mondo".
Antonio Pigafetta nasce a Vicenza in una data sconosciuta tra il 1492 e il 1493. È di famiglia aristocratica guelfa, secondo una tradizione giunta da Firenze nel 1000. Si chiamavano Della Rosa, avevano mutato il nome ma non lo stemma con tre rose e il motto di famiglia: Il n'est rose sans espine, non c'è rosa senza spine, che ancora spicca sul palazzo che porta il loro nome. Sono ben inseriti nella nobiltà vicentina e Antonio diverrà Cavaliere di Rodi.
LE DISAVVENTURE
Così le cinque caracche, la Trinidad, la Victoria, la Conception, la Santiago e la San Antonio, finalmente salpano da Siviglia il 10 agosto 1519. Il nostromo della Conception è un ex mercenario dal passato turbolento: Juan Sebastián Elcano. Il viaggio non va esattamente liscio: la Santiago affonda, scoppia un ammutinamento, la San Antonio abbandona, Magellano viene ucciso dal capo Lapu-Lapu a Mactan nelle Filippine, anche Pigafetta viene ferito. La Conception, malridotta, viene affondata e rimangono due navi. La Victoria procede verso ovest al comando di Elcano, con a bordo Pigafetta. La Trinidad cerca di tornare indietro ma viene catturata dai portoghesi. Sarà solo la Victoria dunque a entrare nel porto di San Lucar di Barrameda il 6 settembre 1522, dopo due anni, undici mesi e diciassette giorni di navigazione.
SCRITTORE
Giorno per giorno, Antonio Pigafetta ha continuato a scrivere. Nel suo diario di bordo ha descritto ogni evento nei minimi particolari. Ha descritto le popolazioni, i loro usi, costumi, religioni, le piante, gli animali, con grande accuratezza. Ha descritto le rotte. Sua la scoperta del fuso orario: si era accorto, tornato a San Lucar, che la sua data di navigazione era un giorno avanti a quella effettiva. Si scoprì quindi che navigando verso ovest si vedeva il sole sorgere una volta di meno. Quel diario di bordo Antonio lo donerà l'8 settembre a Carlo V che lo ringraziò, lo pagò e lo congedò frettolosamente. Era importante che il successo della spedizione non fosse attribuibile a nessuno se non ad uno spagnolo: il merito andò quindi a Juan Sebastian Elcano che ebbe una pensione annua di 500 ducati, un marchesato nelle Filippine e due uomini di scorta. Probabilmente però Antonio tenne una copia del diario, con cui girò per le corti europee: prima da Giovanni III di Portogallo, poi da Francesco I di Francia, poi nelle corti di Ferrara e Mantova e infine dal Senato veneziano che gli accorderà il privilegio di stampa per la sua Relazione del Viaggio attorno al Mondo.
LINGUA ITALO VENETA
Pigafetta la scrive in lingua italo-veneta con diverse parole spagnole tra il 1524 e il 1525; nell'intestazione si definisce orgogliosamente Cavaliere di Rodi e dedica l'opera al Gran Maestro dei Cavalieri di Malta, Philippe de Villiers de l'Isle-Adam. Il manoscritto originale è sparito. Ci sono varie edizioni a stampa, le più antiche del 1536 e del 1556. Il più attendibile manoscritto esistente, anche se non di mano del Pigafetta, è quello della Biblioteca Ambrosiana di Milano che ha avuto due edizioni: una di Carlo Amoretti che però l' ha pesantemente rimaneggiata e una molto più fedele del 1894 di Andrea Da Mosto.
È andata perduta anche la tomba di Antonio Pigafetta e perfino la sua data di morte è incerta: secondo alcuni è morto nel 1527 a Monterosi per un'epidemia, secondo studi più recenti nel 1531 al largo di Modone, combattendo come cavaliere di Rodi contro i turchi. Gli sopravvivrà il suo diario di bordo, divenuta opera fondamentale per tutti i navigatori che lo seguirono. Ancora una volta è un suddito della Repubblica di Venezia, un vicentino, a tracciare vie nuove per i posteri.
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