La plastica soffoca il mare, ma c'è una diga galleggiante che la blocca e la raccoglie già nei fiumi

Mercoledì 11 Novembre 2020 di Vittorio Pierobon
La plastica soffoca il mare, ma c'è una diga galleggiante che la blocca e la raccoglie già nei fiumi

L'uovo di Colombo, per impedire che la plastica soffochi i mari, lo hanno scoperto tra Bassano e Cassola, nel Vicentino. Più che di un uovo si tratta di una diga galleggiante. «Con il nostro brevetto tutto ciò che viene trasportato dalla corrente nei fiumi viene bloccato prima di inquinare il mare», spiega Vanni Covolo, 51 anni, da 35 impegnato a produrre oggetti in plastica.

Ora, passa al fronte opposto e dichiara guerra alla plastica che ci sta sommergendo: «La produzione è in costante aumento. Pensi che nel 1964 era di 15 milioni di tonnellate, oggi siano a 310 milioni e con questo trend nel 2050 saremo a 34 miliardi. Dobbiamo fermarla. Ma il problema non è la produzione, quanto il cattivo uso che se ne fa».


I PROTAGONISTI

Covolo è il padre adottivo del brevetto che si chiama River Cleaning. Il padre naturale è un genietto che vive a Bassano del Grappa. Si chiama Andrea Citton e assieme al fratello Alex ha ideato e realizzato con una stampante 3D, un sistema di ruote dentate, che distese in diagonale sul letto di un fiume, forma una barriera capace di intercettare tutto ciò che porta la corrente e indirizzarlo dentro un grande raccoglitore. Un'idea green che ha raccolto premi e incoraggiamenti con un appendice di successo, nelle scorse settimane in televisione, su LaF (Sky 135). Ma che ovviamente necessitava di finanziamenti per essere sviluppata e perfezionata. E qui entra in gioco Vanni Covolo, titolare della Mold di Cassola, azienda che realizza stampi in plastica di altissima qualità. I suoi committenti si chiamano Porsche, Lamborghini, Mercedes, Ferrari e altri grandi marchi. In ambito arredamento, per esempio, Kartell (è suo lo stampo del famoso tris di tavolini, dell'azienda leader nel design in policarbonato). Covolo riceve il disegno, l'idea del creativo, e lui la trasforma in un modello compatibile con il mercato.


IL PIANO

«Un giorno Philippe Starck mi ha dato appuntamento in un autogrill in autostrada e mi ha consegnato uno schizzo davvero incomprensibile. Da lì è nato uno dei suoi pezzi più famosi. I grandi creativi ci mettono l'idea, ma poi sono io che devo trasformarla in qualcosa di concreto». Per le case automobilistiche produceva soprattutto gli stampi per spoiler, paraurti e componentistica per interni. Produceva, perché da un anno ha mollato tutto, ora Covolo vede e pensa solo a River Cleaning. «Quando ho detto al mio commercialista che rinunciavo a realizzare stampi per ripartire con un altro progetto, mi ha chiesto se era impazzito - racconta Vanni - Fino al 2019 con la Mold srl avevo un utile di mezzo milione all'anno. Quest'anno siamo quasi a zero. E non è colpa del lockdown». 


L'UNIONE FA LA FORZA

Torniamo a River Cleaning e ai fratelli Citton. Dopo i primi entusiasmi per la scoperta, Andrea ed Alex si erano resi conto di aver per le mani qualcosa di più grande delle loro possibilità, ed hanno proposto a Vanni di aiutarli. Una società: loro mettevano il brevetto e Covolo il denaro. «Per un po' ha funzionato ed abbiamo fatto grandi progressi - racconta l'imprenditore - ma mi sono reso conto che servivano investimenti sempre maggiori e i due fratelli non se la sentivano di seguirmi su questa strada. Hanno scelto di vendermi il brevetto, però Andrea continua a collaborare con me. Il progetto è figlio suo ed è giusto che ne segua la crescita». In un anno circa di strada ne è stata fatta molta. «Finora ho investito quasi un milione di euro - racconta Covolo - però sono certo che funzionerà. Ho inviato il progetto alla presidente Ursula von der Leyen e dopo due ore avevo già ricevuto la risposta con i complimenti per la bellissima idea. L'ufficio della presidente della Commissione europea mi ha indicato il percorso da seguire per ottenere un finanziamento e mi ha dato i contatti italiani. In particolare mi appoggio a Veneto Innovazione».


