Vicenza scuote la Lega, preferenze dimezzate: persi 4mila voti in 5 anni

Mercoledì 17 Maggio 2023 di Alda Vanzan
Francesco Rucco

VICENZA - Un tracollo. Se nel resto del Veneto la Lega ha rialzato la testa dopo la batosta delle Politiche di settembre quand'era stata bissata da Fratelli d'Italia, alle Comunali di Vicenza ha subìto invece un tonfo, fermandosi al 6,43%. E facendo "vittime" illustri. Uno su tutti Roberto Ciambetti, il presidente del consiglio regionale e consigliere comunale uscente che, con appena 85 preferenze, quinto in classifica, non tornerà a palazzo Trissino.

Dunque, che cosa ha sbagliato il Carroccio nel capoluogo berico, dove peraltro non sono mancate le visite del segretario ministro Matteo Salvini per sostenere il candidato sindaco Francesco Rucco?


IL SINDACO
Il giorno dopo lo spoglio e l'amarezza per essere costretti al ballottaggio e dover inseguire il giovane dem Giacomo Possamai, nel centrodestra berico e veneto è tempo di analisi. Con due considerazioni: la prima è che Rucco, pur essendo arrivato secondo, non è poi così debole, visto che la sua lista civica ha di fatto confermato i risultati di cinque anni fa: nel 2018 la lista #RuccoSindaco aveva preso 10.707 voti pari al 24,54 per cento; domenica e lunedì RuccoSindaco (senza più hashtag ma con una grande erre rossa) ha preso 10.648 voti, 24,03 per cento. Un po' in calo, ma non un calo drammatico. A mancargli, semmai, sono stati i voti dei partiti. Alcune liste civiche Rucco le ha proprio perse: quelle dei suoi due ex assessori, Claudio Cicero e Lucio Zoppello, che si sono candidati "contro", rimediando 1.217 voti il primo e 1.181 il secondo (per inciso: la differenza con Possamai è di 1.029 voti), per non dire dell'ex vicesindaco ed ex coordinatore provinciale di Forza Italia Matteo Tosetto che è andato in coalizione con il centrosinistra, prendendo addirittura più voti degli azzurri che stavano con il sindaco uscente (1.530 a 1.510). E i partiti? I partiti non gli hanno dato gli stessi consensi di cinque anni fa, i voti probabilmente sono passati da un simbolo all'altro, ma il totale è stato più basso. Nel 2018 l'apporto di Lega (6.930 voti, 15,88%), Forza Italia (2.301, 5,27%) e Fratelli d'Italia (730, 1,67%) era stato di 9.961 voti. Stavolta i tre partiti hanno sostenuto Rucco con 8.799 schede. Una differenza, 1.162 voti, che sarebbe stata utilissima perché il sindaco in carica non venisse sorpassato da Possamai. Sarebbe stato comunque ballottaggio, ma con un altro approccio.


VOTO DISGIUNTO
Nel Carroccio resta comunque la domanda: perché questo crollo? Se in cinque anni a Vicenza FdI è quasi decuplicata passando dall'1,67% al 10%, che è comunque la metà rispetto al 20% delle Politiche dello scorso settembre, la Lega ha perso la doppia cifra. Perfino alle Regionali del 2020, quando il governatore Luca Zaia con la sua lista imperversava (40%), il Carroccio era cresciuto passando dal 15,88% del 2018 al 16,57. Ora è sotto il 7. Non regge neanche la tesi che circola in città del voto disgiunto: se leghisti (e Fratelli) avessero votato Possamai anziché Rucco dando il voto di preferenza a un candidato consigliere del proprio partito, i voti di lista sarebbero stati di più. Non è stato così.


SENZA SIMBOLO
E allora è vero che a Rucco sono mancati i partiti, in primis la Lega? Forse ha ragione chi dice che il bacino elettorale in città è più o meno sempre lo stesso, tant'è che anche alle Politiche le candidate di coalizione Mara Bizzotto (Lega) e Maria Cristina Caretta (FdI) hanno avuto praticamente lo stesso risultato (23.977 e 23.776). Stavolta, però, nel voto di lista il calo di consensi è stato vistoso. Anche quando i candidati sono risultati vincenti. E con qualche paradosso. È il caso del giovane Jacopo Maltauro, consigliere comunale uscente con delega alle politiche giovanili, primo degli eletti nelle file della Lega che però non ha quasi mai usato il simbolo del Carroccio per pubblicizzare le proprie iniziative elettorali. Ciò nonostante (o grazie a questo?) ha preso 371 preferenze personali, entrando nella top ten dei consiglieri più votati di tutte le liste.
Tra chi cerca di minimizzare («È così in tutte le grandi città») e chi spera che il partito imponga un momento di riflessione, il dato generalizzato è che i leghisti questo tonfo non se l'aspettavano. Anzi, i più erano convinti che Rucco ce l'avrebbe fatta al primo turno. «La Lega cresce in tutta Italia», è stato il tweet di Matteo Salvini. Non all'ombra del Palladio.

Ultimo aggiornamento: 08:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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