Lavoro rifiutato dai giovani, sfruttamento, contratti a termine, stipendi, la difficoltà degli over 50, sono i temi che ilgazzettino.it sta mettendo in campo con la sua community di lettori, grazie alle lettere arrivate a redazioneweb@gazzettino.it. E oggi vogliamo pubblicare la testimonianza di un papà che racconta la tortuosa strada intrapresa dalla figlia.
Lavoro in Veneto, la carica degli stagionali: a caccia di 30mila dipendenti per l'estate
Mia figlia oggi lavora come operaia nella zona di Bassano. Ha 33 anni e ha una Laurea dell'Università di Vicenza "Sicurezza alimentare". In passato ha lavorato nelle aziende con buste paga che andavano da 500 a 600 euro al mese, e non solo in piccole realtà ma è successo anche in una multinazionale. E aggiugo, questi contratti non andavano mai oltre i sei mesi, tranne che in un'occasione, ossia quando la mia ragazza è rimasta incinta e ha usufruito della maternità, in quel caso il datore di lavoro è stato costretto a prolungare il contratto di lavoro.
I curricula inviati sono stati tantissimi, prima dell'ultimo lavoro come operaia aveva tentato di essere assunta come responsabile della qualità. Una chimera. E vi spiego perché: mia figlia ha lavorato solo 2 giorni in ufficio, dopodiché è stata spostata. Era accaduto che si fosse licenziato un giovane nella produzione, e così questa donna, assunta per un ruolo, è stata rimossa dall'ufficio e inviata nel reparto produttivo come operaia. Ebbene, ora arriva il bello, alla richiesta di capire come mai fosse stata assunta per una mansione e poi spostata obtorto collo, la risposta serafica è stata: «Abbiamo bisogno di personale in produzione». E fine della discussione.
Cordiali saluti,
Giovanni