Evasione fiscale, sequestro di beni da 420mila euro. L'imprenditore intestava le case ai figli minorenni

Domenica 1 Agosto 2021
Evasione fiscale, sequestro di beni da 420mila euro. L'imprenditore intestava le case ai figli minorenni
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VICENZA - Evasione fiscale con sequestro preventivo per equivalente di beni fino a concorrenza di oltre 420.000 euro nei confronti di cinque società, con sede legale nel Vicentino, e di otto persone fisiche, titolari di diritto o di fatto delle stesse. Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle della Tenenza di Schio, hanno tratto origine, nel 2019, dall’avvio di un controllo fiscale nei confronti di una società di capitali (S.r.l.) con sede legale ed operativa a Marano Vicentino (Vi), attiva nel settore delle lavorazioni edili, evasore totale ai fini imposte dirette per tutti i periodi d’imposta dal 2015 e formalmente rappresentata da un soggetto irreperibile di nazionalità tunisina. L’attività di polizia economico-finanziaria scaturita aveva permesso di ricostruire un preciso modus operandi fraudolento: l’impresa, oltre ad emettere fatture per operazioni inesistenti per circa 900.000 euro, assoggettate all’inversione contabile (in quanto presunti subappalti nel settore edile), aveva a sua volta sistematicamente utilizzato documenti fittizi con I.V.A. esposta (circa 400.000 € più I.V.A.

per 90.000 €), conseguendo pertanto un notevole credito I.V.A. per tutti gli anni d’imposta dal 2015 al 2018. Dall’esame dei conti correnti, non era stato rilevato alcun pagamento relativo a tali presunte operazioni commerciali attive e passive, dichiaratamente avvenute in contanti anche per decine di migliaia di euro, dunque ben al di sopra della soglia di circolazione del denaro contante (art. 49 del D.Lgs. 231/2007), a seconda dei periodi fissata a 999,99 ovvero a 2.999,99 euro. L’ingente credito I.V.A. conseguito era stato, infine, regolarmente utilizzato per compensare le ritenute I.R.Pe.F., nonché i contributi I.N.P.S. e I.N.A.I.L. relativi a numerose posizioni lavorative inquadrate nell’impresa edile, al fine di evitare l’accumulo di debiti previdenziali e assistenziali.

L’intero meccanismo si è retto, dunque, sull’emissione di documenti commerciali soggetti a “reverse charge”, in assenza, tuttavia, dei presupposti normativamente previsti: difatti, in nessun caso è stato debitamente esibito un contratto di sub-appalto edile, ed alcuni clienti erano persino operanti in settori economici avulsi da quello delle costruzioni, come il commercio ittico all’ingrosso.In altre parole, la frode fiscale commessa dall’indagato è stata strumentale a “sterilizzare” l’assunzione di manovali edili ed impiegati amministrativi al soldo della società.

Complessivamente, sono state iscritte nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Vicenza 12 persone fisiche, coinvolte a vario titolo, per dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di F.O.I., dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici, emissione di fatture per operazioni inesistenti e occultamento o distruzione di scritture contabili. Il G.I.P. presso il Tribunale di Vicenza, accogliendo la richiesta della locale Procura ed aderendo alla ricostruzione delle Fiamme Gialle scledensi, ha emesso un decreto di sequestro preventivo per equivalente nei confronti delle cinque imprese vicentine (la società cartiera e le quattro utilizzatrici), nonché di otto persone fisiche (titolari di diritto o di fatto dei soggetti giuridici), fino a concorrenza di 421.005,92 euro, profitto illecito corrispondente alla sommatoria dell’I.V.A. indebitamente detratta dai beneficiari della frode, nonché del guadagno personale del principale indagato, imprenditore edile residente a Caltrano ma operante a Marano Vicentino, come prezzo dell’attività illecita.

I beni sequestrati

Sono 12 immobili (9 fabbricati insistenti nei comuni di Chiuppano, Caltrano e Monte di Malo, 1 fabbricato e 2 terreni ubicati in Canosa di Puglia), 4 partecipazioni in società di capitali, 8 autovetture, 1 motoveicolo e 11 conti correnti.

Imprenditore indagato, beni intestati ai figli minorenni

Il principale indagato, imprenditore edile residente a Marano Vicentino, amministratore di fatto della società di comodo (nonché cognato del soggetto prestanome), al fine di proteggere il compendio immobiliare da aggressioni di natura patrimoniale, aveva intestato tutti i fabbricati siti in provincia a cinque figli minori (anche poco dopo la loro nascita) e alla coniuge; tuttavia, gli investigatori hanno ricostruito in maniera compiuta la disponibilità economica, nonché la totale riconducibilità, degli stessi immobili al dominus. Lo stesso dicasi per due delle quattro partecipazioni societarie sottoposte a sequestro, formalmente intestate al cognato (di nazionalità tunisina), irreperibile ed avulso dalla gestione dell’impresa immobiliare.

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