LA PROVA

Chiedere a Vanni di farsi spiegare il progetto River Cleaning significa aprire le dighe ad un fiume in piena. È carico di entusiasmo. Sicuro della bontà dell'idea. Ormai lavora, assieme ai suoi collaboratori, giorno e notte solo su quel progetto. L'idea dei due fratelli Citton è stata sviluppata, diventando un progettone, pronto ad essere applicato a qualsiasi fiume. Uno dei prossimi obiettivi è provarlo sul Gange. I devices, i dispositivi, che compongono il prototipo della diga sono appoggiati sul pavimento di un magazzino, nella sede della Mold. Sembrano pezzi del Lego, leggeri, perché all'interno contengono polistirolo. Il funzionamento in apparenza è semplice: vanno ancorati sul fondo individualmente e galleggiano, uno a fianco dell'altro formando una barriera mobile. Quando un oggetto plastico, ma anche legno o altro materiale, trasportato dalla corrente, arriva contro la barriera, viene spinto verso la riva. La c'è un contenitore che raccoglie tutto. Un sistema che funziona in automatico con un controllo da remoto grazie a sensori, gps e tecnologia altamente sofisticata. 


IL RICICLO«L'impatto ambientale è quasi zero, perché è tutto rimovibile - chiarisce l'imprenditore - ovviamente non inquina, ma elimina gli inquinanti che sono in acqua e non crea danni all'ambente. C'è anche un sistema di onde elettromagnetiche, posto vicino al nastro trasportatore che convoglia i rifiuti in un contenitore, per allontanare i pesci piccoli che potrebbero essere risucchiati. E naturalmente tutta la plastica recuperata si potrà riciclare. Stesso discorso per il legno che abbonda nei fiumi». La vera genialità del progetto, sta nel fatto che si tratta di una barriera che non impedisce il passaggio dei natanti. Qualunque imbarcazione, da un kayak ad una nave da crociera, può passare attraverso i devices che compongono la barriera: si spostano alla pressione dell'imbarcazione, poi, grazie all'ancoraggio tornano al loro posto. E se per caso un pezzo dovesse staccarsi e finire alla deriva, niente paura: il sistema Gps permette di rintracciarli anche in mezzo al mare e ripescarli con un drone. Tutto apparentemente semplice, ma altamente tecnologico.


ALTA TECNOLOGIA

«Credo che abbiamo fatto il massimo - sorride Vanni - e senza presunzione non c'è qualcosa di simile al mondo. Abbiamo studiato tutti i grandi fiumi, siamo in grado di operare ovunque. Ora dobbiamo trovare un acquirente. Noi non siamo in grado di gestire un simile progetto. È troppo grande per i nostri mezzi. Serve una Fondazione, una multinazionale o qualche compagnia internazionale. Questo giocattolo, non vorrei sembrare presuntuoso, in pochi anni può bloccare l'inquinamento dei mari dalla plastica. E presto tutti i Paesi dovranno dotarsi di strumenti simili. Ma il brevetto mondiale l'ho depositato io». A sentire Vanni Covolo, che nella vita ha sempre dimostrato di avere il senso degli affari, River Cleaning, oltre che essere l'ideale per arginare l'invasione della plastica, è anche una macchina da soldi per chi lo commercializzerà. I numeri che snocciola danno un senso di vertigine: «Una singola barriera da posizionare su un fiume costerà, chiavi in mano, 3 milioni. Per lanciare il progetto serviranno circa 20 milioni idi euro. Un affare per chi deciderà di investire». Covolo è sicuro della bontà del progetto River Cleaning. Ed ancor più certo che troverà acquirenti. Lui aspetta in riva al fiume. 

(vittorio.pierobon@libero.it) 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci