"Azzurri d'Europa", ricordi e racconti di due giornalisti vicentini al seguito della Nazionale

Mercoledì 16 Giugno 2021 di Edoardo Pittalis
I due autori del libro

VICENZA - Con gli Europei di calcio giocati, ecco gli Europei in libreria: al campionato continentale che l'Italia nella sua storia ha vinto una sola volta, nel 1968, due giornalisti con un passato al Gazzettino - Gianni Grazioli e Stefano Ferrio - hanno dedicato un bel libro che racconta l'avventura dal 1960 ad oggi: Azzurri d'Europa (Minerva editore, 340 pagine, 25 euro).
Il piatto forte è ovviamente quel giorno di giugno del '68, quando all'Olimpico la squadra guidata da Ferruccio Valcareggi piegò nel bis la Jugoslavia. Allora non c'erano i rigori e nemmeno quella brutta invenzione del golden-gol che nel 2000 ha privato l'Italia di un titolo meritatissimo. Allora dopo i tempi supplementari si ripeteva la partita.
L'Italia prima aveva dovuto liberarsi della favoritissima Urss grazie alla tenacia e molto alla fortuna: dopo pochi minuti un infortunio aveva relegato Rivera all'ala, non c'erano sostituzioni, si giocava con lo zoppo riferivano le cronache del tempo; Zoff esordiente in azzurro a 26 anni fece il resto parando tutto. Non fu una bella partita, gli esteti del calcio storsero il naso. Ma a me è piaciuta. Disordinata ma bella, scrisse il giovane inviato del Gazzettino Giorgio Lago che non trascurava il fatto che appena due anni prima gli azzurri erano scappati dai mondiali inglesi al grido di Corea, Corea!. I due autori spesso riprendono le parole di Lago. Per decidere l'avversario della Jugoslavia in finale, fu necessario lanciare in aria una monetina. Il rito avvenne nello spogliatoio dell'arbitro, a Napoli, l'urlo di Facchetti fece capire ai compagni rimasti fuori che il destino aveva scelto l'Italia, forse aiutato da San Gennaro. La moneta usata dall'arbitro tedesco dell'Ovest era di 5 franchi svizzeri. Facchetti aveva scelto testa. La moneta fu donata dall'arbitro al presidente della Federazione, Artemio Franchi. La foto è nel libro.

GIGI RIVA
La notte del 10 giugno all'Olimpico prima Riva poi Anastasi stesero la Jugoslavia e l'Italia fu campione d'Europa. Ma era una buona occasione per fare festa perché come scrive Gabriele Gravina, presidente della Figc: «Ogni volta che l'Italia scende in campo si riaccende la magia, iniziamo a sperare e a esultare, ma soprattutto ci si ritrova uniti». E Bruno Pizzul nella prefazione confessa che quei frammenti di vita vissuta gli hanno fatto rivivere i lunghi anni di peregrinazioni europee da telecronista. Il racconto dei due autori è puntuale, c'è l'Italia che più volte nemmeno si qualifica e l'Italia che sfiora per due volte il titolo: Zoff che si dimette per le critiche ingrate di un politico non proprio imparziale e un ragazzone padovano che para tutta, rigori compresi. Era Francesco Toldo.
 

Ultimo aggiornamento: 18:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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